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  Letteratura  »  Corpi minori, di Jonathan Bazzi, edito da Mondadori e recensito da Katia Ciarrocchi; 31/05/2023
 

Corpi minori - Jonathan Bazzi - Mondadori - Pagg. 324 - ISBN 9788804737223 - Euro 19,50



Un viaggio emotivo tra desideri inespressi e la scoperta di sé.
"Corpi minori" di Jonathan Bazzi è intrigante e pieno di sfumature, leggo in rete che è il prequel di "Febbre", il primo libro dell´autore e che ha lasciato il segno nella letteratura contemporanea, sebbene io non l´abbia letto e non sia una lettura obbligata per apprezzare "Corpi minori", credo che conoscere il precedente lavoro di Bazzi arricchisce la comprensione del suo universo narrativo.
Ascolto l´audiolibro di "Corpi minori" e  suscita in me emozioni contrastanti e ambigue. A distanza di tempo, mi trovo a ripercorrere alcune scene, quasi come se fosse difficile mettere a fuoco l´intera storia, questo effetto potrebbe essere il riflesso della natura sfuggente e complessa del romanzo.
"Corpi minori" è un romanzo di formazione che accompagna il lettore lungo il percorso del giovane protagonista dalla provincia di Rozzano a Milano, città in cui spera di trovare la realizzazione dei suoi desideri e dei suoi sogni. Tuttavia, Milano si rivela un luogo ostile, violento e incapace di accogliere, spingendo il protagonista a confrontarsi con il suo desiderio per ragazzi inafferrabili e misteriosi.
In un intricato gioco di specchi, il romanzo si snoda attraverso gli anni di ricerca interiore del protagonista, fino all´arrivo di un uomo che ne sconvolge l´esistenza: più giovane, affascinante e apparentemente ricettivo ai suoi sentimenti. Ma qualcosa non quadra, e l´amore sembra non essere l´unica risposta possibile alle domande che lacerano l´anima del protagonista.
Scritto con uno stile nervoso, "Corpi minori" offre una riflessione sulla contemporaneità, sulle insicurezze e sui desideri che animano i giovani di oggi. La psicologia dei personaggi viene tratteggiata con maestria, rendendoli credibili e profondamente umani.
Nel romanzo, l´autore esplora tematiche come l´amore, il desiderio, la crescita personale e l´accettazione di sé, Bazzi crea un mondo in cui i corpi che vivono emozioni e sensazioni intense sono paragonati a corpi celesti minori, come asteroidi, meteore e comete, destinati a brillare per un breve periodo e poi scomparire.
La lettura di "Corpi minori" mi ha lasciato un senso di incertezza che mi ha fatto riflettere a lungo sulla storia e sui suoi personaggi, nonostante ciò, Jonathan Bazzi è stato in grado di coinvolgermi emotivamente anche se non sento il bisogno di leggere altro dell´autore al momento, riconosco il valore della sua scrittura.



Citazioni tratte da: Corpi minori di Jonathan Bazzi

Sorrido e mi si svuota il cuore, ma non dico nulla. La voce che sussurra di nuovo, ancora: è finita, basta menzogne. Dai ventricoli rattrappiti del muscolo cardiaco la paura scorre ovunque nel corpo, trasportata dal sistema arterioso - quanto dura la vita collassata allo zero assoluto?

Posso fare tutto, non faccio niente: al cospetto del meglio, mi rituffo nell´indistinto.

... incredibile la quantità di parole a disposizione di un adolescente.

Cambiare spazi significa cambiare intonazione psichica, cambiare testa: la casa nuova innesca un circolo virtuoso.

