Il
senso della mia vita – Romain Gary – Neri
Pozza – Pagg. 112 – ISBN 9788854513679
– Euro 13,00
Per
appassionati
Ultima
conversazione pubblica di Romain Gary , realizzata da Jean Faucher
per Radio Canada, poco tempo prima che l’autore ponesse fine
alla sua vita, uscendo di scena in modo plateale, stile che gli era
consono anche in vita. Sicuramente personaggio eccentrico,
poliedrico, noto a posteriori per il suo impossibile doppio Goncourt
del quale naturalmente tace anche in questa sede, avendo reso a tutti
nota la paternità de “La vita davanti a sé”
con una lettera postuma. Un uomo che si svela, ormai
sessantacinquenne, cercando di smentire i falsi miti circolanti
intorno alla sua persona, sfrondando il personaggio, spesso cucitogli
addosso in modo posticcio da altri, per restituirci la persona. Il
suo affabulare però è sempre di matrice picaresca e
allora il racconto della sua vita, perché questo è in
sostanza l’oggetto della conversazione, restituisce ancora
nuovi particolari e nuovi miti. Colpisce senz’altro il ruolo
rivestito dalla madre nella sua educazione, donna che lo ha portato a
contatti con culture diverse, quella russa della nascita a Vilnius,
la polacca, e per finire quella francese alla quale, da buona russa
di fine Ottocento, maggiormente ambiva: “ il suo unico sogno è
stato fare di me un francese”; avrebbe voluto addirittura
partorirlo in Francia ma le doglie la sorpresero in viaggio,
obbligandola a partorire a Vilnius. Raggiunta la Francia, Nizza per
la precisione, quando Gary è in età da liceo, lavora
sodo, lasciando la sua vecchia professione per fargli studiare legge,
e lui stesso si mantiene con mille mestieri mentre già scrive.
Nel 1938 va sotto le armi e tra alterne vicende, poiché non
ancora naturalizzato francese, pur avendo frequentato la scuola da
aviatore, non diventa ufficiale fermandosi al grado di
caporalmaggiore, per non deludere la madre inventa uno scandalo
sessuale di cui si sarebbe reso protagonista negli ambienti. Molto
spesso traspare, durante la conversazione, un atteggiamento
protettivo nei confronti della figura materna, e un rapporto speciale
che inverosimilmente si mantiene attivo anche dopo la morte della
donna. Niente di trascendentale, tranquilli, ma ancora una volta una
situazione che fa somigliare la vita dello scrittore a un vero e
proprio romanzo… lascio ai lettori la scoperta. Vero è
comunque che questa conversazione, in termini di fatti, probabilmente
non aggiunge molto alla sua prima autobiografia “La promessa
dell’alba”, risalente a vent’anni prima, se non
chiarire la stretta relazione esistente tra vita e pubblicazioni dei
suoi innumerevoli romanzi, aggiungendo aneddoti e curiosità.
Vengono quindi ripercorsi gli anni che , dopo la pubblicazione di
“Educazione europea”, giudicato da Sartre il miglior
testo sulla resistenza francese, lo portano a vivere una rocambolesca
attività in campo diplomatico, rigettando infine tutto quel
mondo che gli appare attraversato solo da ipocrisie e menzogne, in
bilico tra ideali personali e politica coloniale che non condivide ma
che si trova, suo malgrado, a difendere. La parte più intensa
della conversazione è certamente quella finale, anticipata
dalla leggerezza dei ricordi hollywoodiani e da una mini
dissertazione sull’umorismo di Groucho Marx, ad avvallare la
tesi che “l ’umorismo è l’arma bianca delle
persone disarmate” , vi è inoltre una breve ma
interessante rassegna sulla letteratura ebraica della scuola
letteraria newyorkese. È la parte decadente, la finale, quella
del campo che si restringe, dello sguardo volto più al passato
che al futuro pur senza far affatto presagire la sua imminente e
drammatica morte; una decadenza legata piuttosto a un sentimento
della vita che si accompagna alla consapevolezza di non averla
vissuta ma di esserne stati vissuti.
Siti
|