Manuale
dell’imperfetto viaggiatore – Beppe
Severgnini - BUR – Pagg. 246 – ISBN 9788817127424
– Euro 9,50
“Sì,
viaggiare”
Seppure
superato sotto diversi aspetti, questo “Manuale dell'imperfetto
viaggiatore”, scritto dalla penna arguta del noto giornalista
Beppe Severgnini, offre ancora una lettura discreta.
Il
libro risale ormai a quasi venti anni fa e, pertanto, tutto ciò
che è subentrato successivamente, per ovvi motivi, tra queste
pagine non trova posto: in primis, la moneta unica all'interno
dell'Unione Europea al posto delle singole valute nazionali e i
cellulari di ultima generazione che hanno soppiantato i vecchi
telefonini, il cui uso già tra la fine degli anni Novanta e il
Duemila ci contraddistingueva a livello internazionale (in peggio,
naturalmente). Così, con una attenzione rivolta più ai
viaggiatori che al viaggio in sé, la scrittura dell'autore si
presenta molto scorrevole, intrisa di fine e garbata ironia, forse
troppo incline però a tracciare classificazioni nelle quali si
stenta a riconoscersi o non ci si ritrova per niente.
“Il
viaggio è una questione secondaria: a me interessano i
viaggiatori. Non sono né un antropologo, né un
accompagnatore turistico. Sono soltanto un osservatore che, nel corso
degli anni, si è convinto di questo: viaggiando, abbassiamo le
difese e ci mostriamo per quello che siamo. Il viaggio diventa una
lente d'ingrandimento. Ciò che si scopre puntando quella lente
su noi italiani non è del tutto rassicurante. Affascinante,
sempre.”
Già,
sono infatti gli italiani i viaggiatori studiati da Severgnini che,
lui stesso buon viaggiatore, non sembra tralasciare l'esame di alcun
luogo battuto in genere da chi si trascina dietro una valigia:
aeroporti, hotel, pensioni, ristoranti, campeggi, crociere, musei;
per non parlare delle situazioni d'obbligo (vigilia del viaggio, con
il penoso rito della preparazione dei bagagli, e ritorno a casa) o,
addirittura, di suoni e odori del viaggio (“Il viaggio
olfattivo, tra tutti, è il più appagante e coraggioso:
occorre riconoscere gli odori del mondo, che non sempre sono
profumi.”). Da turisti siamo a poco a poco diventati
viaggiatori, sia pure imperfetti; e con questa nostra italica
imperfezione ce ne andiamo in giro per il mondo, e non sempre a far
sfoggio delle nostre migliori virtù; su questo, sono d'accordo
con la tesi dell'autore: ricorderò sempre quella volta in cui
nel ristorante di un albergo di una città nel nord della
Giordania, allora non traboccante di turisti, un italiano facente
parte di un gruppetto di connazionali, approdati lassù per
chissà quale oscura via e di certo convinti che nessuno li
capisse, sbraitò a gran voce durante la colazione che non vi
fosse “un c****” (sic!) da mangiare (non c'erano gli
spaghetti né il caffè all'italiana, ma posso
testimoniare che non si moriva di fame, anzi il buffet offriva una
scelta piuttosto ampia!); naturalmente, l'amor patrio non mi colse e
continuai a mimetizzarmi tra gli arabi del posto che davano inizio
alla giornata a suon di hummus e pane libanese.
Non
so... Forse, dopo aver apprezzato Severgnini in altri contesti, mi
aspettavo qualcosa di più da questo saggio, ecco perché
non riesco ad assegnargli più di tre stelle, anche perché,
come detto, alcune cose risultano un po' datate. Resta, comunque, una
lettura che induce a riflettere e regala qualche sorriso.
Laura
Vargiu
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