Paradiso
– Abdulrazak Gurnah – La nave di Teseo –
Pagg. 368 – ISBN 9788834609644
– Euro 20,00
Eden
perduto
Se
siete rimasti affascinati dalla splendida scrittura di Abdulrazak
Gurnah in “Sulla riva del mare”, difficilmente potrete
non amarla ancora di più in “Paradiso”, secondo
dei dieci romanzi in corso di ripubblicazione presso la casa editrice
La nave di Teseo che, dalla fine dello scorso anno, si è
attivata per far meglio conoscere nel nostro Paese le opere del
Premio Nobel 2021 per la Letteratura.
Una
prosa notevole, intrisa di poesia e della malia degna di antichi
cantastorie, quella dello scrittore ultrasettantenne originario di
Zanzibar ma residente ormai da una vita in Inghilterra, che anche in
questo libro non manca di sorprendere e incantare il lettore,
trascinandolo con sé all’interno di una vasta porzione
dell’Africa orientale di più di un secolo fa, crocevia
cosmopolita dove risuonano arabo e swahili e i confini sono ancora
fluidi in attesa degli stravolgimenti imposti dalla successiva storia
coloniale.
Pubblicato
in lingua originale nel 1994 e finalista al britannico Booker Prize,
“Paradiso” vede protagonista delle sue pagine il piccolo
Yusuf che, all’età di dodici anni, si ritrova
d’improvviso inconsapevole “rehani”, dato cioè
in pegno a causa dei debiti del padre. A portarlo via dalla famiglia
un giorno in apparenza come tanti è un ricco mercante della
costa, zio Aziz, dall’ “odore strano e insolito, un misto
di cuoio e profumo, caucciù e spezie, oltre a qualcosa di meno
definibile che evocava […] l’idea del pericolo”.
Ad attenderlo si profila una vita di lavoro al servizio del “seyyid”
(signore) che lo conduce nella città dove ha casa ed emporio,
presso cui lavora già un altro ragazzo più grande di
lui, un altro “rehani”, che lo istruisce minuziosamente
sul da farsi e con il quale la notte condivide la stuoia per terra,
sotto la veranda davanti al negozio, mentre cani randagi e affamati
insidiano il loro sonno. Ma più che agli affari l’attenzione
del fanciullo è ben presto rivolta allo splendido giardino
cinto da mura dell’abitazione del mercante, con i suoi aranci e
melograni, canali, aiuole, suoni d’acqua, colori e profumi che
lo rendono per davvero un giardino dell’anima, un piccolo
paradiso sulla terra. All’improvviso, giunge però il
tempo di distaccarsi pure da esso e partire alla volta
dell’entroterra, al seguito delle colonne dei portatori delle
lunghe spedizioni di Aziz, per imparare l’arte del commercio e
“la differenza tra selvaggi e uomini civilizzati”.
Un
meraviglioso romanzo di formazione in piena regola, ma anche di
avventura e molto altro, capace di coinvolgere ed emozionare oltre
ogni prevedibile aspettativa attraverso una sublime narrazione densa
di scenari, fatti, personaggi. “Paradiso”, prova di
altissimo livello di Abdulrazak Gurnah, supera – a mio parere –
“Sulla riva del mare”, già di per sé
notevole, e permette di comprendere ancora meglio perché la
scelta dell’Accademia di Svezia lo scorso autunno sia caduta
proprio su questo scrittore africano forse rimasto, a livello
internazionale, troppo a lungo e immeritatamente nell’ombra.
Anche queste pagine, come quelle dell’altro volume, non mancano
di toccare, e non certo in modo superficiale, il tema del
colonialismo, uno dei cardini della scrittura di Gurnah: alla vigilia
della Grande guerra, i bianchi incombono minacciosi anche su quella
parte del continente nero, anzi sono già lì, a partire
dai poco amati tedeschi ritenuti senza scrupoli. Sono comunque gli
europei nel loro insieme a fare una pessima figura (“Le cose
che non si sentono sul loro conto!”); diversi passi del libro
si soffermano sulle voci e l’immagine che di loro circola tra
mercanti e gente del posto e così la vergogna di ciò
che è stato affiora senza remore come giusta condanna da non
tacere. “Europei e indiani si prenderanno tutto” fa
sentenziare profeticamente a zio Aziz l’autore, sottolineando
con amarezza il brulicare avido e famelico che corrode la zona.
Ed
eccola lì, dunque, l’Africa, l’altra grande,
immancabile protagonista del romanzo. Bellissima e innocente al pari
di Yusuf, immenso giardino paradisiaco ricco di meraviglie, come
quello della casa del mercante, ormai prossima a divenire per sempre
un Eden perduto per le proprie genti e a precipitare in
un’interminabile stagione d’inferno da cui sembrano
fuggire con orrore persino i jinn (gli spiriti della tradizione
islamica) e le antiche favole.
Una
pubblicazione di indiscusso pregio, per la quale un plauso
riconoscente va all’editore che ha riproposto in Italia tale
gioiello. Una storia da leggere e amare. Un romanziere tutto da
scoprire!
Laura
Vargiu
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