Francesco
Filia - “L’ora
stabilita” - Fara Editore,2019
Ho
letto con grande interesse la raccolta di Francesco Filia che reca il
titolo “L’ora stabilita” (Fara,2019) incontrando le
voci poetiche del secolo appena trascorso, “il Novecento, la
più forte è stata quella del Nobel Eugenio Montale, in
modo particolare i versi della raccolta “Ossi di seppia”.
L’incipit
della raccolta di Filia si apre con l’invito al lettore di
raccordare l’energia dell’anima alla fragilità del
corpo:”… quando correre non / sarà questo fuggire
ma restare / in sospensione /”(pag.15).
Il
verbo utilizzato nelle composizioni è quasi sempre al futuro;
compare la rima nelle prime composizioni:”(…)
inciampando in una colpa / di orme sperdute, arrancando / fin dove
una gamba ritorna / cancrena, dove / una lingua balbettando /
soffoca, strema.” (pag.18).
Metafore
e ossimori, verso breve lapidario che dà ai corpi poetici
l’essenza della costruzione omogenea e contigua il senso della
ricerca che il naufragio già scritto nella nascita di ogni
essere vivente, si compia senza eccessivi attriti.
Il
senso della ricerca continua nell’utilizzo delle parole
“vuoto”, “silenzio”, ”strade”,
“catrame”, passando per la nuda realtà della
sofferenza:” Un richiamo/ muto / di stelle / ed erba falciata /
arriva fin dove / una mano sfiora / il suo incubo /di accenti / e
flebo strappate. / di quest’ultima / vena / non trovata.”
(pag.29).
Assume
la ricerca il confronto con la bella poesia a pag.54 dove la lezione
dell’Ermetismo rende appieno l’assimilazione che il
Nostro ha saputo realizzare e filtrare nei suoi versi: “ Non ci
sarà assoluzione / per le nostre gole affogate / da
quest’immenso di cieli / e pietre levigate,/ ma solo
l’inevitabile: / essere, qui, ora / quel che già
siamo.”(pag.54).
In
questi versi la riproposta al mistero del suo e nostro divenire
consolidando la ferma convinzione che la Poesia è chiamata a
reiterare nei secoli la singola forza di un uomo rendendola fiamma
dell’Universo conosciuto: “(…) Codesto solo oggi
possiamo dirti, / ciò che non siamo / ciò che non
vogliamo.” (Eugenio Montale:Non chiederci la parola.).
Oculata
e indiscutibile è stata la scelta della Giuria del Concorso
“Faraexcelsior 2019” che ha voluto assegnare a questa
stupenda raccolta il primo premio consistente nella pubblicazione
gratuita dell’opera presentata.
Risponde
esattamente alle coordinate poetiche volute dall’autore la nota
critica curata dal giurato Riccardo Deiana:” (…) La
lezione, forse. è questa: è fondamentale certo sostare
e lasciarsi e lasciarsi perfino imprimere dagli istanti cruciali, e
patteggiare e specchiarsi in essi misurando puramente la nostra
evanescenza,la possibilità di non avere “un conforto di
un inizio” ma, di rovescio, l’istante, quell’ora in
cui “caso e destino” s’incontrano in un “dettaglio
fuori posto”, che pare tramarsi intimamente tra i versi di
questa raccolta, non è tutto.(…)” Un ultimo, /
forse, invisibile / riannodarsi”, non solo è sperato,
ma è anche possibile.”(pag.).
Vincenzo
D’Alessio
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