Ecco
perché sono Asperger – Paolo Cornaglia
Ferraris – Erickson – Pagg. 148 – ISBN
9788859020110
- Euro 14,00
Mi
muovo in modo goffo, dicono, e ho qualche rituale da rispettare; le
chiamano stereotipie e sono movimenti sempre uguali che mi
tranquillizzano; odio variazioni e improvvisazioni di qualunque tipo
sui programmi previsti. Rispettare la routine senza sorprese mi rende
calmo e felice. I miei sensi sono molto acuti: le orecchie
percepiscono anche il minimo rumore, ascolto poco la radio (troppo
rumorosa) e metto la TV al minimo volume. La mia vista è
altrettanto fine: colgo particolari e dettagli che altri non vedono.
Le mie emozioni sono violente: se qualcosa mi turba, come un cambio
di programma, vado in tilt. Sono un Aspy e sto bene come sono, anche
se ho pochi amici, quelli capaci di rispettarmi. Io «sento»
se la gente è buona d’animo, cosi come avverto
l’ostilità: ho una specie di sesto senso.
Preparatevi
dunque a leggere cosa significhi essere nato diverso nel cervello,
accogliendo tale differenza come illuminante, non come un problema
psichiatrico o sociale.
Nello
strano caso del cane ucciso a mezzanotte, il quindicenne Christopher
Boone ha una spiccata dote logiche- matematiche, ma manifesta
disturbi comportamentali: odia essere toccato, ama il rosso e odia il
marrone e il giallo, non comprende gli esseri umani… è
affetto da sindrome di Asperger.
Perché cito il libro di
Mark Haddon? Perché credo che sia il libro che ha avvicinato
più persone alla conoscenza della sindrome di Asperger, una
sindrome che prende il nome dallo psichiatra Hans Asperger, e anche
se non manifesta significativi ritardi nello sviluppo del linguaggio
e cognitivo è comunemente considerato una forma dello spettro
autistico.
Paolo Cornaglia Ferraris in “Ecco perché
sono Asperger” va oltre le definizioni dell’Asperger e
scava nella letteratura scientifica, affrontando genetica,
epigenetica e trasmissione dei caratteri Aspy; ne propone un
riassunto abbastanza fruibile anche per chi, non è ferrato in
materia.
Per l’autore gli Asperger non sono disabili
intellettivi o persone con un disturbo mentale, ma persone che sono
diverse, persone che non vedono la malizia o la bruttezza dei
sentimenti, l’autore li paragona a daltonici:
Secondo
una visione medico-psichiatrica la persona Asperger è un
malato da curare; a pochi è venuto in mente che si tratta di
un soggetto con una funzionalità cerebrale diversa che fa
parte di una minoranza di persone intelligenti e capaci, che hanno
bisogno di un intervento educativo specifico e di una socialità
differente in un contesto sociale competente e accogliente. Allo
stato attuale, chi pubblica sulla sindrome di Asperger non può
che affermare che la sindrome è inguaribile. Tuttavia, con
l’aiuto di persone in grado di supportarli adeguatamente, molti
individui Asperger riescono a condurre una vita normale e talvolta
anche a eccellere in alcuni campi. Molte persone credono che
ammettere che un Asperger debba essere curato implichi classificarlo
come un malato psichiatrico, ma non è così. Forse non
ha bisogno di essere curato. Aspy potrebbe essere paragonato a un
daltonico che, al posto del verde, vede il giallo o l’arancione.
I suoi occhi sono diversi, non difettosi. Ciò che le persone
vedono non è necessariamente sbagliato: è semplicemente
unico.
Come
tali possono condurre una vita normale se smettessimo di considerarli
patologici.
L’autore propone degli interventi anche
educativi (per famigliari, insegnanti e quant’altri siano
vicini a bambini con tale sindrome), con lo scopo di far comprendere
sempre più le difficoltà di un Asperger e avere la
possibilità di aiutarli a vivere serenamente senza essere
etichettati, come tutt’oggi succede.
