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  Letteratura  »  Il minotauro, di Friedrich Durrenmatt, edito da Marcos y Marcos e recensito da Siti 22/02/2020
 
Il minotauro – Friedrich Durrenmatt - Marcos y Marcos – Pagg. 64 – ISBN  9788871683300 – Euro 13,00



La condizione umana



Una creatura, costretta al domicilio coatto, un essere quasi senza memoria, una creatura già disorientata prima ancora di essere trascinata dentro un labirinto claustrofobico. Una creatura moltiplicata, all’infinito in immagini concentriche tese anch’esse all’infinito e prodotte dagli specchi che rivestono le pareti del non luogo dove si trova. Un essere che non ha consapevolezza della realtà, intorpidito dal sonno della non conoscenza, una creatura senza categorie mentali, puro istinto.
Questo è il Minotauro per lo svizzero: un istinto messo di fronte a tanti specchi, una reazione motoria che è capace di iniziativa, di azione, anche se bestiale. È accovacciato, è rannicchiato, è in piedi, arretra, si tocca il capo, fa cenni di saluto, gli altri esseri riflessi lo imitano. Non è solo, la relazione instaurata con la moltitudine dei sé riflessi lo rende presuntuoso, anche se per un attimo: crede di essere un capo, un dio. Nel labirinto entrano i giovinetti ateniesi, una ragazza prima fra tutte, la creatura è istinto, festeggia il contatto con altri da sé ma la relazione con l’altro da sé precipita: si fa violenza bestiale, morte. Non c’è però alcuna intenzionalità. Il mito si sfalda ulteriormente, accresce la carica umana dell’essere mostruoso, perde di consistenza la sua leggendaria violenza. Non sa cosa siano maledizione, destino, nascita e morte, il sole gli rapisce, con i suoi bagliori che impediscono il riflettere degli specchi, l’unica non verità alla quale era appena pervenuto. Altre presenze. Il contatto con l’altro però lo fa diventare di nuovo bestia ma questa volta seguendo l’atavico istinto della bestia sopraffatta dall’uomo, della creatura che ha scoperto l’odio. Prima categoria mentale: il dubbio. Al dubbio seguono paura dell’altro da sé e orgoglio della propria unicità, la creatura è ora volontà di violenza. Rimasto solo combatte con se stesso: è l’epifania dell’identità ma è solo percezione senza comprensione. Solo l’ inganno di Teseo lo riconduce al desiderio di amicizia, di comunanza, di fratellanza, dato dalla parvenza di somiglianza: morirà tradito dalla fiducia verso l’altro.

Amarissima parabola sulla condizione umana: un misto di dubbio, di incomprensione del sé che si scontra con i medesimi dubbi e le medesime incomprensioni degli altri.


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