L´orto
americano - Pupi Avati - Solferino - Pagg. 176 -
ISBN 9788828213192
- Euro 16,00
E´
uscito il nuovo romanzo di Pupi Avati, "L´orto americano",
Solferino editore. Giorni addietro ne ho parlato per telefono con
l´Autore, e quindi c´è stato uno scambio di messaggi, che in
parte riporto. Ciò per capire meglio, soprattutto riguardo l´ultimo
mio quesito rimasto in sospeso.
Caro
Pupi, ho cercato in libreria il tuo libro e ho scoperto che esce il
31 ottobre. Mi piacerebbe sapere quanto di autobiografico c´è in
esso. Grazie. Aurelio
No,
non c´è nulla se non il parlare mio con i miei morti. Tutte le
sere dico i loro nomi, forse 250 o di più, li ho scritti sul
computer e loro vengono da me. Sono qui e io non ho paura. Dobbiamo
loro la nostra esistenza e tutto quello che di magnifico ci hanno
lasciato. Come ci hanno allevati e protetti e nutriti e quello che
hanno costruito per il nostro benessere... Pupi
Caro
Pupi, tutto il giorno ho pensato ai 250 nomi delle persone a te
vicine che tieni sempre presenti: mi sembra una cosa bellissima,
poetica, anche se inusuale. Aurelio
Credo
che siano i nostri morti i soli a occuparsi seriamente di noi. Ti
abbraccio forte.
Pupi
Se
hai un attimo, mi dici di questa tua supposizione? Anch´io ti
abbraccio forte. Aurelio
Pupi
non risponde a questa mia ultima domanda. So che è molto impegnato.
Oggi
31 ottobre mi arriva dalla libreria l´avviso che il libro prenotato
è arrivato, corro in Ortigia, il mio passo non è più quello di una
volta. Torno a casa, stanco, incomincio a leggere, impaziente.
La
storia inizialmente è ambientata a Bologna, nel 1946. Un giovane
aspirante scrittore si trova presso la bottega di un barbiere, quando
sull´uscio s´affaccia una ragazza in divisa da ausiliaria
americana per chiedere un´informazione. E´ tanta la sua bellezza
e il suo fascino che il giovane rimane scombussolato: sente che è la
donna della sua vita, e la sua immagine lo insegue notte e giorno,
diventa quasi un´ossessione. Passano così due anni tra malinconie
e rimpianti e per vincere l´ansia che non gli dà requie decide di
andare a cercarla in America e scrivere magari un romanzo. Per una
serie di coincidenze, riesce a trovare la casa dove la ragazza
abitava prima della guerra, ma ci abita la madre, rimasta sola,
disperata a causa della figlia dispersa in Italia, probabilmente
morta. Dinanzi alla casa c´è un orto, da cui di notte provengono
urla e lamenti, e il giovane, che alloggia in un appartamento
limitrofo a quello della donna, nottetempo lo perlustra e scavando in
un punto dove la terra era stata smossa, fa una scoperta macabra che
pensa lo colleghi a Barbara, la ragazza scomparsa. Approfittando poi
dell´assenza della madre, ricoverata in ospedale, s´introduce in
quella che era stata la camera di Barbara e trova una sua foto. La
mette in una cornice dove sono già esposte altre foto di persone
scomparse a lui care. E bisogna precisare che fin dall´infanzia
aveva quest´abitudine, era qualcosa che lo preservava dalla paura,
ma suscitava anche delle preoccupazioni che avevano spinto i parenti
a ricoverarlo per un periodo in manicomio.
Il
giovane rientra in Italia, sempre nella speranza ossessiva di
ritrovare Barbara, e le sue tracce lo portano ad Argenta, alla foce
del Po, dove sta per svolgersi un processo
In
cui sono coinvolti due fratelli accusati dell´omicidio efferato di
tre donne.
Questa
è un breve accenno della trama che non dà minimamente l´idea del
romanzo, che è sconvolgente, con un ritmo serrato e un incalzare di
eventi che non dà respiro, dove l´orrore pervade la scena e anche
la mente del lettore, con un finale sconcertante, disarmante, che
lascia sbigottiti.
Non
mi soffermo quindi sulla trama, che spero più in là di capire
meglio, capirne la profondità del messaggio, forse quando uscirà il
film le cui riprese cominceranno a breve. Piuttosto, voglio
analizzarne due elementi fondamentali: l´importanza delle foto
delle persone care morte, che il protagonista tiene sempre in
evidenza perché allontanano la paura; quindi, l´amore per una
ragazza la cui ricerca diviene l´obiettivo primario della sua vita,
pur nella sua evanescenza. Entrambi questi elementi sono basilari
nella vita dello stesso Autore: l´amore sconfinato per i suoi cari,
che se pur scomparsi sono sempre vicini a lui, come in simbiosi, in
parallelo col protagonista del romanzo. E infine, la constatazione
della grande umanità e sensibilità di Avati che pone a livello
ideale e poetico un amore unico, sogno che a volte può essere
inseguito per una vita intera. Questa purezza di sentimenti, un po´
romantica,è nelle corde di Pupi. Ne sono convinto.
Nella
chiusa del libro, nei ringraziamenti, egli scrive: "debbo molto a
nostra madre, che ci ha insegnato l´impensabile". Sono d´accordo
con lui, ma i due aspetti che ho messo in rilievo trascendono secondo
me "l´impensabile", fanno parte del divino che c´è
nell´uomo, che è l´impensabile dell´impensabile.
Concludo
con una conferma molto importante che illumina finalmente questo
modesto mio scritto, conferma che aspettavo, sebbene non ci sperassi
molto. Ecco il messaggio di Pupi, tracciato stamattina all´alba:
Caro
Aurelio, credo che i nostri morti - ognuno ha i propri -
rappresentino simultaneamente quel territorio dell´assensa/presenza
che dilata la nostra vita. Sta albeggiando e la casa è immersa in
una rassicurante penombra. La prima presenza che ho avvertito è
quella della zia Teta che è venuta a farmi gli auguri. Era nubile e
mi teneva in braccio tutto il giorno. Quando mi posava al suolo
piangevo. Ma sta arrivando mio padre e mia madre e la zia Lilla a
rassicurarmi. Non resterò mai solo. Pupi.
Caro
Pupi, quanto è bello ciò che scrivi! "L´assenza/presenza che
dilata la nostra vita" è qualcosa di così inedito, delicato,
grande, che mi fa venire i brividi. Io avevo intuito, sebbene
lontanamente, questo tuo presentimento che ha una sostanza di realtà
vera, struggente, commovente. Per questo motivo ho insistito con la
mia domanda. Ora che mi sono chiarito, sono d´accordo con te: la
nostra esistenza va oltre la morte se siamo in simbiosi con i nostri
cari scomparsi: tuo padre, tua madre, sono sempre presenti, vivi, in
questa tua alba misteriosa, nella tua casa "immersa in una
rassicurante penombra". Anche mia madre, le persone a me care, sono
sempre vive, e non resteremo mai soli, anche quando non ci saremo,
perché saremo sempre presenti per le persone che oggi ci avvolgono
col loro affetto. E così di generazione in generazione: il nostro
dialogo sarà eterno.
Credo
che tu, con la tua testimonianza unica e strepitosa, abbia toccato le
vette più alte di poesia. Grazie. Aurelio
"...l´assenza/presenza
che dilata la nostra vita..."
Aurelio
Caliri