L’incontro
– Vincenzo Cerami – Mondadori – Pagg. 237 –
ISBN
9788804561798
– Euro 9,50
“L’incontro”
è il titolo del libro di Vincenzo Cerami, edito da Mondadori,
2005 e premiato da un buon successo di critica e pubblico. Ma tra chi
avviene “l’incontro” a cui il titolo allude? Sta
proprio in questo la forza del libro e l’astuzia narrativa del
poliedrico autore, che in quest’opera sfodera tutta la sua
maestria di inventore e organizzatore di trame, mai come in questo
caso oltre la banalità. Due sono i protagonisti della vicenda,
diversissimi tra loro, l’uno fino allora ignaro dell’altro,
eppure attirati reciprocamente da una strana “caccia al tesoro”
sul filo del gioco enigmistico, scaturito da un lungo indovinello in
versi in cui Cerami rivela anche grande perizia nella costruzione di
anagrammi, sciarade, rebus e altri sofisticati giochi di parole.
Il
racconto si tinge vagamente di giallo, con accenni al poliziesco,
anche se in realtà il vero detective è Lud, un giovane
studente di Statistica appassionato di enigmi, che accetta la sfida
casualmente trovata in una strana rivista, decifrando lentamente un
lungo misterioso componimento e inseguendo con caparbietà la
sua soluzione, con una sagacia degna di Hercule Poirot . Solo che il
retroscena che pian piano si svela ai suoi occhi non è quello
un po’ edulcorato e stereotipato di altre note signore del
giallo, ma è, per dirla con l’autore, “roba umana,
con le sporcature e le indecenze dell’esistenza vera”
ossia lo scenario ancora vibrante degli anni di piombo con le sue
contraddizioni e vittime, con i suoi strascichi di dolore, i suoi
perché irrisolti, che nella mente e nell’anima di un suo
protagonista, Sandro Bulmisti, accademico di fama di cui non si hanno
più notizie, continuano a suscitare un’eco di profonda
sofferenza e indignazione, fino a indurlo ad una sorta di originale
rivalsa.
Ma
il fascino del libro, nuovamente implicito e richiamato dal titolo,
oltre che nell’appassionante ricerca e decifrazione dell’enigma
in versi che coinvolge il lettore stesso a cimentarsi con sottili
bisensi seguendo il giovane Lud nelle sue peregrinazioni
intellettuali e spaziali, consiste proprio nella scoperta che il
ventenne attua di una cultura letteraria, cinematografica, storica e
sociale da lui fino ad allora ignorata : un panorama di personaggi
che va da Pasolini a Bertolucci , da Keats a Truffaut, da Che Guevara
a Fellini da Yul Brunner a Steve MacQueen, da Belli a Wilde…
Poesia, cinema, arte, storia, tutto è messo in gioco per la
caccia al rifugio di Bulmisti e quindi lo studente è
costretto, quasi suo malgrado, a fare i conti non solo, come lui dice
, con i “significanti” ma anche con i “significati”,
a leggere e a conoscere, non più come in un “puro”
gioco enigmistico, pagine e protagonisti della cultura universale che
gli aprono uno scenario nuovo, lo scuotono, almeno per un attimo, dal
suo torpore, dalla sua disincantata visione di giovane del 2000…
Quanto più Lud cerca di muoversi nei confini della
razionalità, tanto più si scontra con i sentimenti: lui
che gestisce, d’accordo con la compagna Mara, uno strano
rapporto amoroso basato sull’autocontrollo emotivo più
che sulla passione lacerante, si trova a contatto con la morte, con
“l’odore di fazzoletti bagnati, di sudori,…sente
l’eco di “singhiozzi, urla, sirene d’ambulanze”.
Eppure
Lud non rinuncia alla sfida, percorre chilometri, incontra amici e
familiari del misterioso Mobius, pseudonimo dell’autore
dell’enigma, ne cerca le tracce nel suo ambiente di lavoro,
tenta ogni mezzo per stanarlo.
La
soluzione arriverà, puntuale come in ogni intrigo che si
rispetti, ma, come spesso nelle sceneggiature abilmente costruite da
Cerami - che tra l’altro compare come personaggio in un
simpatico e autoironico cammeo – sarà imprevista e
niente affatto consolatoria: i nodi della giustizia rimangono
irrisolti, la corazza di autodifesa del giovane si intacca ma non si
sblocca del tutto, vince piuttosto la saggezza quasi serena
dell’anziano docente.
Rimangono
ancora molti aspetti dell’opera da sottolineare e tra questi
l’acutezza di certi passaggi, la profondità di analisi
dell’animo umano e degli eventi storici che emerge da certe
affermazioni disseminate nel libro, quasi nascoste dietro il
susseguirsi vivace della trama, ma che testimoniano la serietà
assoluta con cui lo scrittore romano guarda alla vita e alla
scrittura come espressione totale: “la nostra vita è
piena di sotterranei” si legge a pag.118 ed è in questo
abisso che Vincenzo Cerami da anni si affaccia con stile graffiante e
lieve, gradevole e aspro, convinto che la “bellezza” non
sempre coincida con la superficie levigata, ma con la ricerca delle
verità, anche scomode.
Patrizia
Fazzi
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