Propositi a cui tengo fede per meno di un mese: dopo poco più di due settimane, il professore del corso di Estetica (versione facilitata per non filosofi) proietta a sorpresa delle slide su Husserl, il padre della fenomenologia - occorre tornare alle cose stesse, pensare non significa limitarsi a studiare libri, ripetere le idee di chi ci ha preceduto -, e sento avvampare in me la nostalgia. Edmund Husserl e poi Max Scheler: l´etica materiale dei valori, bene e male sono nelle cose, dentro di esse, esistono!, non sono solo proiezioni - viviamo in un cosmo pieno di senso. Un fiotto di luce mi solca la mente: io sono questo, signore e signori, è una chiamata.

Mangia mangia, il vuoto che io non so occupare?, prende a sformarsi sotto l´effetto del cibo. Divora per noia, paura, consolazione, assume lassativi e pastiglie ingloba-grassi mentre ingurgita la dispensa intera...

Agli occhi dei più, cosa differenzia la nostra presenza nel mondo da una funzione, una parte? Solo chi rimane potrà dire chi siamo, scrive Hannah Arendt. Finché restiamo tra i vivi la visuale su noi stessi è impedita, falsata, la nostra forma ci è inaccessibile. Inconsistenza dell´autobiografia, delirio dell´autenticità, lo specchio non vede se stesso. Solo con l´uscita di scena la storia che abbiamo tracciato si annoda, si chiude, e chi resta può riferire il ruolo che abbiamo svolto. Le persone: esseri narrativi che non si appartengono, fatti per essere ricomposti, raccontati dagli altri.

Sono l´approfittatore, menzogna ambulante.
So trarre in inganno su ogni cosa, me stesso e il mondo, combinare traffici illeciti nei ventricoli altrui, scambiare tenerezze per un posto letto. Posso fissare negli occhi chi si fida di me senza riserve, stringendo la verità per impedirle di affiorare dall´iride, trattenerla a forza sul fondo, sospendi il fiato - affinché non riemerga.

Far leva, demolire tutto: infilo le mani nella lesione e squarcio di netto il telo pieno di rattoppi che mi separa dal mondo a cui voglio appartenere, tornare.

Riunire significato e significante, chiamare le cose col loro nome.

Perché non c´è affatto bisogno dell´amore per essere macellati da una separazione.

Quando ti innamori ti si centuplicano le forze e insieme rischi il collasso, hai dei giri armonici bellissimi installati nella camera timpanica: bellissimi e poi, a tratti, angoscianti, quando finisci assediato dalla paura di dire la cosa sbagliata, oppure ti convinci di aver colto in un gesto, in un suo movimento inatteso, il segno irrimediabile del ripensamento. Bellissimi e poi, a tratti, abrasivi, contundenti: perché innamorarsi significa in ogni caso spaccare il guscio, lasciare la polpa esposta, offrirla, come la carne di Prometeo. Invertebrati, molluschi che non vedevano l´ora di perdere la conchiglia, e poi tremano perché presagiscono le conseguenze della spoliazione. Si sta sempre in allerta, al centro di attacchi aerei: da ogni domanda fatta all´altro, sul pranzo, il tempo o i lacci delle scarpe, cercare di capire il destino che ci attende. Solo immagini, ovunque spettri: ci si graffia con un sorriso che cala, una frase un po´ vaga, un bacio più corto dei precedenti.

... quando ti innamori l´altro resta un´ipotesi, che si dice verrà, che è sempre in arrivo, ma che non è mai davvero qui neppure quando sembra. Inquantificabile, un ultracorpo che deborda di continuo dalla presenza materiale che hai a fianco.

... è mentendo che si riesce a essere al contempo quello che siamo e vogliono gli altri, restare uno ed essere tutto, frantumarsi e, all´occasione, fornire a ciascuno il frammento di noi che desidera, la scheggia richiesta.

Ci si innamora dei pezzi mancanti, ma nessun intero viene mai ricostituito, perché non ti ricostituisci, quesito, assillo. Ben più che domanda. Non vogliamo davvero, c´era un motivo se i pezzi risultavano assenti, ovvero sottratti.