Noi
Asperger e pochi altri abbiamo scarso interesse per le narrazioni
astratte, che parlano di danaro o dell’immortalità
dell’anima, invenzione antica, nata dalla paura del dolore e
della morte. Non pensiamo a fantasie, come ascensioni al cielo di
corpi umani, anche perché dopo gli 8.000 metri il freddo è
tale che qualunque corpo sarebbe congelato e privo di ossigeno, per
cui avrebbe bisogno di una tuta spaziale e di molte altre
attrezzature. Né possiamo credere ad apparizioni miracolose di
santi e a qualunque altro potere divino di dèi che circolano
in Occidente come in Oriente. Io penso solo a cose concrete, che mi
appassionano: automobili, treni, motori. Altri pensano altrettanto
intensamente alla musica, alla meteorologia o all’astronomia.
Siamo concreti, dettagliati, grandi lettori e conoscitori, incapaci
di mentire. Ciò non implica che alcuni di noi Asperger non
possano essere all’opposto creativi, poeti o artisti, ma anche
in questo caso è la «predilezione» che
caratterizza ogni scelta. La nostra predilezione per ciò che
amiamo è appassionante, se volete «pervasiva», nel
senso che invade la nostra testa come pensiero felice e siamo
soddisfatti soltanto se la perseguiamo senza interruzioni. Se sono un
Aspy con orecchio assoluto e mi entra in testa un motivo, il tempo
svanisce, gli impegni materiali scompaiono e mi dimentico perfino di
mangiare e dormire sino a che quel motivo non è diventato la
musica nata nella mia testa. Potrei continuare all’infinito
perché infinito è il caleidoscopio delle vite Asperger,
persone che molto hanno dato all’umanità per la loro
intelligente passione per i dettagli e poco hanno ricevuto in cambio.
Perché l’umanità esclude i diversi, gli strani, i
bizzarri; preferisce chiamarli matti e metterli in galera, oppure
bombardarli di farmaci. Un’umanità maggioritaria, che
per ora, non ha fatto altro che farci soffrire.
Calcolando
che un cervello umano contiene oltre 100 miliardi di neuroni,
mantenerne attivi anche una minima parte leggendo, ricordando,
conoscendo e risolvendo quesiti è fondamentale per la sua
salute cellulare, ma la maggior parte delle persone preferisce curare
l’estetica, anziché studiare.
Un
libro quello di Cornaglia Ferraris che merita la lettura, la
diffusione e la possibilità di entrare come testo nelle
scuole, un libro che dà l’opportunità di
comprendere bene cosa sia un Asperger e come tutti noi dovremmo
comportarci in presenza di un figlio, un amico, un allievo, un
conoscente, una persona con tale sindrome. Perché un Asperger
è una persona come tutti noi, e come tale merita tutto il
rispetto possibile anche per le sue piccole “stranezze”
che poi tali non sono.
Chi di noi non è a suo modo un po’
strano e diverso dagli altri?
Partite
sempre dalla considerazione che non si tratta di una malattia
mentale, ma di una specificità rara del cervello, per cui non
siamo malati, né autistici, né psicotici, ma diversi in
quanto minoranza. Partite sempre dalla speranza di riuscire ad
affrontare questa diversità peculiare con allegria e amore,
perché la paura dell’autismo infantile (il mostro
spaventoso che il neuropsichiatra infantile che ha valutato vostro
figlio ha evocato in pagine poco comprensibili, perché piene
di test con sigle inglesi), la paura, dicevo, non serve e anzi più
vi spaventerete e più trasferirete a vostro figlio
un’incertezza che lo danneggerà, rendendolo ancora più
fragile e ansioso. Ogni giorno, invece, alzatevi dal letto,
guardatevi allo specchio e dite ad alta voce: «sono pieno di
speranza, mio figlio è un dono della natura».
Katia
Ciarrocchi
www.liberolibro.it
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