L'urlo
e il sorriso
Autori: Enrico Campofreda Marina Monego
Editato da Nadia Arace
Michele di Salvo
Editore
ISBN: 88-6033-012
Prezzo: € 9,00
Recensione di Patrizia Garofalo
Non è necessario nell'approccio al
testo individuare a chi dei due autori appartenga
l'uno o l'altro racconto.
Il libro, scritto a quattro mani, è
suonato in un armonico concerto senza aritmie.
Il periodo di riferimento è quello
del boom economico degli anni 50-60 che dopo aver rifocillato
dalle restrizioni della guerra e del dopo-guerra, nasconde già il seme di quella degenerazione
che oggi è tangibile a tutti, dalla speculazione edilizia , al consumismo
sfrenato che genererà “una dimenticanza” di valori e l'accentramento solipsistico dell'uomo
privo del palpito vitale della ricerca.
Sensibili ed accorti, gli autori
affidano ai “ ragazzini” la gioia di salvare tutto quello di cui è possibile
gioire per vivere.
I giovani non permettono a niente di
morire, i bambini anche oggi giocano a palla su un campetto di sabbia mentre il loro
paese è devastato e massacrato dalla guerra.
Prevale in tutto il testo la capacità
gioiosa di cercare, qualche volta con timore l'angola “ eterno” del gioco; “
divertite passioni” come le intendeva Montale……
Spostamento dal consueto, magia reale , un abbandono dal dolore , una favola possibile che
servisse per urlare o sorridere, ma non per addormentarsi.
Di fronte a quella che sarà una lenta ma inesorabile spersonalizzazione dell'individuo, i
ragazzini trovano luoghi vergini dove
sfogano tripudi di mangiate, di corse in lambretta , di segreti, confessioni e
amicizie.
La natura abbraccia il loro crescere,
“ vivente madre” vive, muore, rinasce, protegge,
non
tradisce, rispettosa e rispettata.
“ Bisognava rispettare il luogo e mantenere un silenzio riverente,
antiche leggende narravano di uomini scomparsi nel nulla oppure strangolati da
edere robuste, indignate per un'importuna invasione del territorio” pag 10
Meraviglioso il ciclo della natura
e della vita a pag 17
“ Le prime pannocchie erano già formate e
sporgevano dai usti con i loro capelli di vario colore, quasi chiome umane. Il
mais era contento di questa novità e quel movimento interno gli ricordava la
giovinezza, quando le piantine erano piccole e venivano
concimate. Poi erano rapidamente cresciute e. tra
qualche tempo, le pannocchie sarebbero maturate del tutto, i loro capelli si
sarebbero seccati, i cartocci semiaperti avrebbero mostrato le file regolari
dei grani ben formati, schierati come un esercito. Le foglie avrebbero iniziato
a seccarsi e allora la loro voce sarebbe stata ancora più
aspra e sarebbe venuto il momento della raccolta”pag17- 18
Sorprendente l'icasticità della mangiata di
melone “sollevavano il frutto del desiderio e lo
sfracellavano su una grossa pietra. In quello spaccare selvaggio e irrazionale,
celebravano quasi un rituale pagano. I meloni
crepitavano fumanti tra la polvere mentre la polpa
appariva maculata di semi nerissimi. Immergevano le mani nel rosso velluto, ne
tiravano via manciate calde come le viscere di un animale appena squartato e se
ne riempivano la bocca. Quella manna tenera e risposa li inebriava” pag
33
E in questo mondo dei ragazzi c'è
posto per tutti per i timidi e silenziosi che costruiscono con un'amichetta,
l'unica che non li deride
castelli sulla riva del mare “il loro piccolo mondo era racchiuso nel parco, nel recinto della sabbia,
nei sorrisi e nelle poche parole che si scambiavano” pag
21
Le soffitte regalano brividi e
leggende ” se avessero guardato per bene verso l'antico sedile, posto
in un angolo ormai semibuio, avrebbero notato una sagoma antica in abiti
contadini che sorrideva lievemente dietro una fitta barba” pag58
Insieme a
tutto ciò i falò catartici dei libri di liceo………. per diventare
grandi “nugoli di faville arancioni
si disperdevano nel cielo scuro………….insieme a loro….
Un'intera stagione di vita mentre un'altra se ne apriva ancora
tutta da scoprire.
La rapidità, la
capacità di sintesi , l ‘icasticità
offrono al lettore aperture visive ampie
come fossero fotografie scritte che restano nel cuore insieme al desiderio di
mantenere dentro se stessi un'oasi di abbeveraggio……….al
nostro andare per non perderci.