Ricordando
Luis Sepulveda
di
Piera Maria Chessa
In
questi giorni si è parlato a lungo di Luis
Sepulveda, e
commuove vedere quanto sia stato profondo ed esteso il
dispiacere per la sua mancanza.
Era
nato a Ovalle, in Cile, il 4 ottobre del 1949, ed è morto in
Spagna, a Oviedo, capoluogo della Asturie, lo scorso 16 aprile.
Sepulveda
non è stato soltanto un bravo scrittore che, con la parola
scritta e uno sguardo attento sulle cose, ha conquistato nel mondo
tanti lettori, ma anche giornalista, poeta, regista teatrale, e
ancora prima un uomo che ha conosciuto la sofferenza.
E’
stato un convinto attivista politico, guardia personale del
presidente Salvador Allende. E fu proprio nel settembre del 1973,
quando avvenne il colpo di stato di Augusto Pinochet e Allende fu
ucciso, che Selpuveda, che si trovava nel palazzo presidenziale, fu
arrestato, imprigionato e torturato. Rimase in carcere per sette
mesi, prima di essere liberato grazie ad Amnesty International. Si
dedicò quindi nuovamente alla sua attività teatrale,
denunciando con i suoi lavori le violenze del regime di Pinochet
negli anni terribili dei desaparecidos. Fu nuovamente condannato,
questa volta all’ergastolo, trasformato poi in otto anni di
carcere, che diventarono infine due anni e mezzo.
Ma
lui non si arrese mai. Abbandonò il suo Paese e andò in
esilio vivendo in numerosi altri stati, dedicandosi alla difesa delle
categorie più deboli e dell’ambiente. Basta ricordare
con quanta determinazione supportò le iniziative di
Greenpeace.
Nonostante
tutto rimase in qualche modo un sognatore per tutta la vita, come
tutti gli uomini che credono nelle cose belle, pur sapendo che
talvolta sono irrealizzabili. Talvolta, ma non sempre.
Ricorderemo
i suoi libri, le tante belle parole e i pensieri che così bene
ha saputo mettere in bocca ai protagonisti delle sue storie. Voglio
nominarne solo alcuni tra quelli più conosciuti: Il
vecchio che leggeva romanzi d’amore, del
1989. Storia
di una gabbianella e
del gatto che
le insegnò a volare,
del 1996. Storia
di una lumaca che scoprì l’importanza della
lentezza, del
2013.
Non
dimenticheremo Luis Sepulveda, rimarrà nel nostro ricordo, e
sentiremo a lungo la mancanza di un uomo che, nel corso di una vita
molto avventurosa, ha cercato di essere sempre coerente.
Di
seguito, due passi tratti dai suoi libri più famosi.
“Antonio
José Bolìvar Proaño si tolse la dentiera,
l’avvolse nel fazzoletto, e senza smettere di maledire il
gringo primo artefice della tragedia, il sindaco, i cercatori d’oro,
tutti coloro che corrompevano la verginità della sua
Amazzonia, tagliò con un colpo di machete un ramo robusto e
appoggiandovisi si avviò verso El Idilio, verso la sua
capanna, e verso i suoi romanzi, che parlavano d’amore con
parole così belle che a volte gli facevano dimenticare le
barbarie umane.”
(Il
vecchio che leggeva romanzi d’amore)
“Bene,
gatto. Ci siamo riusciti”, disse sospirando. “Sì,
sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante”,
miagolò Zorba. “Ah sì? E che cosa ha capito?”,
chiese l’umano. “Che vola solo chi osa farlo, miagolò
Zorba.”
(Storia
di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare)
(Le
fonti sulla vita e le opere di Luis Selpuveda sono state reperite sul
web)
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