Violeta
– Isabel Allende – Feltrinelli – Pagg. 368 –
ISBN 9788807034800
– Euro 20,00
Violeta,
l’ultimo libro di Isabel Allende, è il viaggio di una
donna che inizia nel 1920 in piena pandemia dovuta all’influenza
spagnola e finisce nel 2020 in pieno lockdown Covid.
Violeta
del Valle ripercorre la sua esistenza privata e pubblica raccontatosi
al nipote, perché “non
c’è lascito migliore di quello della memoria”.
Bambina ribelle, lo rimarrà fino alla fine dei suoi giorni,
lottando per la propria indipendenza come donna nell’affermarsi
in un mondo prettamente maschilista.
Una
vita quella di Violeta fatta di scelte, ma nella coscienza che il
viaggio della vita spesso si svolge nella casualità degli
incontri che si fanno durante il suo tragitto.
Violeta
da ogni nuovo incontro trae beneficio e/o sconforto e delusione
tracciando così il suo percorso personale; donna che non si
esporrà mai veramente nel contesto storico politico che vive,
rimanendo spettatrice degli avvenimenti che accadono intorno a
lei.
La
famiglia con tutte le sue sfumature e problematiche fa da cornice
all’intero romanzo dell’Allende.
La
scrittura dell’Allende è una certezza, i suoi romanzi
lasciano sempre quel sapore di vero, di vita vissuta, ma, nonostante
ciò e nonostante gli argomenti trattati sicuramente vicini a
ognuno di noi, non ho amato particolarmente Violeta. Forse l’immagine
di questa donna che subisce fino alla fine gli eventi senza graffiare
o combattere con tutte le armi per prendere ciò che è
suo, per non essere sempre sottomessa mi ha lasciata un po’
destabilizzata.
Indipendentemente
dalle mie idee personali, Allende è sempre da leggere.
Citazioni
tratte da Violeta
di Isabel Allende
L’affetto
si coltiva, Camilo, bisogna annaffiarlo come una pianta, e invece noi
avevamo lasciato che si seccasse.
Il
viaggio della vita è fatto di lunghi tratti noiosi, un passo
dopo l’altro, giorno dopo giorno, senza che succeda niente di
sconvolgente, ma la memoria si forma con gli eventi imprevisti che
segnano il percorso. Sono questi che vale la pena narrare.
Quanto
è lunga la schiavitù del desiderio! Non fu mai tanto
umiliante come quando mi ritrovai a metà della mia vita, nel
momento in cui la donna dello specchio dimostrava cinquant’anni
di lotta e di stanchezza nel corpo e nell’anima.
La
verità è che ognuno è responsabile della propria
vita. Nasciamo con certe carte in mano e con quelle facciamo il
nostro gioco; ad alcuni toccano carte brutte e perdono tutto, ma
altri con le stesse carte giocano magistralmente e stravincono. Le
carte da gioco determinano chi siamo, età, genere, razza,
famiglia, nazionalità e così via e non le possiamo
cambiare, possiamo solo usarle nel miglior modo possibile. In questo
gioco ci sono ostacoli e opportunità, strategie e trappole.
La
strada della dipendenza è dritta e ben asfaltata
La
distanza sfuma i contorni e il colore dei ricordi.
Anche
la mia vita cambiò in quegli anni, entrai in un nuovo tratto
del mio cammino. Stando ai versi di Antonio Machado, “non c’è
cammino, il cammino si fa andando”; nel mio caso però
non c’era un cammino, ma sentieri stretti e tortuosi che spesso
si cancellavano e sparivano nella boscaglia, che io percorrevo fra un
inciampo e l’altro.
Evitava
di parlare di se stesso, portava agli estremi la legge di Jante che
dice: non credere di essere speciale o migliore degli altri e ricorda
che è il chiodo più sporgente il primo a essere
martellato. Non si vantava nemmeno delle sue scoperte ornitologiche.
Se
il processo di invecchiamento fu graduale, l’anzianità
mi colse invece di sorpresa. Vecchiaia e anzianità non sono la
stessa cosa.
Con
l’umiltà si affronta meglio la mortificazione quotidiana
di dipendere da qualcuno.
C’è
un tempo per vivere e un tempo per morire. E tra i due, c’è
il tempo per ricordare.
Il
mondo è paralizzato e l’umanità in quarantena. È
una strana simmetria nascere durante una pandemia e morire nel corso
di un’altra.
Quando
ti ho chiesto se ti mancherò, mi hai risposto che sarò
sempre seduta su una sedia a dondolo nel tuo cuore.
Le
anime senza peccato fluttuano leggere verso lo spazio siderale e si
trasformano in polvere di stelle.
Katia
Ciarrocchi
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