Le
rovinose – Concetta D’Angeli – Il
ramo e la foglia – Pagg. 272 – ISBN 9791280223050
– Euro 17,00
Le
diapositive del ricordo continuano a scorrere nella sua testa
accompagnate da suoni, adesso: compongono brevi flash animati che lai
guarda come sequenze di un film, estranee, staccate da sé,
tanto oggettive che, a parte lo stupore, non le suscitano emozioni al
suo passato.
Le
rovinose di Concetta D’Angeli ha una trama interessante e ben
sviluppata, rappresenta il vissuto di donne che si incontrano e si
ritrovano nell’amicizia, in un contesto storico-sociale che
sarà parte integrante della vita delle due protagoniste.
La
storia narrata si svolge a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta,
anni che hanno caratterizzato un cambio sociale epocale per
l’emancipazione della donna sia nel sociale che nel contesto
lavorativo; periodo di grande violenza nel pieno degli anni di piombo
dove le brutalità terroristiche riempivano le pagine della
cronaca quotidiana, il periodo più tenebroso del
dopoguerra.
Clara e Silvana due universitarie a Siena, donne
completamente diverse dai vissuti se pur simili, opposti negli
affetti, si trovano a vivere un’amicizia importante.
La
protagonista assoluta è Silvana che narra attraverso ricordi,
lettere e diari la storia di questa conoscenza, sottolineando le
fragilità di Clara e del suo bisogno di accettazione, ma
soprattutto di amore.
Silvana non è sola in questo
percorso di ricordi, ma accompagnata dalle donne che hanno percorso
parte del loro cammino.
Le rovinose è una vicenda ben
strutturata soprattutto dal punto di vista psicologico marcando, in
molti passaggi, il lento processo di annientamento di sé verso
un rapporto sbagliato. Dal punto di vista emotivo rappresenta le
donne in tutte le loro sfaccettature, nelle gioie come nei dolori,
nella capacità di lottare per affermarsi, come nel bisogno
quasi viscerale di apparenza per ritrovare quella parte di se ancora
sconosciuta; ma allo stesso tempo Le
rovinose ha
come sottofondo quella generazione di donne che ha permesso una
trasformazione radicale sull’acquisizione della tanto agognata
libertà nel poter essere parte di un sistema sociale pima
quasi esclusivo per i solo uomini.
Le protagoniste assolute
né Le
Rovinose sono
le donne, gli uomini rivestono ruoli importanti solo nella parte
violenta della storia, e questo sicuramente rafforza il messaggio di
base dell’autrice: quello della difficoltà avuta
nell’indipendenza femminile nonostante tutto e tutti.
Una
storia che induce a riflettere, scritta abilmente e con grande cura
nei particolari ed è interessante la suddivisione in tre
periodi ben distinti: tecnica narrativa che sicuramente centra il
bersaglio arrivando dritto al lettore.
Citazioni
tratte da: Le
rovinose di Concetta D’Angeli
La
buona sorte va condivisa, non è un merito, è un caso
fortunato nascere ricchi, col futuro comodo già spianato
davanti, con la possibilità di fare le scelte che ti
permettono di realizzarti, i mestieri che ti piacciono.
…tutti
noi abbiamo dentro un istinto animale che ci avverte dei pericoli e
ci suscita una specie di precognizione, si chiama sesto senso.
Esistono
limiti che non si devono oltrepassare per nessun motivo, nemmeno per
amore; il rispetto è uno di quelli.
Il
rispetto di chi si ama a volte è un processo alchemico; può
assumere l’apparenza del suo contrario, può essere
scambiato dai profani per brutale sopraffazione ma alla fine distilla
oro.
La
celebrazione del terrore per il terrore, senz’altri fini,
l’esaltazione della morte in combattimento come un obiettivo
quasi mistico sono fantasticherie mortifere, altro che ideali
politici. Chi insegue deliri del genere è gente che rimpiange
le ordalie e odia la realtà e le creature che ci vivono.
…
un
sacco di donne stanno lì vuote o con pensieri informi nella
testa, aspettando qualcuno che li riempia di contenuti, o almeno di
doveri.
La
pretesa dell’esistenza dell’oggetto fuori dalla sua
rappresentazione è una contraddizione; la cosa in sé
non esiste.
La
natura della bellezza non può essere corpo. Perché se
ella fosse corpo non converrebbe alle virtù dell’animo
che sono incorporali.
Quale
amore? si chiedeva. La passione che lacera l’anima? Il
focherello coniugale che mette a posto per la vita due spaiati a
caso? La sublimazione, ovvero lo spostamento dei sentimenti verso
ambizioni carrieriste, o quattrini e potere, o devozioni
parareligiose e sconfinamenti mistici? Traccheggiava, restando nel
territorio delle supposizioni teoriche e dell’inazione.
Hai
ragione, la vita quotidiana ci annebbia, gli avvenimenti ci cascano
addosso come pietre, chi ce l’ha l’attenzione e l’energia
per valutarli, riconoscerne l’importanza, dargli il giusto
rilievo e la giusta prospettiva?
Katia
Ciarrocchi
www.liberolibro.it
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