Suo
marito
- Giustino Roncella nato Boggiolo
- Luigi Pirandello - Rizzoli - Pagg. 544 - ISBN
9788817063388
- Euro 12,00
Povero
Pirandello
Perché
Pirandello ebbe bisogno di scrivere questo scomodo romanzo, apparso
per i tipi Quattrini di Firenze, nel 1911? Perché cercò di
coinvolgere anche Ugo Ojetti in questa operazione antipatica
dedicandogli il libro? Perché non si fermò nemmeno di fronte al
rifiuto di Treves che cercava di fargli capire come fosse poco
opportuno pubblicare un romanzo che alludeva, nella figura del
marito, a Palmiro Madesani, consorte-manager di Grazia Deledda?
Perché, ancora, di fronte al rifiuto del Treves, divenne ancora più
paranoico nei riguardi della scrittrice sarda, pensando che cercasse
di boicottarlo?
Gli epistolari rimandano a questi fatti, tacciono però i moventi.
Si
potrebbe pensare che Pirandello fosse geloso della fama della
Deledda, che vedesse in Madesani una figura insulsa, negli ambienti
letterari della Roma di inizio Novecento non era certo l´unico a
pensarla così, o che semplicemente nello sfogare un sentimento
comprensibile perse la bussola, rendendosi conto forse troppo tardi
del fatto che sarebbe potuto risultare molto antipatico o che avrebbe
potuto ferire gli interessati. Fatto sta che non permise una seconda
ristampa e che, se la morte non lo avesse colto appena quattro mesi
dopo quella della Deledda, forse le sue carte avrebbero restituito
più del tentativo di rifacimento al quale stava lavorando e che
aveva come nuovo titolo "Giustino Roncella nato Boggiòlo".
Perché
leggerlo allora se lo stesso Pirandello forse lo misconosceva?
Semplice, è finemente e puramente pirandelliano e se riusciamo a
trascendere dal pretesto compositivo, perdonando questo limite tutto
umano, abbiamo modo di godere di uno dei suoi migliori drammi.
Silvia
Roncella, scrittrice agli esordi, schiva e trapiantata a Roma dalla
natia Taranto, è sposata con Giustino Boggiòlo che da modesto
impiegato si trasforma nel suo agente letterario mentre lei non tiene
il passo a una società modaiola, frivola, pressante, che sente molto
distante da sé. Ben presto il marito non percepisce più le esigenze
della moglie e la trasforma in una macchina produttrice di soldi
mentre la donna matura in sé un sentimento di totale estraneità nei
suoi confronti. Il successo del suo primo dramma "La nuova colonia"
( sarà poi il titolo di un´opera pirandelliana) coincide con il
suo travagliato primo parto che la mette in pericolo di vita mentre
il marito è a teatro a godere il successo di tanto lavoro. La
frattura di Silvia Roncella dalla vita e dal marito diventa
definitiva, cessa di scrivere, non si cura del figlioletto, fino a
quando non escogita una via di fuga da questa prigione e matura un
necessario affrancamento.
All´interno
della narrazione principale la coppia Madesani-Deledda è
riconoscibile ma non si può certo dire che la loro traiettoria di
vita abbia avuto punti di contatto con questo tipico dramma
pirandelliano nel quale sottotraccia, in una narrazione secondaria, è
nascosto il dolore di Pirandello uomo e marito, penosamente afflitto
dalla malattia mentale della moglie Antonietta Portulano. Non solo, è
palese che la prospettiva assunta dalla voce narrante sia benevola
nei confronti della donna vittima del marito e delle sue mire, tutto
è raccontato secondo la sua prospettiva con partecipazione viva e
sentita del suo disagio psicologico. Chi, meglio di lui, d´altronde?
Si può dunque perdonare a Pirandello questo scritto? Lascio al
lettore la decisione, intanto ne consiglio la lettura.
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