Pian
della Tortilla – John Steinbeck – Bompiani
– Pagg. 263 – ISBN 9788845278037
– Euro 12,00
Novella
epica etilica
Terza
prova narrativa dell’autore, rivelatrice del genio,
anticipatrice della consacrazione ricevuta con Furore. Traduzione di
Elio Vittorini. Imbarazzante parlarne, ci si ritrova a cercare di
capire quanto ci piaccia Steinbeck e quanto in realtà stiamo
filtrando tutto il suo humus attraverso la riconoscibilissima penna
di Vittorini, semplicemente perfetta. Superata l’iniziale
titubanza, ci si affida a questa prosa poetica dove regna
l’inversione e la dislocazione a sinistra dell’oggetto in
ogni singolo periodo, e si è quasi rassicurati che sia un
ottimo modo di restituirci una prosa originale, sicuramente
altrettanto poetica. Certo rimane il dubbio sugli echi danteschi, ma
questo aprirebbe filoni di ricerca che lasciamo a chi ha competenze
per intraprenderli, aspettando semmai una nuova traduzione.
In
mano un piccolo Don Chisciotte, ridotto a diciassette capitoli, anche
se privi della dimensione del viaggio, prosecutore ideale di quel
mondo picaresco, antifrastico del genere cavalleresco, in una linea
ideale che congiunge il ciclo arturiano a Lazarillo de Tormes
passando per Cervantes e via via per le ottave italiane del nostro
Ariosto. Un‘epica che rimanda ai grandi temi della vita:
l’amicizia, l’onore, l’amore, la follia. Non manca
niente. Questa è la breve storia di Pilon, Pablo, Gesù
Maria, Joe Portoghese il Grande e il Pirata con i suoi cinque cani,
una non storia di amicizia, un succedersi di espedienti utili a
godere della vita rifuggendo lavoro, società, obblighi morali
e civili, all’insegna della ricerca perenne del bere. Non è
vero neanche questo, il gruppo ha invece un suo codice morale,
strampalato, assurdo ma funzionale ad una nuova etica, non
riconoscibile dal mondo civile. E infatti, loro sono paisanos, gli
ultimi discendenti californiani dei conquistadores spagnoli, “un
miscuglio di spagnolo, di indio, di messicano e di varie razze
caucasiche” e hanno pure partecipato alla guerra contro la
Germania. Vivono a Monterrey, precisamente nella parte alta, nella
baraccopoli di Pian della Tortilla, una sovrapposizione di miserie
umane con una sua narrazione epica e nuovi miti da alimentare. Perché
anche Danny, il protagonista, perno dell’intera vicenda insieme
all’evento di rottura dell’equilibrio iniziale (
riconoscibilissime tutte le funzioni proppiane), ovvero la ricezione
in eredità di due “case” del quartiere, è
il nuovo mito nascente del quale la voce narrante vuole fissare
l’epos, con rigore documentale, al fine di evitare insieme
futuri scherni o al contrario eccessive riscritture. Un senso del
tempo dilatato che rimanda a tratti al realismo magico di Macondo,
una dimensione altra che una volta varcata avvolge il lettore senza
più nulla fargli dubitare. Consigliatissimo.
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