Le
margherite non sono fiori – Mauro Valenti –
Capponi – Pagg. 392 – ISBN 9788832074369
– Euro 18,00
Dalla
fantasia di Mauro Valenti, architetto e scrittore aretino, dopo il
successo e i riconoscimenti ottenuti con i precedenti romanzi, in
particolare con Un nonno
di otto anni, avvincente
storia di emigrazione ambientata nei primi del ‘900, è
scaturita una trama molto diversa, che ha dato vita al libro Le
margherite non sono fiori,
Capponi, 2020. Il romanzo si muove in uno scenario metropolitano, la
Milano prima della pandemia, con i suoi palazzi del potere, il mondo
della finanza, i bar affollati, le vie e i Navigli. In questo
contesto si muovono personaggi di vario genere, in un intreccio
complesso di vicende in cui tutto si mescola e si confonde, perfino i
nomi dei personaggi.
Significativo
il titolo, che gioca sul doppio significato del nome “margherita”,
che non indica solo un fiore (in realtà anche in botanica la
margherita non è un vero fiore), come pure emblematica è
la copertina dove risalta un volto di donna su cui si stampa la
pianta urbana di Milano con il suo intrico di strade.
La
trama procede alternando fin dall’inizio momenti diversi nel
tempo e nello spazio ed ogni capitolo ha un titolo diverso preso dal
testo e che dà il via ad un succedersi di eventi disparati,
fino a quando, dopo un certo numero di capitoli, si delinea un
inaspettato collegamento tra tutti i personaggi, pur permanendo il
mistero dell’esito finale. Una tecnica narrativa che mi ha
fatto ripensare ad un libro della collaudata coppia di giallisti
Fruttero e Lucentini, ovvero “A che punto è la notte”,
un romanzo bellissimo che consiglio a tutti di ricercare e leggere.
Come
nelle commedie degli equivoci di plautina memoria, lo spunto
narrativo parte dallo scambio casuale di zainetti tra due giovani:
Laura Massetti, che ha ceduto alle lusinghe di facili guadagni
facendo da collaboratrice in una truffa, e Giacomo Facchi, un
architetto che invece coltiva un amore segreto per la poesia (tratto
per cui personalmente ringrazio Mauro) insieme all’aspirazione
per un lavoro più creativo e gratificato di quello svolto in
un repressivo studio professionale. Ma un altro segreto aleggia e fa
da cardine alla storia: una lontana amara scelta fatta da un’altra
donna, anche questa di nome Margherita, che ha rinunciato alla cura
di un figlio non voluto per dedicarsi, per rivalsa, alla carriera
universitaria e a quella di affermata trafficante internazionale.
Non
può mancare, come in un giallo che si rispetti, anche se
questo non comporta assassini, un variopinto gruppo di investigatori,
appartenenti a diversi corpi dello Stato e tutti tesi a inseguire le
tracce di una truffa. Ma, per l’accavallarsi di ruoli e
conflitti interni, il gruppo investigativo non riesce a sbrogliare la
matassa delle indagini, anzi i sospetti si dirigono su chi è
innocente e all’oscuro, per cui il lettore è in qualche
modo pian piano coinvolto nel gioco degli errori investigativi e
assiste divertito ai dialoghi del tavolo investigativo, ai
pedinamenti e alle indagini che per lungo tempo non hanno esito.
Accanto
a questo filone di misterioso intrigo finanziario, riconducibile al
genere ‘giallo’, pur senza spargimento di sangue, si
intreccia una delicata e doppia storia sentimentale del protagonista
maschile, Giacomo, e di due giovani donne, così che il romanzo
si tinge anche di rosa, un po’ come il colore di una ciocca di
capelli di una delle due ragazze che prendono il cuore di Giacomo. E
al tempo stesso, tanto per far riferimento ancora alla commedia
antica, non manca un’agnizione, un ricongiungimento familiare.
Ma qui occorre fermarsi per non svelare troppo.
Mauro
Valenti si dimostra narratore convincente sia nelle veloci
descrizioni di azioni sia nei dialoghi, lasciando affiorare gli stati
emotivi, la determinazione o l’incertezza con cui i personaggi
vivono le loro storie e al tempo stesso fino all’ultimo
lasciando un margine al cambiamento degli stessi, così che
alcuni possono chiamarsi personaggi ‘dinamici’ e nel
corso del romanzo maturano decisioni e danno una svolta alla loro
vita, mentre altri rimangono staticamente nei limiti di una
mediocrità, doppiezza o avidità.
Mauro
non dà alcun giudizio etico, lascia che il lettore percepisca
da sè limiti e pregi dei personaggi, magari evidenziandone
ironicamente i gesti, oppure marcando certe situazioni con un
sottofondo che ne sottolinei la tensione, come nel capitolo 25, in
cui la macchinetta del caffè che borbotta al fuoco accompagna
il crescendo di rivelazione inaspettata di un personaggio. Nel
complesso un romanzo realistico, credibile proprio perché non
sono in campo personaggi totalmente ‘buoni’ ma che
commettono anche errori o rivelano debolezze, cercando di
riscattarsi, difendersi, migliorarsi, sul filo del rasoio tra
individualismo eccessivo e ricerca morale, come nel gioco della vita.
Patrizia
Fazzi
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