DARE VOCE AL SILENZIO
di Patrizia Garofalo
Edizioni Il Foglio
Poesia – Silloge
Pagg. 115
ISBN: 978-88-7606-142-4
Prezzo: € 10,00
Come
a cercare tra i fondali le stelle…
Come a cercare tra i fondali le
stelle del cielo, come a volersi obliare e rinascere ancora, privandosi di sé,
allontanandosi dal mondo, lei rannicchiata ai piedi di una magnifica scalinata
bronzea, a cercare nel luccichio promiscuo d'un crepuscolo ardente l'inganno
dell'esistenza; come se il silenzio dovesse ridare vigore alle parole scomparse,
ai segreti, al significato intimo dell'anima, così Patrizia Garofalo
cerca oltre i vetri di vetuste immagini riflesse, capovolgendo il mondo, come a
guardare dall'alto in basso, prima tra le caviglie, poi più in là a mirare
trasparenze e messaggi, sinfonie e moti del cuore, sempre pervasa da magnifica
scrittura, consapevole d'esser falsità ed essenza, qualcosa di diverso di sé,
altro essere che vaga, luce tremula che si stende su un roseto, nel deserto del
cuore.
Canterò
La tua solitaria ospitalità
Percorrerò
Il tuo corpo chiuso
Dentro la prigione della
parola
Venduta
A un mercante d'anime
In gabbia, mentre dalla finestra
l'immensità si stende, e l'aurora sorge accarezzando rilievi, oltre l'oceano
s'ode il canto, la struggente voce d'una antica
passione, il silenzio sussurrato della poetessa, che nuda, cerca ancora
l'elogio ad un tempo che non esiste, un tempo a volte muto, consapevole verbo
della menzogna dell'esistenza… è così, cercando le stelle aggrappate alle
caviglie, dentro una prigione di parole, venduta ad un mercante di sogni, Lei
sussurra, con l'anima in preghiera, in una chiesa che non le appartiene, perché
nulla è per lei, nulla sarà suo, né il vento, e neanche la sua storia:
Entro nella cornice del
castello
Ne uscirò
poco dopo
Con la mia storia
Disegnata
sulla pelle
E' una nuova definizione del tempo la
traccia, l'entrare per poi uscire, nel disegno millimetrico d'un mercante
d'anime, in un gioco che nulla svela, tranne indecisi vagiti di pargoli ignari,
emozioni consegnate all'oblio, subito dopo riprese con altro pensiero, per poi
inesorabilmente divenire foglie rosse e riposare, prima di rinascere e perire
ancora, in un gioco senza fine, illusorio e magnifico:
…riposiamo
tra foglie rosse
ad un autunno insperato
E' la vanità della parola, in questa
magnifica raccolta di versi, stranamente a nascondersi e fuggire, quando invece
dovrebbe essere volontà d'affermazione, come spesso fanno alcuni “miseri” poeti… ma Patrizia Garofalo,
dall'alto della sua mirifica visione sull'inganno del tempo, conosce il destino
delle emozioni, comprende la fugace estasi del verso, il punto di convergenza,
l'amore, il suo tempo immaginato, l'allontanarsi della giovinezza, la consueta
e logorante periodicità della vita vissuta senza fuoco, e così si allontana,
per poi ritornare in altro luogo, farfalla e vento, oceano e brezza, passione e
tormento, istante e immortalità: bellezza ultima d'un bianco crepuscolo.
Sono gravida di attese
Sciolte
Nella neve di marzo
Non c'è traccia di tragedia nel verso
della poetessa, l'esistenza si cela, il sogno rincorre un altro sogno, ma nulla
ci appartiene, neanche i nostri intimi segreti; rinascite, da crisalide a
farfalla, un tramonto che muore sulle labbra dell'oceano, l'occhio di fuoco che
al mattino accarezza i rilievi. E' il gioco
dell'esistenza, l'ondivago moto del tiranno, il tempo,
da noi compreso appena, che forse in verità nemmeno esiste, tranne che nella
nostra mente “malata”… poi, lei, infine, precipitati gli angeli, per dissetarsi,
della dimenticanza della terra, alza il calice e brinda alla vita, un inno
d'amore manifesto, terso, immacolato, puro, d'innocenza e mistero intriso,
brinda e dice, dando così voce al silenzio:
Una poesia
E'
Un testamento
Scritto dalla follia
Senza regole
Senza giustizia
Una pagina di diario
Che lascia l'anima
Depositata
Blindata
Marchiata a fuoco
Segreta
Dolorosa nell'andarsene…
L'andarsene non è morte, lontana è
l'idea che la incolla a remoti rigurgiti di verità terrena, lei, la poetessa
intendo, viaggia tra voci sussurrate e dissolvenze, s'appende, anche la luna
alle sue caviglie, come a cercare tra i fondali le stelle.
Antonio
Messina