La
madre – Grazia Deledda – CreateSpace
Independent Publishing Platform – Pagg. 98
– ISBN 978-1477669969
– Euro 4,17
Mi
è capitato tra le mani mentre riordinavo i miei libri; stava
aspettando da tanto di essere letto. Così ho iniziato a
leggere con vivo interesse e non sono rimasta delusa. Beh, del resto,
dall’unica donna italiana che ha ricevuto il premio Nobel per
la letteratura non poteva essere diversamente!
E
fin dalle prime righe mi rendo conto che il tema è quanto mai
attuale: …<<Ma perché i preti non possono
sposarsi? Perché, Signore, Paulo non poteva amare una donna?
Tutti possono amare, anche i servi e i mandriani, anche i ciechi e
condannati al carcere; perché il suo Paulo, la sua creatura,
lui solo non poteva amare?>>…
Il
periodo in cui è ambientata la narrazione è quello di
inizio del secolo scorso. La nostra madre protagonista è una
persona di umili origini che, come tutte le madri, ha desiderato che
il suo unico figlio avesse il meglio dalla vita e la scelta del
sacerdozio era sicuramente più che mai una scelta di
prestigio, tranquillità economica, onore e rispettabilità.
E così il suo Paulo ora è il prete della parrocchia nel
suo piccolo paese natale.
Ma…
è un prete giovane che le circostanze della vita portano a
trovarsi, suo malgrado, impigliato in una lotta interiore tra
un’attrazione sentimentale e fisica verso una donna e le
promesse fatte nell’ora della consacrazione alla vita
sacerdotale che, come si sa, prevedono anche la castità.
La
narrazione procede con un pathos in crescendo che avvince il lettore.
L’analisi psicologica ed emotiva dei personaggi è quanto
mai profonda e coinvolgente. La fede della madre e così quella
dei parrocchiani di un piccolo paese della Sardegna (poteva valere
comunque per qualsiasi altro paese della nostra penisola) è
una fede molto legata all’osservanza formale della religione
(la Messa, la confessione, la comunione, i sacramenti) nella quale
cercano speranza e ristoro alle asperità delle loro umili e
faticose esistenze.
La
madre sa lo scandalo che potrebbe dare ai parrocchiani la
divulgazione della notizia di una relazione amorosa del figlio e
vuole evitarlo con tutta se stessa. Le sembra di intuire, comunque,
con la sua umile intelligenza, che c’è qualcosa di
“sbagliato” in questa imposizione voluta dalla chiesa
verso i suoi sacerdoti, ma scaccia subito questo pensiero,
l’importante è accettare la regola, non disubbidire, non
dare scandalo.
Questo
racconto della Deledda, dunque, è una lettura sicuramente
consigliabile, sia per l’attualità dell’argomento
(mi sembra sia in discussione nell’ambito dei vertici della
chiesa) e sia per lo stile scorrevole ed avvincente. Bellissimi i
paragoni fra gli elementi della natura e la vita interiore dei
personaggi nonché la descrizione dei piccoli gesti che
riflettono ciò che si muove nel più profondo
dell’anima. Un libro che induce alla riflessione e alla
discussione da tanti punti di vista.
Il
messaggio implicito mi sembra chiaro ed ampiamente condivisibile: due
persone che si amano devono avere il diritto di vivere il loro amore
in ogni suo aspetto. Ognuno deve avere la libertà di scegliere
quello che sente possa renderlo felice.
Personalmente
penso che la castità possa essere benissimo una scelta
personale, ma non debba essere imposta. Mi auguro che la chiesa
cattolica inizi il percorso di lasciare libertà di scelta
riguardo a questo attuale obbligo (del resto disatteso senza remore
nei secoli da potenti papi), si eviteranno così inutili
scandali, dannosi per i sacerdoti stessi e per i fedeli.
Giovanna
Giordani
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