Gli
affari del signor Giulio Cesare – Bertolt Brecht
– Einaudi – Pagg. 216 – ISBN 9788806229658
– Euro 11,00
Il
potere dei grandi?
Opera
postuma e incompiuta, 1956. Romanzo, non testo teatrale. Opera molto
attesa, si sapeva che il noto drammaturgo ci stava lavorando, una
lettura forse oggi ai più sconosciuta, mi ci imbatto grazie a
Luciano Canfora e al suo saggio “Giulio Cesare. Il dittatore
democratico”, è lo stesso storico a chiarirmi che Brecht
in realtà aveva iniziato la sua stesura già un
ventennio prima della morte. Che sia un’opera complessa , è
affermazione insindacabile. Si tratta sostanzialmente del resoconto
di uno storico giovane e idealista che , a vent’anni dalla
morte del dittatore, si mette sulle tracce dei diari di Raro, il
segretario di Cesare, con lo scopo di attingere alle preziose
informazioni in essi contenute per documentarsi in modo più
completo in previsione della biografia sul grande uomo che egli ha in
mente di scrivere. Il resoconto delle ricerche condotte dal nostro
narratore, che ha come primo interlocutore il banchiere di Cesare, si
alternano alle pagine degli immaginari diari di Raro. Tramite la sua
voce narrante scopriamo un Cesare inedito, un ritratto dell’uomo
certo, ma soprattutto il ritratto di un personaggio politico
emergente. A dire il vero, Cesare è solo il pretesto usato da
Brecht per restituire il periodo nero della cosiddetta crisi della
repubblica, con un riguardo particolare all’aspetto meramente
sociale delle conseguenze registrate sulle frange sociali più
deboli a causa della gestione del potere. Un potere che viene
rappresentato apparentemente come quello tipico delle istituzioni
romane ormai collassate ma tramite un linguaggio vivido e attuale e a
noi sinistramente conosciuto. Qui si parla di affari, di giochi
speculativi , di Borsa, di crac e dissesti vari, di alleanze marce
che sorreggono il privilegio di pochi, di un sistema economico degno
dei cuori commerciali più attivi del nostro pianeta. Un
prototipo di City, di quartieri affaristici contrapposti alla
Suburra, un via vai di faccendieri, di individui loschi ma anche
tremanti quando si avvicina l’ennesimo ribaltone politico a
matrice, sempre e solo, squisitamente, finanziaria. In primo piano i
raggiri, il sistema di clientele, la corruzione, il malcostume,
l’assenza totale di un’etica politica, in secondo piano-
ma efficacemente evidenti- le condizioni del popolo schiacciato dallo
stesso sistema di clientele che mantiene in vita, dai danni economici
derivati da guerre di conquista che avrebbero dovuto invece garantire
un allargamento delle possibilità economiche per tutti. La
guerra non è poi neanche guerra: è conquista di nuovi
mercati. Parallela, lieve e gradevole, scorre la vicenda d’amore
dell’autore dei diari per il suo amato, partito con gli
eserciti di Catilina dopo il fallimento della congiura. E Cesare? Con
viva delusione per il suo estimatore rimane una figura enigmatica e
sfuggente, apprezzato e insieme denigrato da chi gli è più
vicino, non solo Raro, pronto a cercare con doti da perfetto
camaleonte la via più adatta o se vogliamo il momento più
adeguato, la classica mossa giusta per sfondare e assumere il potere.
Questo Brecht, non ha fatto in tempo a rappresentarlo ma ciò
che ha premesso permette al meglio di cogliere un certo populismo
crescente in Cesare man mano che si approssimava al suo personale
trionfo e alla presa del potere ma anche lo sguardo lungo di che
sapeva che il popolo va guidato e gestito per evitare la
rivoluzione:
“
La
capitale del mondo è costituita da alcuni edifici governativi
in mezzo a sobborghi. Qualche sala riunione, alcuni templi e qualche
banca, circondati da un mare di case d’affitto decrepite, piene
di miserabili. La guerra è stata un delitto. I vinti sono
ventidue re asiatici e il popolo romano. La capitale del mondo ospita
oltre a voi, signori miei, soltanto disoccupati. L’occupazione
cui si dedicheranno un bel giorno, vi meraviglierà tutti. I
capi della democrazia presto non saranno più in grado di far
capire la ragione alle masse. In queste condizioni serrate pure col
pugno i vostri sacchi di soldi! Domani ve li porteranno via, con
tutto il pugno.”
Una
condanna della guerra, un monito al Senato, una profezia…
Un
romanzo che permette infine di capire il valore della storiografia in
ogni epoca storica. Pensateci bene, che idea di Cesare vi ha
tramandato lo studio della storia a scuola? Sapete che lo stesso
Catilina è personaggio già da tempo riabilitato? E il
mito che spesso si accompagna a queste grandi figure storiche? E
l’approccio storiografico attuale?
Un
libro che apre insomma a importanti riflessioni in tempi non proprio
felici quali sono i nostri durante i quali lo studio della storia va
ancor più difeso e direi garantito alle giovani generazioni.
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