Il
minotauro – Friedrich Durrenmatt - Marcos y
Marcos – Pagg. 64 – ISBN 9788871683300
– Euro 13,00
La
condizione umana
Una
creatura, costretta al domicilio coatto, un essere quasi senza
memoria, una creatura già disorientata prima ancora di essere
trascinata dentro un labirinto claustrofobico. Una creatura
moltiplicata, all’infinito in immagini concentriche tese
anch’esse all’infinito e prodotte dagli specchi che
rivestono le pareti del non luogo dove si trova. Un essere che non ha
consapevolezza della realtà, intorpidito dal sonno della non
conoscenza, una creatura senza categorie mentali, puro
istinto.
Questo
è il Minotauro per lo svizzero: un istinto messo di fronte a
tanti specchi, una reazione motoria che è capace di
iniziativa, di azione, anche se bestiale. È accovacciato, è
rannicchiato, è in piedi, arretra, si tocca il capo, fa cenni
di saluto, gli altri esseri riflessi lo imitano. Non è solo,
la relazione instaurata con la moltitudine dei sé riflessi lo
rende presuntuoso, anche se per un attimo: crede di essere un capo,
un dio. Nel labirinto entrano i giovinetti ateniesi, una ragazza
prima fra tutte, la creatura è istinto, festeggia il contatto
con altri da sé ma la relazione con l’altro da sé
precipita: si fa violenza bestiale, morte. Non c’è però
alcuna intenzionalità. Il mito si sfalda ulteriormente,
accresce la carica umana dell’essere mostruoso, perde di
consistenza la sua leggendaria violenza. Non sa cosa siano
maledizione, destino, nascita e morte, il sole gli rapisce, con i
suoi bagliori che impediscono il riflettere degli specchi, l’unica
non verità alla quale era appena pervenuto. Altre presenze. Il
contatto con l’altro però lo fa diventare di nuovo
bestia ma questa volta seguendo l’atavico istinto della bestia
sopraffatta dall’uomo, della creatura che ha scoperto l’odio.
Prima categoria mentale: il dubbio. Al dubbio seguono paura
dell’altro da sé e orgoglio della propria unicità,
la creatura è ora volontà di violenza. Rimasto solo
combatte con se stesso: è l’epifania dell’identità
ma è solo percezione senza comprensione. Solo l’ inganno
di Teseo lo riconduce al desiderio di amicizia, di comunanza, di
fratellanza, dato dalla parvenza di somiglianza: morirà
tradito dalla fiducia verso l’altro.
Amarissima
parabola sulla condizione umana: un misto di dubbio, di
incomprensione del sé che si scontra con i medesimi dubbi e le
medesime incomprensioni degli altri.
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