La
generosità della sirena – Denis Johnson –
Einaudi – Pagg. 168 – ISBN 9788806242039
- Euro 18,00
Elvis
e altri deliri
Pubblicato
negli Stati Uniti nel 2018, l’ultimo libro di Denis Johnson
(1949-2017), “La generosità della sirena”, è
ora in libreria anche in Italia, sempre edito da Einaudi, dopo quasi
un anno dall’uscita del precedente “Jesus’ son”.
Pure stavolta si tratta di una raccolta di racconti, per la cui
scrittura l’autore viene considerato un maestro e ampiamente
acclamato dalle voci letterarie contemporanee più importanti
d’America.
Le
cinque short stories che compongono l’opera, dal titolo
indubbiamente accattivante, sono state completate solo poco tempo
prima della scomparsa di Johnson, il quale, per triste ironia della
sorte, così profetizzava in chiusura del quarto racconto,
dando voce (e inchiostro) a uno dei suoi protagonisti: “[…]
Il mondo continua a girare. Per voi è ovvio che, mentre scrivo
queste parole, non sono morto. Ma forse lo sarò quando le
leggerete.”
In
effetti, l’idea della morte aleggia in modo particolare sulle
vicende narrate in queste pagine, diventando spesso una presenza fin
troppo concreta. Come quelli di “Jesus’ son”, anche
i personaggi della nuova raccolta sono persone inquiete alle prese
con solitudine, spesso emarginazione, ossessioni e deliri di ogni
tipo; tutti, comprese le singole cinque voci narranti, al disperato
inseguimento, forse neanche troppo cosciente, di un senso
dell’esistenza, oltre che fragile e precario, sempre difficile
d’afferrare, sullo sfondo non improbabile di prigioni,
ospedali, ranch abbandonati e comunità di recupero per
alcolisti.
Una
lettura nel complesso scorrevole, non priva di uno stile narrativo
interessante, ma, per quanto mi riguarda, non abbastanza
appassionante. È il secondo libro di Denis Johnson che leggo
in meno di un anno: se nel già citato “Jesus’ son”
ero rimasta colpita da indiscussi sprazzi di originalità, a
tratti addirittura intrisi di poesia che affiorava tra le
sconcertanti periferie dell’anima, tanto da lasciare ben
volentieri aperta la possibilità di riservare una seconda
lettura allo scrittore statunitense in questione, ora, invece, non ho
riscontrato quella “scrittura ancor più compiuta e
potente” di cui si parla nei risvolti di copertina. In verità,
le trame di questi racconti si trascinano con un ritmo lento che
finisce per annoiare; persino quella incentrata sulle teorie
complottistiche relative alla morte di Elvis Presley, in
“Doppelgänger, poltergeist”, non offre infine guizzi
notevoli di vivacità. In generale, soltanto ossessioni e
deliri che, a mio parere, non lasciano segno nella memoria di un
lettore. Evidentemente, quella di Johnson – almeno qui tale si
è rivelata – è scrittura per me troppo sfuggente,
troppo lontana, troppo… “american”. Non a caso,
Don De Lillo, a proposito del collega, ha definito la sua opera
“inconfondibilmente americana”. Dunque, continuo a
preferire “Jesus son” e il mio voto complessivo in questo
caso non va oltre le tre stelle di media, davvero un peccato!
Laura
Vargiu
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