Jane Austen, Persuasione
(i grandi libri Garzanti, pagg.262, Euro 7,50)
Sul web: www.janeausten.co.uk
Persuasione, l'ultimo romanzo finito di Jane Austen, venne pubblicato postumo nel 1818.
Ci sono state varie discussioni sul fatto che il romanzo fosse davvero
ultimato; la scrittrice era ormai molto malata e ci lavorava quando le forze
glielo permettevano. Benché lo considerasse concluso, nel luglio del 1816, non
si riteneva soddisfatta del finale; infatti, cambiò un intero capitolo con
altri due, dove il presumibile happy ending risulta più gradevole e dinamico.
Persuasione non ha la vivacità di Orgoglio
e pregiudizio, e neppure la verve scoppiettante
di Emma, ma è probabilmente l'unico
dei romanzi della celebre scrittrice – innumerevoli le trasposizioni televisive
e cinematografiche dei suoi libri – in cui traspare una sua diversa e più
problematica visione del mondo. Abbiamo una certa familiarità coi personaggi di
Jane Austen: le sue eroine sono delle gentili
donzelle in età da marito, appartenenti alla piccola nobiltà terriera.
L'intreccio amoroso, sempre avvincente e ben connotato, si staglia su un
fondale senza tempo, dimentico della Storia, la quale sembra decisamente
preferire altre vie che non la placida campagna inglese.
Le novità, in Persuasione, non sono poche. Innanzitutto, la storia
d'amore c'è già stata e al lettore viene presentata Anne Elliot
otto anni dopo, ventisettenne nubile, sensibile e intelligente ma sfiorita e
immalinconita, che diverrà il nostro punto di vista lungo l'evolversi vicenda.
A diciannove anni Anne, allora graziosa e nel pieno rigoglio della giovinezza,
era stata persuasa dall'amica di famiglia a rifiutare il giovane di cui era
innamorata, il capitano di fregata Frederick Wentworth,
bello e appassionato ma senza proprietà. Avrebbe forse potuto ribellarsi al
parere del padre, l'ottuso e vanitoso sir Walter, ma come contrastare la
volontà di una persona che si ama e rispetta come l'amica Lady Russel? Il romanzo prende l'avvio nell'estate del 1814,
quando gli ufficiali della Marina Britannica tornano a casa col loro bottino di
guerra. Wentworth, manco a dirlo, sbarca arricchito e
più che mai intenzionato a prender moglie. Essendo egli il fratello della
moglie dell'ammiraglio Croft, nuovo inquilino di Kellynch-hall,
– la proprietà che gli Elliot hanno dovuto
controvoglia affittare per problemi di denaro – il capitano tornerà a gravitare
nella piccola società in cui vive Anne, con la quale
non può che dimostrarsi risentito e ferito nell'orgoglio.
Nonostante una certa prevedibilità – secondo certi canoni dei romanzi
dell'epoca – è interessante seguire le variazioni e complicazioni della storia
che la Austen ha in serbo per noi. Nella prima
parte del romanzo facciamo conoscenza con la famiglia della protagonista; oltre
a sir Walter, la povera Anne si dovrà guardare le spalle dalle sorelle, la
vanesia Elizabeth e l'ipocondriaca e perfida Mary, sposata al mediocre Charles Musgrove. C'è anche qui il raffinato catalogo dei riti e
dei formalismi della piccola nobiltà inglese, coi suoi titoli, i suoi
possedimenti, le relazioni d'interesse, volte esclusivamente al mantenimento
del proprio rango. Le giovani sorelle Musgrove,
spiritose e alla moda, si contenderanno per un po' il bel marinaio; nella
seconda parte del romanzo sarà invece Anne a difendersi dalle insidie del
presunto erede di casa Elliot, Mr. William, prima che
la situazione prenda una piega inaspettata per tutti i personaggi, tranne che
per noi lettori. Lo scioglimento della vicenda avrà luogo a Bath,
elegante città termale che ad Anne dà un senso di claustrofobia, ma che è ben
delineata nella stratificazione sociale dei suoi quartieri alti e bassi e nella
descrizione delle vie, dei suoi locali, sale da concerto e hall degli alberghi.
La nudità della scrittura non toglie acutezza allo sguardo della Austen; i dialoghi sono
fitti, di impianto teatrale e di godibile lettura. L'attenzione al dettaglio,
anche naturalistico – splendida ed evocativa la descrizione di una passeggiata
novembrina per la campagna inglese di un gruppetto di personaggi – e il
tratteggio di una serie complessa e raffinata di caratteri di costume che non
sfigurerebbero a fianco di Molière,
permette alla scrittrice l'uso del registro graffiante dell'ironia, con una oggettività e precisione che rivelano tutto il suo
talento.
La novità del romanzo risiede anche nel contesto; la scelta di
ambientarlo al termine delle guerre napoleoniche non è casuale: i combattenti
sono guardati con molta attenzione dalla protagonista, che li contrappone ai
riti e alla mentalità del suo del suo piccolo commonwealth.
La gente di mare dimostra, a dispetto dell'opportunismo e dell'attaccamento al
denaro e alla proprietà della gente di terra, uno stile di vita molto solidale,
improntato all'amicizia, all'intimità, all'aiuto reciproco. La Austen
sembra auspicare una piccola utopia sociale: ora, dopo la guerra, ci potrebbe
essere un ricambio sociale e potrebbero essere proprio quegli ufficiali a
occupare i posti di responsabilità e potere, con un nuovo codice etico e
morale. A rendere interessante il personaggio di Anne è anche la sua estrema
lucidità e consapevolezza, l'amore per la verità, il rifiuto dell'ipocrisia e
dell'autoinganno. E' una Anne matura quella che, con
una sconcertante amarezza di fondo, non ripudia la decisione presa in
giovinezza (se avesse agito diversamente avrebbe sofferto, nella sua coscienza)
ma accoglie l'istanza di una dolorosa formazione che ne rafforza le convinzioni
e la rende sicura nella scelta di abbracciare ciò che
la vita ha in serbo per lei, la possibilità di rivivere una seconda giovinezza
e un rinnovato amore per il suo capitano, che non esiterà a seguire in
battaglia – il finale non lo spiega ma la vicenda si chiude nel febbraio del
1815, alle soglie della ripresa delle ostilità dopo che Napoleone è fuggito da
Sant'Elena. Possiamo perciò immaginare che Wentworth
sia stato richiamato alle armi e che Anne, com'era abitudine all'epoca, ne
abbia seguito il destino a bordo di una di quelle navi che abbiamo visto
solcare le onde in pellicole come Master
& Commander.
Alberto Carollo