Attentatore e vittima, questo è il momento in cui scopro, meraviglie della psicopatologia, che si possono riassumere i ruoli opposti in un´unica testa, unico corpo, figura - quanti ruoli conteniamo, protagonisti, antagonisti, matrioska di nemici, nel formicaio ci si rintana per divorarsi, più stiamo vicini e meglio viene l´eccidio.

Ma qualsiasi corpo dispone di questo potere: è così che molti si sbagliano, capita che facciano confusione. I corpi si dicono più cose di quel che vorrebbero i legittimi proprietari, se le continuano a dire, inadeguati, petulanti, a oltranza. A volte basta l´alone di tepore, il piccolo caldo.

Gente incastonata nel delirio post amoroso. Domande tra utenti, reiterati quesiti agli esperti: tanti quelli che lasciano passare mesi, interi anni nel tentativo di arrivare a una conclusione, tantissimi quelli che faticano ad ammetterlo a se stessi, tutti resistiamo all´idea che nell´ambito considerato non ci sia differenza tra l´esperienza onirica e la realtà, prima o poi in entrambi casi ci si sveglia.

Confidare a qualcuno un contenuto mentale significa farlo diventare realtà, ma tutto ciò che non mettiamo in comune esponenzialmente accresce il suo potere. Il pensiero indesiderato lavora come l´ostrica: accoglie il granello di sabbia e lo tramuta in ingombro sempre più grande.

Dubbio, il dubbio vigoroso di voler riparare un fatto che andrebbe solo accettato. Molte cose finiscono, puerile opporsi all´evoluzione naturale della fisiologia, alle alterazioni biochimiche dell´innamoramento, incrementi ormonali drenati via, nelle prime fasi di un rapporto il cervello produce anfetamine, in particolare la PEA, feniletilamina, ossitocina, adrenalina, decollo quindi atterraggio, si apre la terra.

Una sedia con tre gambe rimane una sedia? E se è fatta di pongo. Carta, aria, una sedia di azoto. Altera la forma, il materiale, le dimensioni. Aspetto, funzione: domandiamoci cosa fa sì che una sedia sia una sedia, dove passi il tratto fondamentale, perdendo il quale sparisce l´ente, il fenomeno, l´esperienza in questione. Oggetti materiali e non solo: un quadro, un brano musicale, un´architettura.

La pulsione aggressiva di fondo, in tutti noi, principio di nevrosi ossessiva, la zannata psichica ricorrente che affonda nella carne delle persone di cui ci importa di più: amiamo e al contempo coviamo tra le costole impulsi distruttivi - all´amore, qualcuno sibila, si accompagna sempre un vago ronzio d´odio.

Esistono tipi di scrittori diversi, ci sono i grandi inventori di trame e personaggi e poi quelli troppo fedeli ai nomi e ai volti, troppo incarnati. A me, secondo tipo o figlio del mio tempo, interessa raccontare la realtà ulteriore che talvolta ammanta quella che vedono tutti, il piano già narrativo, già di suo letterario, che taglia di traverso questo nostro mondo ma che non entra nella frugalità approssimativa dei discorsi quotidiani. L´intersezione tra il dato di fatto e la distorsione soggettiva, la provocazione data dall´ambiguità di una sovrapposizione, vero falso, personaggio persona. Terra di mezzo. Mi dedico alla trascrizione di un mondo che ramifica da quello che abbiamo sotto gli occhi, all´interno di quello, che tiene fermi i contrassegni condivisi da tutti, le coordinate intersoggettive, e intanto sposta, duplica, scava cunicoli o rammenta lo spalancarsi del campo celeste sopra la testa, mille e più stanze d´aria.

A volte nella vita capita che si resti incastrati, e questa è proprio la storia di un inceppamento, di un movimento che parte e si arena, di un corpo che inizia a girare su se stesso quando invece sognava di sfrecciare, accendere l´attrito atmosferico di migliaia milioni di colori impensati, e sedurre tutti con la sua lunga chioma modulata dalle radiazioni e dai venti solari. L´amore, la città, cosa rimane.



Katia Ciarrocchi



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