“ la
Memoria dell'Acqua”
autore: Antonio
Messina
edizioni il
foglio luglio 2006
“per vivere occorre
morire a se stessi “ultima lettera di Van Gogh da Londra al fratello Theo
“ la memoria dell'acqua” di Antonio
Messina si articola sulla musicalità di rimandare al cuore ( re-cordor) la ricerca dell'archetipo pur consapevole che,
una volta ripartorito, sarà di nuovo fragile e corrompibile dagli
stereotipi che regolano la vita di tutti i mondi possibili.
Il testo si snoda senza tempo, luogo,
spazio o perlomeno questi elementi sussistono come mezzi di una ricerca, di una
sosta che consoli e rinfranchi nei confronti di un mondo quale dovrebbe essere.
Tutto sarà di nuovo contaminato e
spingerà ad infinite ricerche, tutte soste quindi all'andare incerto e fragile
del vivere, tentativi di vita nella memoria dell'acqua come rigenerazione.
Il mondo è un Parnaso devastato
dall'uomo e dalla sua logica, Eden imbrattato da caparbietà e ignoranza; l'uomo
è costretto a spingersi tra crolli e rigenerazioni, tra illusione e realtà, tra
amore e tragedia a cui però manca il compianto del
coro che tanto i greci amavano come momento di consolazione.
Fortunatamente però i muri si
sbriciolano, lasciando fessure e crepe, qualche eletto potrà passare, cercare
l'inammissibile e viverlo anche senza progettualità
eterna.
H.Hesse titolava
il suo capolavoro “ Siddartha”, la radice tedesca
indica “ colui che cerca “ e il non trovare diventa ipotesi non esclusa ma non per questo meno
vitale, proprio nella convinzione che la meraviglia del vivere precipita sempre
nel suo contrario , in un alternarsi senza soste.
Thana non ha
forse l'etimo di thanatos pur presentandosi come
espressione di bellezza e amore?
Vita e morte percorrono quindi il
testo del nostro autore che guarda con gli occhi di chi sa che è necessario
dare concessione di vita al sogno, al mistero e all'abbandono della logica.
“
vedevo il cielo flettersi, tinto di cremisi al centro; le rondini navigavano
tra i corridoi di nuvole che il vento apriva in quell'attimo.
Erano belli i colori d'Egretus, il lungo promontorio
che si allungava ai piedi di una spiaggia di sabbia fine che si perdeva a vista
d'occhio. Il freddo si era fatto pungente, e la pioggia si era tramutata in
neve; farfalle argentee brillavano nel cielo crepuscolare, ridando espressivita' a quel mondo che ricordava l'antico, ad un
cielo indeciso pronto a diluirsi nel mare…” pag19
L'acqua lava, pulisce, purifica, è iniziazione di
vita, l'acqua parla, consola, è mare, viaggio, perdita, libertà, volo…musica…
Si unisce alla terra solo per chi guarda l'orizzonte ma ne rimane perennemente staccata come un altro
mondo. Il rimandare “ la memoria dell'acqua” di Antonio Messina a simbologie
greche destinate ad una caduta degli Dei, mi sembra riduttivo. Nel testo, Dei e
mondi senza tempo scendono a terra, si incorporano in un laico panteismo e ci
permettono di cogliere l'eternita' dell'attimo che
proprio come tale, costituirà l'eterna traiettoria della vita.
Il nostro autore invece conferisce all'archetipo
una veste meno consueta. Affida al segno la capacità costante di esistere come
“connotativo” e restituisce alla PAROLA la
comunicazione del cuore, del sogno, del meraviglioso, del sorprendente.
E' la parola, l'archetipo musicale che ci dona
questo libro, la cura di essa come RITROVATA
MADRE…ricercata cantilena d'amore, come fotografia consumata dai sentimenti e
dallo sguardo.
E ogni volta, Antonio Messina, muore a se stesso,
in un mondo che della parola non sa più cosa farsene, per volare ancora con essa, liberare le catene, esprimere un patto d'amore , di
sincerità e di vita.
Recensione di Patrizia Garofalo ottobre 2007