Corpi
minori - Jonathan Bazzi - Mondadori - Pagg. 324 -
ISBN 9788804737223
- Euro 19,50
Un
viaggio emotivo tra desideri inespressi e la scoperta di sé.
"Corpi
minori" di Jonathan Bazzi è intrigante e pieno di sfumature, leggo
in rete che è il prequel di "Febbre", il primo libro dell´autore
e che ha lasciato il segno nella letteratura contemporanea, sebbene
io non l´abbia letto e non sia una lettura obbligata per apprezzare
"Corpi minori", credo che conoscere il precedente lavoro di Bazzi
arricchisce la comprensione del suo universo narrativo.
Ascolto
l´audiolibro di "Corpi minori" e suscita in me emozioni
contrastanti e ambigue. A distanza di tempo, mi trovo a ripercorrere
alcune scene, quasi come se fosse difficile mettere a fuoco l´intera
storia, questo effetto potrebbe essere il riflesso della natura
sfuggente e complessa del romanzo.
"Corpi
minori" è un romanzo di formazione che accompagna il lettore lungo
il percorso del giovane protagonista dalla provincia di Rozzano a
Milano, città in cui spera di trovare la realizzazione dei suoi
desideri e dei suoi sogni. Tuttavia, Milano si rivela un luogo
ostile, violento e incapace di accogliere, spingendo il protagonista
a confrontarsi con il suo desiderio per ragazzi inafferrabili e
misteriosi.
In
un intricato gioco di specchi, il romanzo si snoda attraverso gli
anni di ricerca interiore del protagonista, fino all´arrivo di un
uomo che ne sconvolge l´esistenza: più giovane, affascinante e
apparentemente ricettivo ai suoi sentimenti. Ma qualcosa non quadra,
e l´amore sembra non essere l´unica risposta possibile alle
domande che lacerano l´anima del protagonista.
Scritto
con uno stile nervoso, "Corpi minori" offre una riflessione sulla
contemporaneità, sulle insicurezze e sui desideri che animano i
giovani di oggi. La psicologia dei personaggi viene tratteggiata con
maestria, rendendoli credibili e profondamente umani.
Nel
romanzo, l´autore esplora tematiche come l´amore, il desiderio,
la crescita personale e l´accettazione di sé, Bazzi crea un mondo
in cui i
corpi che vivono emozioni e sensazioni intense sono paragonati a
corpi celesti minori, come asteroidi, meteore e comete, destinati a
brillare per un breve periodo e poi scomparire.
La
lettura di "Corpi minori" mi ha lasciato un senso di incertezza
che mi ha fatto riflettere a lungo sulla storia e sui suoi
personaggi, nonostante ciò, Jonathan Bazzi è stato in grado di
coinvolgermi emotivamente anche se non sento il bisogno di leggere
altro dell´autore al momento, riconosco il valore della sua
scrittura.
Citazioni
tratte da: Corpi
minori di Jonathan Bazzi
Sorrido
e mi si svuota il cuore, ma non dico nulla. La voce che sussurra di
nuovo, ancora: è finita, basta menzogne. Dai ventricoli rattrappiti
del muscolo cardiaco la paura scorre ovunque nel corpo, trasportata
dal sistema arterioso - quanto dura la vita collassata allo zero
assoluto?
Posso
fare tutto, non faccio niente: al cospetto del meglio, mi rituffo
nell´indistinto.
...
incredibile
la quantità di parole a disposizione di un adolescente.
Cambiare
spazi significa cambiare intonazione psichica, cambiare testa: la
casa nuova innesca un circolo virtuoso.
Propositi
a cui tengo fede per meno di un mese: dopo poco più di due
settimane, il professore del corso di Estetica (versione facilitata
per non filosofi) proietta a sorpresa delle slide su Husserl, il
padre della fenomenologia - occorre tornare alle cose stesse,
pensare non significa limitarsi a studiare libri, ripetere le idee di
chi ci ha preceduto -, e sento avvampare in me la nostalgia. Edmund
Husserl e poi Max Scheler: l´etica materiale dei valori, bene e
male sono nelle cose, dentro di esse, esistono!, non sono solo
proiezioni - viviamo in un cosmo pieno di senso. Un fiotto di luce
mi solca la mente: io sono questo, signore e signori, è una
chiamata.
