Vita
di Eleonora d’Arborea. Pincipessa medioevale di Sardegna
– Bianca Pitzorno – Mondadori – Pagg. 368 –
ISBN 9788804705925
- Euro 15,00
Indipendetzia
Eleonora
D’Arborea, personaggio storico della seconda metà del
XIV secolo, è molto famosa anche se la sua storia personale è
poco documentata. A lei è riconosciuto il merito di aver
firmato la Carta de Logu, un codice di leggi rimasto vigore in
Sardegna fino al 1827 - in realtà il primo nucleo fu dovuto
alla mente del suo illuminato padre Mariano – e di aver
proseguito nell’opera compiuta dai suoi predecessori:
preservare l’autonomia del giudicato di Arborea evitando un
servaggio che una concessione di papa Bonifacio VIII, fatta nel 1297
a re don Giacomo d’Aragona e consistente nel dono della
Sardegna come feudo in cambio della Sicilia, avvallava . Come se la
Sardegna non si fosse resa autonoma, terminata la dominazione
bizantina (827) autogovernandosi con quattro principati autonomi
retti da famiglie imparentate tra di loro , i giudicati appunto; come
se Arborea, governato dalla famiglia De Serra, visconti di Bas, non
fosse uno di questi. Fu sotto questi giudici che la Sardegna visse i
suoi primi aneliti di libertà e di autonomia, unendosi e
percependosi come unico popolo.
Il
lavoro della nota scrittrice sarda, Bianca Pitzorno, ascrivibile
secondo la stessa, alla categoria di “racconto biografico”,
non è immune dalle difficoltà dettate dalla scarsità
di fonti documentarie, e pur essendo nato alla fine degli anni ‘70
del secolo scorso, ha necessitato di ulteriori aggiornamenti grazie
al rinvenimento di ulteriori documenti che hanno impreziosito il
ritratto della giudicessa rinnovando lo scopo primario del lavoro
stesso: sfrondare la figura storica da una sorta di aura romantica
dovuta a pure tensioni di stampo risorgimentale che generarono
addirittura dei documenti falsi, le famose Carte d’Arborea, in
assenza totale dei documenti dell’archivio della Reggia di
Oristano, andati perduti durante un incendio.
Insomma
Eleonora fu davvero una principessa guerriera, una madre affettuosa,
una sposa fedele, e ancora fu una cristiana devota, una dotta
legislatrice, una avveduta massaia? Certo è che tutta la sua
giovinezza rimane in ombra e che ogni studioso che scrive dei suoi
primi anni di vita si affida soprattutto alla ricostruzione
romanzata. Tanti sono i nodi ancora da sciogliere: il presunto
sfregio nel viso, le ragioni del matrimonio tardivo a un Doria, la
fedeltà allo stesso durante la sua prigionia per mano
aragonese, la vera identità del secondo figlio … Rimane
certo però quanto attestato dalle carte aragonesi: il
giudicato interveniva a pieno titolo nella vita politica dei
territori affacciati sul Mediterraneo, la giudicessa firmava gli
atti, compresa quella pesante pace del 1388 che siglò la fine
delle ostilità con gli aragonesi in cambio della libertà
del marito e che le costò la cessione di gran parte dei
territori che il padre Mariano aveva sottratto al nemico storico.
Il
lavoro della Pitzorno ha il pregio dunque di unire il rigore del
saggio storico alla piacevolezza della narrazione, appassionando il
lettore alla figura di una donna protagonista della storia ma avvolta
tuttora da un’aura di mistero.
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