Lo
straniero – Albert Camus – Bompiani –
Pagg. 157 – ISBN 9788845277634
- Euro 12,00
La
tendre indifférence du monde
“Aujourd’hui,
maman est morte. Ou peut-être hier, je ne sais pas. J’ai
reçu un télégramme de l’asile : «
Mère décédée. Enterrement demain.
Sentiments distingués. » Cela ne veut rien dire. C’était
peut-être hier.”
Uno
degli incipit più celebri della letteratura del Novecento,
questo con il quale prende avvio “L'étranger” del
Premio Nobel Albert Camus. Pubblicato nel 1942, il romanzo è
interamente ambientato in Algeria, terra natale dell'autore, la cui
penna, non a caso, offre un ritratto semplice e perfetto della
società coloniale francese dell'epoca nell'Africa
mediterranea. Meursault, il protagonista, ne è parte,
trascinando una vita anonima, stanca, povera di sentimenti ed
emozioni; tutto ciò che sente è soltanto stanchezza,
noia, fastidio.
Nemmeno
la morte della madre, ricoverata in un ospizio, riesce a scalfire la
sua apatia; nemmeno l'omicidio di cui in seguito, sulla spiaggia, si
rende colpevole e che finisce per segnare fatalmente la sua
sorte.
Attraverso
una prosa semplice e scarna, a tratti minuziosa e dal ritmo piuttosto
lento, ma carica di vera potenza drammatica, Camus narra la vicenda
di un piccolo impiegato di Algeri, un uomo qualunque che, senza
ambizioni né passioni, sembra incarnare la più assurda
rassegnazione all'indifferenza del mondo e a un destino a cui è
sufficiente soltanto un istante di sole abbagliante per negare una
minima possibilità di salvezza. “[...] c'était à
cause du soleil”, si limita a giustificarsi maldestramente
Meursault durante il processo, dove ben presto apparirà sotto
accusa più per il fatto di aver seppellito l'anziana madre
senza versare una lacrima che per quello di aver ucciso un uomo “par
hasard”, per caso. Particolarmente intense risultano le pagine
in cui la voce narrante dello stesso protagonista si perde negli
infiniti rivoli dei propri pensieri, rischiarati spesso dalla luce
delle stelle che filtra nella solitudine della cella, mentre i
giorni, le settimane, i mesi scivolano impietosi verso un tragico,
inevitabile epilogo che solo per un attimo, in occasione
dell'incontro forzato con il prete, lo scuoterà dalla sua
cronica apatia.
“Ainsi,
avec les heures de sommeil, les souvenirs, la lecture de mon fait
divers et l'alternance de la lumière et de l'ombre, le temps a
passé. J'avais bien lu qu'on finissait par perdre la notion du
temps en prison. Mais cela n'avait pas beaucoup de sens pour moi. Je
n'avais pas compris à quel point les jours pouvaient être
à la fois longs et courts. Longs à vivre sans doute,
mais tellement distendus qu'ils finissaient par déborder les
uns sur les autres. Ils y perdaient leur nom.
Les
mots hier ou demain étaient les seuls qui gardaient un sens
pour moi.
Lorsqu'un
jour, le gardien m'a dit que j'étais là depuis cinq
mois, je l'ai cru, mais je ne l'ai pas compris. Pour moi, c'était
sans cesse le même jour qui déferlait dans ma cellule et
la même tâche que je poursuivais. […] Le jour
finissait et c'était l'heure dont je ne veux pas parler,
l'heure sans nom, où les bruits du soir montaient de tous les
étages de la prison dans un cortège de silence. […]
Non,
il n'y avait pas d'issue et personne ne peut imaginer ce que sont les
soirs dans les prisons.”
Un
grandissimo romanzo dal quale, nel 1967, il regista Luchino Visconti
trasse un film dall'omonimo titolo e molto fedele al testo, con un
impareggiabile Marcello Mastroianni nel ruolo di Meursault (
https://www.youtube.com/watch?v=OkjGt... ). Pur nella sua
drammaticità, una bellissima lettura che, a chi può,
consiglio in lingua originale: il francese di Camus si rivela fin da
subito molto scorrevole e per niente complicato, accessibile anche a
chi ne abbia una conoscenza meramente scolastica.
Laura
Vargiu
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