Tartarino
di Tarascona - Alphonse Daudet - De Agostini -
Pagg. 358 - ISBN 5000000147086
- Euro 9,93
"Ai
leoni ai leoni!"
Una
gran bella sorpresa si è per me rivelata la lettura di questo breve
romanzo del francese Alphonse Daudet (1840-1897), che m´incuriosiva
da diverso tempo.
Pubblicato
nei primi anni Settanta del XIX secolo, il libro aprì una trilogia i
cui due successivi titoli non ebbero forse la stessa fortuna del
primo. Penna particolarmente prolifica, quella dell´autore, la cui
opera spazia dai romanzi alle novelle, dalle poesie ai testi
teatrali. Al centro dell´opera in questione, un personaggio molto
originale le cui (dis)avventure colorano queste pagine di autentica e
irresistibile comicità: Tartarino è un uomo del sud (come lo stesso
Daudet), della città di Tarscona, in Provenza. È un inguaribile
spaccone, nonché bramoso di viaggi avventurosi, possibilmente
lontani dalla patria. Il suo giardino è pieno di piante esotiche in
miniatura, compreso un baobab che ha ormai preso comoda dimora in un
vaso da geranio, mentre in una delle stanze della sua abitazione si
trovano in bella mostra armi di ogni tipo e dimensione.
È
talmente assetato d´avventura - e tale è la fama di grande
cacciatore di cui gode nella sua città - che all´improvviso si
ritrova, suo malgrado e armato di tutto punto, a bordo di una nave in
partenza alla volta dell´Algeria, terra di non bene identificati
"turchi" e, all´epoca, già da tempo in mano francese.
Obiettivo del viaggio: andare a caccia dei temibili leoni
dell´Atlante!
Attraverso
una prosa fluida e molto bella, Daudet ci racconta di un eroe in
verità tragicomico il cui animo si sente spesso diviso tra un don
Chisciotte e un Sancho Panza. Mettendo piede per la prima volta in
Africa, ecco Tartarino d´improvviso faccia a faccia con un mondo,
quello arabo-islamico, che, sebbene "contaminato" dalla presunta
civilizzazione europea, esercita ancora un notevole fascino derivante
anzitutto dalla vaga idea di un Oriente fiabesco che finisce per
estendersi anche a ovest. Colpisce la descrizione dettagliata di
Algeri, con la sua caratteristica Casbah dalle viuzze strette, i
mercati, i minareti delle moschee da cui i muezzìn chiamavano i
fedeli musulmani alla preghiera, le donne velate, la società
coloniale che, impigrita, sostava ai café e nelle piazze. Un
brulicare confuso e tumultuoso di mori, neri subsahariani ed europei,
un crocevia di popolazioni e culture che lo scrittore nativo di
Nimes, essendo stato in Algeria anni prima, sa cogliere con
un´abilità a mio avviso davvero degna di nota; il tarasconese,
dopo l´iniziale timore e sospetto nei confronti degli abitanti del
posto, finisce addirittura per prendere casa nella città vecchia di
Algeri, per via di una liaison imprevista, in mezzo ai musulmani che
prende a frequentare, al punto che lui stesso viene chiamato sidi
Tart´ri (signor Tartarino). E la caccia ai leoni? In realtà, come
il nostro eroe scoprirà amaramente, le nobili belve di un tempo si
sono estinte in Algeria; l´unico leone di cui lui riuscirà a
portar via la pelle come trofeo sarà quello di un povero felino
malandato praticamente addomesticato.
L´epilogo
sarà pieno di sorprese, tra cui la più scontata e triste si
rivelerà la disonestà europea ai danni dell´ingenuo Tartarino;
tuttavia, il ritorno a Tarascona non sarà privo del tappeto rosso,
come del resto si conviene agli eroi. Un romanzo godibilissimo, ancor
più nella bella traduzione di quasi un secolo fa di Aldo
Palazzeschi.
Laura
Vargiu