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  Letteratura  »  Antonio Messina ha recensito Dare voce al silenzio, di Patrizia Garofalo – Edizioni Il Foglio 09/11/2007
 

DARE VOCE AL SILENZIO

di Patrizia Garofalo

Edizioni Il Foglio

Poesia – Silloge

Pagg. 115

ISBN: 978-88-7606-142-4

Prezzo: € 10,00

 

Come a cercare tra i fondali le stelle…

 

Come a cercare tra i fondali le stelle del cielo, come a volersi obliare e rinascere ancora, privandosi di sé, allontanandosi dal mondo, lei rannicchiata ai piedi di una magnifica scalinata bronzea, a cercare nel luccichio promiscuo d'un crepuscolo ardente l'inganno dell'esistenza; come se il silenzio dovesse ridare vigore alle parole scomparse, ai segreti, al significato intimo dell'anima, così Patrizia Garofalo cerca oltre i vetri di vetuste immagini riflesse, capovolgendo il mondo, come a guardare dall'alto in basso, prima tra le caviglie, poi più in là a mirare trasparenze e messaggi, sinfonie e moti del cuore, sempre pervasa da magnifica scrittura, consapevole d'esser falsità ed essenza, qualcosa di diverso di sé, altro essere che vaga, luce tremula che si stende su un roseto, nel deserto del cuore.

 

Canterò

La tua solitaria ospitalità

Percorrerò

Il tuo corpo chiuso

Dentro la prigione della parola

Venduta

A un mercante d'anime

 

In gabbia, mentre dalla finestra l'immensità si stende, e l'aurora sorge accarezzando rilievi, oltre l'oceano s'ode il canto, la struggente voce d'una antica passione, il silenzio sussurrato della poetessa, che nuda, cerca ancora l'elogio ad un tempo che non esiste, un tempo a volte muto, consapevole verbo della menzogna dell'esistenza… è così, cercando le stelle aggrappate alle caviglie, dentro una prigione di parole, venduta ad un mercante di sogni, Lei sussurra, con l'anima in preghiera, in una chiesa che non le appartiene, perché nulla è per lei, nulla sarà suo, né il vento, e neanche la sua storia:

 

Entro nella cornice del castello

Ne uscirò

poco dopo

Con la mia storia

Disegnata

sulla pelle

 

E' una nuova definizione del tempo la traccia, l'entrare per poi uscire, nel disegno millimetrico d'un mercante d'anime, in un gioco che nulla svela, tranne indecisi vagiti di pargoli ignari, emozioni consegnate all'oblio, subito dopo riprese con altro pensiero, per poi inesorabilmente divenire foglie rosse e riposare, prima di rinascere e perire ancora, in un gioco senza fine, illusorio e magnifico:

 

…riposiamo

tra foglie rosse

ad un autunno insperato

 

E' la vanità della parola, in questa magnifica raccolta di versi, stranamente a nascondersi e fuggire, quando invece dovrebbe essere volontà d'affermazione, come spesso fanno alcuni “miseri” poeti… ma Patrizia Garofalo, dall'alto della sua mirifica visione sull'inganno del tempo, conosce il destino delle emozioni, comprende la fugace estasi del verso, il punto di convergenza, l'amore, il suo tempo immaginato, l'allontanarsi della giovinezza, la consueta e logorante periodicità della vita vissuta senza fuoco, e così si allontana, per poi ritornare in altro luogo, farfalla e vento, oceano e brezza, passione e tormento, istante e immortalità: bellezza ultima d'un bianco crepuscolo.

 

Sono gravida di attese

Sciolte

Nella neve di marzo

 

Non c'è traccia di tragedia nel verso della poetessa, l'esistenza si cela, il sogno rincorre un altro sogno, ma nulla ci appartiene, neanche i nostri intimi segreti; rinascite, da crisalide a farfalla, un tramonto che muore sulle labbra dell'oceano, l'occhio di fuoco che al mattino accarezza i rilievi. E' il gioco dell'esistenza, l'ondivago moto del tiranno, il tempo, da noi compreso appena, che forse in verità nemmeno esiste, tranne che nella nostra mente “malata”… poi, lei, infine, precipitati gli angeli, per dissetarsi, della dimenticanza della terra, alza il calice e brinda alla vita, un inno d'amore manifesto, terso, immacolato, puro, d'innocenza e mistero intriso, brinda e dice, dando così voce al silenzio:

 

Una poesia

E'

Un testamento

Scritto dalla follia

Senza regole

Senza giustizia

Una pagina di diario

Che lascia l'anima

Depositata

Blindata

Marchiata a fuoco

Segreta

Dolorosa nell'andarsene…

 

L'andarsene non è morte, lontana è l'idea che la incolla a remoti rigurgiti di verità terrena, lei, la poetessa intendo, viaggia tra voci sussurrate e dissolvenze, s'appende, anche la luna alle sue caviglie, come a cercare tra i fondali le stelle.

 

Antonio Messina

 

 

 

 

 

 
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