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  Letteratura  »  I piccoli maestri, di Luigi Meneghello, edito da Rizzoli e recensito da Siti 24/11/2023
 

I piccoli maestri - Luigi Meneghello - Rizzoli - Pagg. 272 - ISBN 9788817061186 - Euro 12,50



"Non eravamo mica buoni, a fare la guerra"



Nella tradizione della letteratura resistenziale questo scritto di Meneghello si pone, è riconosciuto da tutta la critica, in posizione molto originale. In primo luogo perché la scrittura non è immediata, il recupero dei fatti vissuti sull´Altopiano di Asiago avviene quasi un ventennio dopo, il libro fu infatti scritto nel 1963; in secondo luogo perché l´identità di chi scrive, ricordando, ha subìto una naturale evoluzione: Meneghello non è più un giovane acculturato che è salito sull´altopiano con i suoi amici vicentini per fare la guerra civile, ora è un professore universitario in Inghilterra. La sua memoria filtra il vissuto a debita distanza con l´intento dichiarato di "dare un resoconto veritiero dei casi miei e dei miei compagni negli anni dal `43 al `45: veritiero non all´incirca e all´ingrosso, ma strettamente e nei dettagli" (nota al testo in seguito alla revisione del sett. 1974 - aprile 1975).
Una cronaca stringente, particolareggiata ma anche frammentaria, quasi una giustapposizione di episodi scritti a partire dagli anni cinquanta e con estrema difficoltà, una difficoltà causata dal ricordo ancora vivo e pungente di una guerra mai cercata e voluta ma che lo ha attratto irrimediabilmente, stregandolo negli aspetti più violenti e di conseguenza segnandolo. La scrittura troppo precoce mal si sarebbe saldata con la rielaborazione intima dei fatti vissuti che non erano stati ancora elaborati. Quando poi è sopraggiunta la scrittura, lo sforzo più grande per Meneghello è stato quello di dargli una struttura narrativa rimanendo però fedele alla sua visione antiretorica.

La narrazione si apre con la ricerca di una scafa sotto il Colombara, Meneghello è in compagnia di una ragazza che ha trascinato sull´Altopiano per ritrovare oggetti lasciati nel pertugio sotto terra durante un rastrellamento, all´apice della sua partecipazione alla guerra civile: un libretto e il "parabello". Li trova e in quell´atto si conclude la sua guerra, "tutta una serie di sbagli"; all´emozione subentra la comprensione degli eventi e la capacità di lasciarli andare, per quelli che sono stati, congedandoli finalmente. Trovare il "parabello"abbandonato coincide con il capire di aver vissuto una guerra anomala a cui non erano affatto preparati: "non eravamo mica buoni, a fare la guerra".

É dunque ora di raccontarla questa non guerra, questa frattura all´indomani dell´armistizio. Anche qui, come in Fenoglio, è chiaro il senso di sbandamento provato dalla nostra gente, Piemonte o Veneto non fa differenza. I renitenti alla leva, la gente comune che li aiuta e vuole voltare pagina, gli irriducibili fascisti, la ricerca di un nuovo inizio, lo scivolare deciso verso la clandestinità. E i giovani che precocemente diventano vecchi senza essere stati giovani e salgono in montagna. E la montagna qui è l´Altopiano. Protagonista assoluto, essenza intima della narrazione, un luogo dell´anima capace di aprire scorci descrittivi evocativi e di calmare l´animo inquieto, teso, eccitato da eventi fuori dall´ordinario, incomprensibili mentre li si vive.


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