Angeli
di pietra – Isabella Liberto – 0111 –
Pagg. 228 – ISBN 9788893703383
– Euro 15,50
Bullismo
È
un argomento di forte attualità, quello affrontato da Isabella
Liberto nel suo romanzo pubblicato lo scorso anno. Un giallo dalla
trama avvincente che cattura il lettore e che conferma il talento di
questa giovane scrittrice siciliana da me già molto apprezzata
grazie a un libro precedente.
Stavolta,
oggetto della sua penna è stato il tema del bullismo, fenomeno
in fin dei conti non certo nuovo, ma che in anni recenti ha finito
per essere amplificato dalle moderne tecnologie, o meglio dal cattivo
uso che di queste ultime viene fatto da alcuni, con conseguenze, come
ci ricorda spesso la cronaca, a dir poco devastanti per le vittime.
L'autrice è stata molto brava a raccontare l'indagine portata
avanti dai detective Fallow e Ford che prende avvio con
l'agghiacciante ritrovamento di un ragazzo rapito e tramutato in una
sorta di angelo dalle pesanti ali di pietra. Sarà solo il
primo di una serie di casi accomunati dal fatto che gli adolescenti
coinvolti siano dei “bulli” avvezzi a vessare
pesantemente, e non solo a parole, coetanei compagni di scuola o,
addirittura, insegnanti.
Strada
facendo, mentre si procede alla ricerca di colui che subito appare
come un non sprovveduto giustiziere, emergono retroscena inquietanti
che toccano tristemente altre problematiche sempre legate al mondo
giovanile.
In
parallelo, però, viene narrata con grande maestria anche
un'altra vicenda, antecedente di circa vent'anni rispetto a quella
principale ambientata ai giorni nostri. E sarà proprio
l'incontro di queste due narrazioni, collocate su piani temporali
differenti, a determinare la soluzione del mistero dei cosiddetti
angeli di pietra attraverso un colpo di scena finale che farà
strabuzzare gli occhi a chi legge, un colpo davvero da maestro per il
quale va un meritatissimo plauso alla Liberto!
Una
lettura consigliata agli amanti del genere giallo, ma non solo dal
momento che l'argomento in questione viene toccato con evidente
sensibilità, suscitando profonda amarezza e serie riflessioni.
Laura
Vargiu
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