Associazione
indigenti – Matteo Collura – TEA –
Pagg. 103 – ISBN 9788878188990
– Prezzo Euro 8,00
Scorrendo
le pagine di “Associazione indigenti” (Edizioni TEA), il
breve romanzo di Matteo Collura, a un certo punto mi è
balenata la consapevolezza di avere tra le mani qualcosa di prezioso,
d’incredibile. E se penso che, quando fu pubblicato, l’Autore
era ancora un giovane esordiente, proveniente da una terra
disorientata, la Sicilia, ciò mi fa credere che sia un’opera
che, senza esagerare, ha i crismi del miracolo: qualcosa di
estremamente originale che lascia senza parole.
Senza
volerlo, il pensiero mi va a “Gli indifferenti”, romanzo
d’esordio di Moravia, il cui impatto rivoluzionario dovette
essere il medesimo di questo libro quando fu dato alle stampe; per
quanto so che “Associazione indigenti” venne compreso a
fondo da un minor numero di lettori rispetto al libro di Moravia, in
quanto i tempi forse non erano ancora maturi, e soltanto dopo si
scoprì il suo straordinario valore. O forse la causa di tale
ritardo è da attribuire a pregiudizi inconsci che una
narrazione così allarmante faceva scattare nella fantasia dei
cosiddetti benpensanti?
Ma
prima di esporre le motivazioni che hanno suscitato la mia meraviglia
e il mio entusiasmo, vorrei accennare alla trama del libro.
Tutto
si svolge nei quartieri di una Palermo di molti anni fa, nei tuguri
infestati dai topi e da una sporcizia rivoltante, dove cerca di
sopravvivere un’umanità dolente, affamata e disperata.
Un uomo, Giuseppe Boscone, un balordo come tanti altri di quel mondo
emarginato, vittima pure lui di una società egoista e
disumana, in un barlume di lucidità comprende che bisogna
reagire contro le ingiustizie, e coinvolge moltissimi poveri come
lui, esortandoli alla lotta per ottenere qualche piccolo sussidio e
almeno due pasti al giorno per non morire d’inedia. Questa
lotta è ostacolata dal potere, rappresentato dal dottor
Lannina, funzionario della Prefettura, il quale, con la scusa che non
ci sono i fondi per venire incontro a tante richiesta pressanti e
drammatiche, ricorre anche alla violenza fisica. Il Boscone viene
addirittura rinchiuso in manicomio per far tacere la sua voce che
tanta presa ha sulla gente, con l’intento soprattutto di farlo
morire e sbarazzarsi definitivamente di lui. Ma, dopo diversi mesi,
egli riesce a riconquistare la libertà e per non soccombere
escogita un progetto, cioè quello di recarsi a Roma, con una
delegazione di indigenti, e chiedere aiuto al Papa nel corso di una
udienza, visto che a Palermo tutti sono come sordi e ciechi.
Il
racconto di questa miseria immane si avvale di uno stile molto
personale, strepitoso, senza la più piccola sbavatura, con un
ritmo incalzante e coinvolgente. Grazie a queste qualità
vengono messi particolarmente in luce i vari momenti, cioè
l’aspetto desolante e disperato della vicenda, ma anche quello
farsesco e ironico, come quello della pietà che serpeggia tra
le righe.
Questa
la trama. Ma qual è quindi il fulcro della novità di
questo libro che tanto mi ha colpito?
Collura
– e già ne ho parlato in un’altra recensione –
è un poeta, un puro, e da questo innato e speciale stato di
grazia, si sprigiona una forza enorme per cui riesce ad andare a
fondo nell’essenza segreta delle cose, della stessa vita vista
nel suo giusto valore, cioè dove la sofferenza e il dolore
debbono essere leniti come un bisogno e un dovere imprescindibili
dell’uomo, dove le enormi disparità sociali debbono
essere eliminate. Questo il messaggio.
E’
un’ utopia questa? Sì, l’Autore lo sa, nulla
cambia in meglio, ma bisogna ugualmente andare avanti in questa
impresa pur velleitaria. Soltanto così l’uomo può
assurgere a una dignità senza la quale è come se non
esistesse, come non esisterebbe Boscone senza la sua strenua
protesta che in qualche modo riscatta la sua condizione di essere
dagli istinti bestiali.
“Associazione
indigenti” è un racconto potente, di una attualità
impressionante, ora, in questi tempi in cui sembra che la nostra
esistenza sia totalmente cambiata, tempi in cui tanta povera gente
continua a soffrire come prima e più di prima, spaurita,
ansiosa sempre di riscatto, nonostante tutto.
Può
costituire una strenua speranza la poesia di Collura? Perché
no! E mi viene di pensare a una citazione da Platone, a cui la
poesia si può accomunare alla musica perché anch’essa
è musica. Eccola:
“ La
musica
è
una legge morale:
essa
dà anima all’universo,
ali
al pensiero,
slancio
all’immaginazione,
fascino
alla tristezza,
impulso
alla gioia
e
vita a tutte le cose … “
Aurelio
Caliri
|