La
guerra di Catherine – Julia Billet e Claire
Fauvel – Mondadori – Pagg. 158 – ISBN 9788804684091
– Euro 18,00
Un
libro a fumetti non solo per ragazzi
Pubblicato
in Francia nel 2017 e tradotto in Italia l'anno dopo per Mondadori,
"La guerra di Catherine" è un libro per ragazzi
molto interessante ben adatto anche agli adulti. Le autrici, le
francesi Julia Billet (1962) e Claire Fauvel (1988), rispettivamente
scrittrice e illustratrice dell'opera, hanno firmato un romanzo a
fumetti (o graphic novel, come si usa dire oggi) che nasce come
adattamento dell'omonimo testo della stessa Billet edito nel 2012
("La Guerre de Catherine", L’École des
loisirs).
La
trama trascina il lettore nella Francia della seconda guerra
mondiale, quella del governo di Vichy e dell'occupazione tedesca.
Nella Maison d'enfants di Sèvres, scuola-alloggio alle porte
di Parigi, vengono accolti clandestinamente numerosi bambini ebrei
sottratti alla deportazione nazista. Anche l'adolescente Rachel
Cohen, i cui genitori sono scomparsi, è ospite presso la
struttura; la sua passione è la fotografia e non si separa mai
dalla sua Rolleiflex, un modello di macchina fotografica diffuso
all'epoca, nemmeno quando, all'improvviso, è costretta a
fuggire e a cambiare identità.
«Adoro
guardare il mondo attraverso il mirino. Fermare il tempo con un
clic.»
Grazie
all'attiva rete della Resistenza, Catherine (questo il suo nome di
copertura), al pari di tanti altri ragazzini, attraversa la Francia
da un luogo all'altro per tutta la durata del conflitto, prima
trovando nascondiglio in un convento di suore, poi a casa di una
famiglia di contadini e ancora presso un orfanotrofio, fino al
rifugio di una coppia di partigiani da dove si rimetterà in
marcia allorché la liberazione di Parigi sarà ormai
cosa certa. Un lungo e periglioso viaggio verso la salvezza e la
libertà che segna profondamente la crescita della
protagonista, la quale sarà già una giovane donna al
rientro a Sèvres al termine della guerra. Alla fine, non tutti
avranno la sua stessa fortuna e alcune assenze risulteranno vuoti
pesantissimi. Tuttavia, il male non ha avuto la meglio e i tanti
scatti collezionati con la fedele Rolleiflex, durante
quell'inevitabile cammino, testimoniano quanto il bene incontrato
strada facendo sia stato senza dubbio più forte. Dalla piccola
Alice alla combattiva Cristina, dal fotografo Étienne privo di
una gamba al giovane soldato tedesco che sogna di fare il regista,
non sono pochi i personaggi che rimangono impressi, primo fra tutti
quello molto ben tratteggiato della medesima protagonista.
Vincitore
nel 2018 del prestigioso Premio Andersen come miglior libro a
fumetti, La guerra di Catherine racconta una piccola storia, una
delle tante che si perdono tra le drammatiche pieghe della grande
Storia del Novecento, secolo macchiato in modo irrimediabile dagli
orrori bellici. Ottimamente narrata e disegnata (davvero belle le
tavole della Fauvel che “traducono” in immagini il dramma
della narrazione), essa si basa su fatti realmente accaduti, quelli
vissuti in prima persona dalla madre della Billet, una delle allieve
a cui la Maison di Sèvres salvò la vita proprio come
fece con tanti altri bambini ebrei che, con buona probabilità,
se fossero stati portati via dai tedeschi, non avrebbero fatto
ritorno dai campi di sterminio dell'Est. I fondatori della Casa dei
bambini, i coniugi antimilitaristi Yvonne e Roger Hagnauer
(soprannominati rispettivamente “Gabbiano” e “Pinguino”),
ben presenti tra queste pagine, furono insigniti della medaglia dei
“Giusti tra le Nazioni” qualche decennio dopo quegli
eventi; la loro scuola, funzionante dal 1941 sino ad anni recenti,
rappresentò anzitutto un modello innovativo in campo
pedagogico, aspetto sottolineato anche nell’opera in questione.
Sul sito ufficiale https://www.lamaisondesevres.org/ è
possibile reperire varie informazioni relative alla storia della
struttura, nonché visionare l'interessante archivio
fotografico risalente proprio al periodo tra il '41 e il '45.
Una
lettura emozionante e appassionante fino all'ultima pagina,
perfettamente adatta anche agli adulti, come detto all'inizio,
sebbene il pubblico principale sia rappresentato dai ragazzi, perché,
quando si tratta di Storia, niente sarà mai ripetuto
abbastanza; del resto, la memoria di ciò che è stato si
rivela un patrimonio assai fragile e prezioso che esige vigile
custodia e da cui trarre i giusti insegnamenti dinanzi alla purtroppo
impenitente violenza del mondo.
Laura
Vargiu
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