Mangia
mangia, il vuoto che io non so occupare?, prende a sformarsi sotto
l´effetto del cibo. Divora per noia, paura, consolazione, assume
lassativi e pastiglie ingloba-grassi mentre ingurgita la dispensa
intera...
Agli
occhi dei più, cosa differenzia la nostra presenza nel mondo da una
funzione, una parte? Solo chi rimane potrà dire chi siamo, scrive
Hannah Arendt. Finché restiamo tra i vivi la visuale su noi stessi è
impedita, falsata, la nostra forma ci è inaccessibile. Inconsistenza
dell´autobiografia, delirio dell´autenticità, lo specchio non
vede se stesso. Solo con l´uscita di scena la storia che abbiamo
tracciato si annoda, si chiude, e chi resta può riferire il ruolo
che abbiamo svolto. Le persone: esseri narrativi che non si
appartengono, fatti per essere ricomposti, raccontati dagli altri.
Sono
l´approfittatore, menzogna ambulante.
So
trarre in inganno su ogni cosa, me stesso e il mondo, combinare
traffici illeciti nei ventricoli altrui, scambiare tenerezze per un
posto letto. Posso fissare negli occhi chi si fida di me senza
riserve, stringendo la verità per impedirle di affiorare dall´iride,
trattenerla a forza sul fondo, sospendi il fiato - affinché non
riemerga.
Far
leva, demolire tutto: infilo le mani nella lesione e squarcio di
netto il telo pieno di rattoppi che mi separa dal mondo a cui voglio
appartenere, tornare.
Riunire
significato e significante, chiamare le cose col loro nome.
Perché
non c´è affatto bisogno dell´amore per essere macellati da una
separazione.
Quando
ti innamori ti si centuplicano le forze e insieme rischi il collasso,
hai dei giri armonici bellissimi installati nella camera timpanica:
bellissimi e poi, a tratti, angoscianti, quando finisci assediato
dalla paura di dire la cosa sbagliata, oppure ti convinci di aver
colto in un gesto, in un suo movimento inatteso, il segno
irrimediabile del ripensamento. Bellissimi e poi, a tratti, abrasivi,
contundenti: perché innamorarsi significa in ogni caso spaccare il
guscio, lasciare la polpa esposta, offrirla, come la carne di
Prometeo. Invertebrati, molluschi che non vedevano l´ora di perdere
la conchiglia, e poi tremano perché presagiscono le conseguenze
della spoliazione. Si sta sempre in allerta, al centro di attacchi
aerei: da ogni domanda fatta all´altro, sul pranzo, il tempo o i
lacci delle scarpe, cercare di capire il destino che ci attende. Solo
immagini, ovunque spettri: ci si graffia con un sorriso che cala, una
frase un po´ vaga, un bacio più corto dei precedenti.
...
quando
ti innamori l´altro resta un´ipotesi, che si dice verrà, che è
sempre in arrivo, ma che non è mai davvero qui neppure quando
sembra. Inquantificabile, un ultracorpo che deborda di continuo dalla
presenza materiale che hai a fianco.
...
è
mentendo che si riesce a essere al contempo quello che siamo e
vogliono gli altri, restare uno ed essere tutto, frantumarsi e,
all´occasione, fornire a ciascuno il frammento di noi che desidera,
la scheggia richiesta.
Ci
si innamora dei pezzi mancanti, ma nessun intero viene mai
ricostituito, perché non ti ricostituisci, quesito, assillo. Ben più
che domanda. Non vogliamo davvero, c´era un motivo se i pezzi
risultavano assenti, ovvero sottratti.
Attentatore
e vittima, questo è il momento in cui scopro, meraviglie della
psicopatologia, che si possono riassumere i ruoli opposti in un´unica
testa, unico corpo, figura - quanti ruoli conteniamo, protagonisti,
antagonisti, matrioska di nemici, nel formicaio ci si rintana per
divorarsi, più stiamo vicini e meglio viene l´eccidio.
