Il
Movimento del '77 a Bologna secondo il Conte
Gian
Ruggero Manzoni racconta le contraddizioni di una generazione
Sulla
scia del successo de «Il Risolutore», finché il
ferro è ancora caldo, Gian Ruggero Manzoni, battendo il tasto
sullo stesso argomento, uscito dalla penna di Pier Paolo Giannubilo
nel primo romanzo-intervista, scrive ora «Il
sacrificio dei pedoni», che leggiamo,
freschissimo di stampa (Castelvecchi editore, pp. 174, 18,50
euro), molto interessati alla svolta più intima, personale
e minuziosa, ricca di nuovi episodi, nelle descrizioni dei fatti e
soprattutto degli stati d'animo.Sostenitori da tempo, che l'abito
faccia il monaco, siamo subito attratti dalla brillante copertina che
sarebbe piaciuta a Picasso e facciamo un salto all'indietro, fino al
1977, mescolandoci, assieme all'autore con la variegata gioventù
alternativa di Bologna. E guardiamo, come fossimo a teatro, i
personaggi che aderiscono in massa al Movimento. All'Università
la contestazione si fa sempre più dura e il Dams è uno
dei nuclei clou, frequentato da personaggi divenuti poi mito della
controcultura giovanile come: Andrea Pazienza, Pier Vittorio
Tondelli, Freak Antoni, Francesca Alinovi, grande promessa della
critica d'arte - in seguito brutalmente trucidata -, tutti compagni
di strada di Gian Ruggero Manzoni, detto «Il Conte» che
conte lo è per davvero.Ritroviamo figure già incontrate
ne «Il Risolutore», come l'amico Maurone e altri amici di
lotta, in giro per l'Italia, già personaggi da romanzo, prima
ancora di sapere che lo sarebbero diventati. Le pagine si rincorrono
veloci, guidate dalla penna dell'autore che sfoggia un io
consapevolmente ipertrofico, descrivendoci situazioni estreme dove i
pugni e i coltelli s'incrociano, dove la droga di ogni tipo scorre a
fiumi, mentre l'amore non conosce limiti, espresso in linguaggio
volutamente esagerato.Un fatto è certo, che non vorremmo
figlie, nuore o sorelle così disinibite e Manzoni si diverte a
calcare la mano, pronto a scrivere: «Per me va bene qualsiasi
cosa, qualora si possa arrivare a un obiettivo concreto e questo coi
compagni del Movimento, ma se ciò non dovesse succedere, io
sono anche per unirmi ad altre forze che si stanno barricando, armi
in pugno, contro il sistema che ci hanno imposto dal 1945 in poi,
purché crolli. Da sempre è il mio primo obiettivo, e di
seguito si vedrà».Il Conte non è un animale da
branco, le teorie comuni cominciano ad andargli strette, come abiti
che non sono più della sua taglia. Il 10 marzo, con
l'inseparabile amico Mauro, armati, vengono bloccati da una Squadra
Speciale del ministero dell'Interno. Il Conte, dopo disavventure
minuziosamente descritte, anche con grande senso dell'umorismo, pur
nella tragicommedia, finirà agli arresti domiciliari.
L'epilogo lo possiamo ricavare, riprendendo in mano «Il
Risolutore» a suo tempo descritto dalla bella penna di
Giannubilo.
Grazia
Giordani
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