Il
nido – Kenneth Oppel
– BUR – Pagg. 192 – ISBN 9788817102896
– Euro 10,00
Steve,
il protagonista de Il nido è un bambino che racconta di come
vive le preoccupazioni della sua famiglia dopo la nascita del
fratellino che ha problemi di salute sin dalla nascita. Un libro
quello di Kenneth Oppel per ragazzi, ma che io spero leggano in molti
adulti per comprendere un mondo che spesso non ricordiamo più
e di conseguenza non riusciamo a comprendere.
Steve
non è un bambino comune, ha un disturbo ossessivo convulsivo,
una malattia con la quale convive, come coabita con i piccoli angeli
che si manifestano a lui, scoprendo poi che proprio di angeli non si
tratta.
L’autore
pone una domanda: che cos’è la normalità? Forse,
sicuramente, la normalità non esiste poiché siamo
esseri distinti e ognuno si differenzia dall’altro.
L’autore,
nonostante la storia surreale, riesce a descrivere relazioni
famigliari senza scadere nel sentimentalismo. Il rapporto di Steve
con la sorellina è spettacolare, una complicità che li
unisce nonostante ognuno abbia il proprio modo di essere e di vivere
la famiglia.
Un
plauso a Kenneth Oppel che è riuscito con estrema delicatezza
a raccontare un problema come quello ossessivo convulsivo senza
creare un personaggio con handicap, ma come di un bambino che delle
proprie debolezze ne ricava una forza incredibile.
Il
nido non è un libro facile, ammetto che inizialmente mi sono
forzata nel continuarne la lettura perché non riuscivo a
entrare nel dentro della narrazione, ma ringrazio la mia ostinazione
perché davvero ne consiglio la lettura a tutti
indistintamente.
Meraviglioso
il tocco delle illustrazioni di Jon Klassen che accompagnano e
rafforzano le parole.
Citazioni
tratte da Il
nido di Kenneth Oppel
Le
persone, dentro, sono molto complicate.
I
nomi sono solo nomi. In fin dei conti, non significano nulla.
Un
giorno mi avevano detto che se hai paura di essere pazzo, significa
che non lo sei. Perché a quanto sembra, i pazzi non sanno
proprio di esserlo: credono che sia normale andarsene in giro nudi a
cantare yodel. E ora che avevo raccontato ad alta voce i miei sogni,
sapevo quanto folli suonavano… ma me li ricordavo anche
benissimo, e sembravano davvero reali.
A
volte è meglio non essere quello che siamo davvero. Non ci fa
bene. E alla gente non piace. Bisogna cambiare. Bisogna sforzarsi, e
fare respiri profondi, e forse un giorno prendere pillole e imparare
trucchi per far finta di essere più come le altre persone.
Quelle normali. Vanessa aveva ragione, e anche quelle altre persone,
tutte quante, erano guaste a modo loro. Forse passiamo tutti quanti
troppo tempo a fingere che non lo siamo.
La
mente degli adulti è così disordinata.
«”Si”
è una parola molto potente. E’ aprire una porta. E’
attizzare un fuoco. “Si” è la parola più
potente del mondo.»
La
gente mente quando dice di non vedere la perfezione. In realtà
la vuole eccome. Corpi e menti perfette, e comode poltrone, e
macchine, vacanze, fidanzati e fidanzate, animali domestici e figli.
Soprattutto figli. Perché mentiamo e diciamo di non vedere la
perfezione? Perché abbiamo paura che gli altri possano pensare
che siamo perfidi, vanesi e crudeli.
Ma
tutti noi vogliamo, la perfezione. E io, io aiuto solo a realizzare
quel sogno. Quantomeno sono onesta. Niente bugie, qui da noi,
nossignore.
Katia
Ciarrocchi
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