Ma
qualsiasi corpo dispone di questo potere: è così che molti si
sbagliano, capita che facciano confusione. I corpi si dicono più
cose di quel che vorrebbero i legittimi proprietari, se le continuano
a dire, inadeguati, petulanti, a oltranza. A volte basta l´alone di
tepore, il piccolo caldo.
Gente
incastonata nel delirio post amoroso. Domande tra utenti, reiterati
quesiti agli esperti: tanti quelli che lasciano passare mesi, interi
anni nel tentativo di arrivare a una conclusione, tantissimi quelli
che faticano ad ammetterlo a se stessi, tutti resistiamo all´idea
che nell´ambito considerato non ci sia differenza tra l´esperienza
onirica e la realtà, prima o poi in entrambi casi ci si sveglia.
Confidare
a qualcuno un contenuto mentale significa farlo diventare realtà, ma
tutto ciò che non mettiamo in comune esponenzialmente accresce il
suo potere. Il pensiero indesiderato lavora come l´ostrica:
accoglie il granello di sabbia e lo tramuta in ingombro sempre più
grande.
Dubbio,
il dubbio vigoroso di voler riparare un fatto che andrebbe solo
accettato. Molte cose finiscono, puerile opporsi all´evoluzione
naturale della fisiologia, alle alterazioni biochimiche
dell´innamoramento, incrementi ormonali drenati via, nelle prime
fasi di un rapporto il cervello produce anfetamine, in particolare la
PEA, feniletilamina, ossitocina, adrenalina, decollo quindi
atterraggio, si apre la terra.
Una
sedia con tre gambe rimane una sedia? E se è fatta di pongo. Carta,
aria, una sedia di azoto. Altera la forma, il materiale, le
dimensioni. Aspetto, funzione: domandiamoci cosa fa sì che una sedia
sia una sedia, dove passi il tratto fondamentale, perdendo il quale
sparisce l´ente, il fenomeno, l´esperienza in questione. Oggetti
materiali e non solo: un quadro, un brano musicale, un´architettura.
La
pulsione aggressiva di fondo, in tutti noi, principio di nevrosi
ossessiva, la zannata psichica ricorrente che affonda nella carne
delle persone di cui ci importa di più: amiamo e al contempo coviamo
tra le costole impulsi distruttivi - all´amore, qualcuno sibila,
si accompagna sempre un vago ronzio d´odio.
Esistono
tipi di scrittori diversi, ci sono i grandi inventori di trame e
personaggi e poi quelli troppo fedeli ai nomi e ai volti, troppo
incarnati. A me, secondo tipo o figlio del mio tempo, interessa
raccontare la realtà ulteriore che talvolta ammanta quella che
vedono tutti, il piano già narrativo, già di suo letterario, che
taglia di traverso questo nostro mondo ma che non entra nella
frugalità approssimativa dei discorsi quotidiani. L´intersezione
tra il dato di fatto e la distorsione soggettiva, la provocazione
data dall´ambiguità di una sovrapposizione, vero falso,
personaggio persona. Terra di mezzo. Mi dedico alla trascrizione di
un mondo che ramifica da quello che abbiamo sotto gli occhi,
all´interno di quello, che tiene fermi i contrassegni condivisi da
tutti, le coordinate intersoggettive, e intanto sposta, duplica,
scava cunicoli o rammenta lo spalancarsi del campo celeste sopra la
testa, mille e più stanze d´aria.
A
volte nella vita capita che si resti incastrati, e questa è proprio
la storia di un inceppamento, di un movimento che parte e si arena,
di un corpo che inizia a girare su se stesso quando invece sognava di
sfrecciare, accendere l´attrito atmosferico di migliaia milioni di
colori impensati, e sedurre tutti con la sua lunga chioma modulata
dalle radiazioni e dai venti solari. L´amore, la città, cosa
rimane.
Katia
Ciarrocchi
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