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  Letteratura  »  Cristallo di rocca, di Adalbert Stifter, edito da Adelphi e recensito da Laura Vargiu 24/11/2023
 

Cristallo di rocca - Adalbert Stifter - Adelphi - Pagg. 90 - ISBN 9788845905711 - Euro 10,00


Deserto bianco



Mi fermo a tre stelle piene per quanto riguarda questo lungo racconto dell´austriaco Adalbert Stifter (1805-1868), il quale fu autore di poesie, novelle, romanzi e anche saggi, nonché pittore e precettore; di umili natali, ebbe un´esistenza travagliata e una morte alquanto tragica e impressionante (si cerchi, per curiosità, la sua biografia) che stride con la pace e la grande bellezza naturale affiorante nelle pagine del volumetto in questione.
La sua è una scrittura che si mantiene lontana dagli apici letterari del Romanticismo tedesco, così pure da certe elucubrazioni legate al vivere dell´epoca, mostrando un´attenzione tutta particolare verso la quotidianità umile e semplice, le tradizioni, i piccoli mondi antichi d´atmosfera provinciale distanti anni luce dai fasti (e dal caos) della capitale asburgica o di altre grandi città dell´impero.
Testimonia per bene tutto ciò quanto descritto in "Cristallo di rocca", dove la dimensione per così dire urbana si riduce a piccoli villaggi sparsi su vallate isolate racchiuse tra le montagne.
Scritto a metà degli anni Quaranta dell´Ottocento e pubblicato inizialmente su un quotidiano di Vienna, questo racconto comparve in versione definitiva nel 1853 all´interno della raccolta "Pietre colorate" ("Bunte Steine") insieme ad altri cinque testi, tutti intitolati con un nome di pietra.
Sebbene l´inizio dello scritto si perda in lunghe, minuziose descrizioni anzitutto legate alle feste religiose e all´ambiente montano, risultando in generale ben poco vivaci e ancor meno avvincenti, la narrazione si riprende dal punto in cui il lettore può spingersi meglio tra le case e le attività dei paesini di Gschaid e Millsdorf (in Stiria, nell´Austria sud-orientale) e fa così conoscenza con il calzolaio del primo e il tintore del secondo borgo. La vicenda entra con decisione nel vivo con la comparsa dei due piccoli protagonisti, Corrado e Susanna, figli e nipoti rispettivamente dei sopraccitati calzolaio e tintore; al centro del racconto, la loro disavventura alla vigilia di Natale, quando s´incamminano verso Gschaid di ritorno da casa dei nonni a Millsdorf, lungo il consueto percorso che seguivano abitualmente tra le due valli. Ed è proprio da quel momento che la trama, sotto una nevicata sempre più copiosa e con il buio che avanza, ha il sapore tipico di una fiaba senza tempo.

"Ma intorno non c´era che il bianco abbagliante, il bianco e null´altro, e anche questo tracciava intorno a loro un cerchio che si faceva sempre più piccolo e si perdeva poi in una nebbia pallida e striata che inghiottiva e avvolgeva ogni cosa, e che infine altro non era che la neve che continuava a cadere instancabile."

Smarriti tra i ghiacci sullo sfondo di una natura che si fa a poco a poco inquietante, inospitale e pericolosa per la sopravvivenza umana, i due bambini resistono e non perdono la speranza di ritrovare la strada di casa, sfidando con la loro innocenza il pericolo concreto della morte. La minaccia rappresentata dal ghiacciaio e dal crepaccio, a cui essi arrivano, si stempera tuttavia con lo straordinario fascino di sua maestà la montagna, principale protagonista di queste pagine che si ammanta di sfumature, luci e suoni che Stifter ci narra con passione attraverso una prosa - occorre riconoscerlo - molto curata e nel complesso davvero di pregio.
Una lettura che ben si adatta alle atmosfere della stagione invernale e delle feste natalizie. Una piccolo classico che pone al centro il rapporto uomo-montagna, la sfida delle alte cime innevate che va colta con rispetto e responsabilità, la simbologia della pietra, e non meno la pura semplicità di un mondo e dei suoi valori oggi forse scomparsi per sempre.


Laura Vargiu

 
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