EDGAR ALLAN
POE
Il diavolo dentro
a cura di Fabrizio Manini
Edgar Poe (Boston 1809 – Baltimora 1849) è figlio di attori
girovaghi, in un'America in perenne fermento, scossa dalle guerre e in cerca di
una propria identità istituzionale e sociale. Impara da subito cosa siano
realtà e illusione, inscindibilmente unite fra loro a un'infanzia fatta di
disagi, ristrettezze, ribellione mai sopita e istinto da gran vagabondo. Perde
il padre dopo pochi mesi, la madre a due anni; alcuni giorni dopo il teatro di
Richmond dove recitava la compagnia viene distrutto dalle fiamme. La troupe
affida il piccolo Edgar alla famiglia Allan, da cui prenderà il secondo cognome
in segno di ringraziamento per i genitori adottivi. Il padre non è mai stato
gentile con Edgar, al contrario la madre, che non può avere figli, è
assolutamente troppo presente, troppo soffocante, troppo permissiva, troppo
arrendevole, troppo indulgente, troppo tollerante e pronta a perdonare tutto. Gli Allan sono una famiglia di ricchi commercianti e nel
1815, all'indomani della sconfitta di Napoleone, si trasferiscono in
Inghilterra per rilanciare la loro attività seriamente compromessa dalla
seconda guerra d'indipendenza americana e dal blocco navale inglese. Qui Edgar
viene sballottato fra parenti, scuole, collegi, tutti di ispirazione
profondamente religiosa intrisa da un'opprimente mentalità puritana. Tuttavia
il giovane rimane favorevolmente colpito dal villaggio di Stoke
Newington dove “si levava una folla di alberi giganteschi
e nodosi e dove tutte le case apparivano eccessivamente vecchie”. Gli antichi
borghi misteriosi, le abitazioni decrepite, le cantine umide, i corridoi
oscuri, le foreste impenetrabili, la percezione di presenze non umane sono lo
spunto esperienziale che eccita la fantasia di un bambino pauroso. Il gusto del
macabro e l'interiorizzazione di questi luoghi costituiscono il punto di
partenza a cui bisogna guardare per capire appieno le componenti della sua
opera e le ambientazioni gotiche e orrorifiche dei
suoi racconti.
Nel 1920
la famiglia Allan torna in America perché gli affari non vanno secondo le loro
previsioni. Edgar frequenta la English Classical School ed è l'inizio di
una lunghissima serie di infatuazioni ed esaltazioni erotiche che si susseguiranno
e si accavalleranno caoticamente e tragicamente per tutta la vita. John Allan
iscrive il figlio all'università della Virginia, ma qui Edgar si dà al gioco
d'azzardo, all'alcool, all'oppio, al laudano, alle donne e ai duelli. Vuole
primeggiare, vuole stupire, vuole dimostrare, cerca ammirazione, prende senza
pagare, contrae numerosi debiti, non salda i creditori. Nel 1827 un
violentissimo scontro verbale con il padre lo porta ad abbandonare
sdegnosamente la casa degli Allan e l'arricchimento
del deprecabile mondo borghese. La madre riesce a fargli avere un po' di
denaro, ma per qualche anno la vita di Edgar sarà il baratro. In questo periodo
pubblica il quaderno Tamerlano e altre
poesie scritte da un bostoniano e inizia la stesura del poema Al Aaraaf. Nel 1829 muore la madre adottiva e questo segna
un riavvicinamento fra lui e il padre John Allan che gli darà del denaro e
alcune lettere di raccomandazione per entrare nell'accademia militare di West
Point. Durante l'attesa necessaria per il disbrigo delle pratiche ministeriali
va a vivere a Baltimora presso la zia Maria Clemm;
qui ritrova il fratello Henry William, perso da piccolo, e conosce la cuginetta
Virginia. È uno dei pochi momenti tranquilli della sua breve vita; la sorte gli
sorride anche in campo letterario in quanto Al Aaraaf
viene favorevolmente recensito dal critico John Neale
e pubblicato sulla Gazzetta Letteraria di Boston. La vita dentro l'accademia
non è affatto ciò che Edgar credeva e sperava: la mancanza cronica di denaro e
la vita dispendiosa che deve condurre per rimanere alla pari dei compagni più
ricchi lo costringono a contrarre nuovi debiti che il signor Allan si rifiuta
di pagare. Oltretutto quest'ultimo si è risposato ed è finalmente in attesa di
un erede legittimo. Non potendo più contare sull'eredità di Allan i rapporti
fra i due si interrompono definitivamente. Nel 1831 una serie di intemperanze
lo portano a essere espulso con disonore da West Point, ma il giovane Edgar non
se ne cura più di tanto e torna a Baltimora dalla zia Clemm
dalla quale non si separerà più. La zia è stata probabilmente la figura più
importante di tutta la sua vita: riuscirà infatti a
dare all'irruento scrittore quell'affetto materno di cui il giovane sente
inconsciamente il bisogno e lo aiuterà ad affrontare, e talvolta a superare, le
sempre più numerose crisi materiali e spirituali.
Nel 1833
Edgar vince il concorso del Saturday Visiter di Baltimora col racconto Manoscritto trovato in
una bottiglia. Il critico Kennedy, membro della giuria, lo prende in simpatia
e lo stesso anno lo fa assumere presso il Literary
Messenger di Richmond dove il direttore Thomas White lo impiega come redattore.
Poe è apparentemente soddisfatto e si dedica al
lavoro con impegno, ma dopo pochi mesi in una lettera al Kennedy scrive che
“sono in uno stato veramente pietoso, soffro di una depressione mentale come
non ne ho mai provate, ho lottato invano contro la malinconia, sono in uno
stato miserevole e non so perché”. Poe inizia a bere
disinteressandosi del lavoro e per questo White lo licenzia. Dietro
intercessione di Kennedy viene assunto di nuovo e questa volta lavorando duro
riesce ad incrementare la tiratura del giornale e anche a essere promosso
redattore capo. Nel 1836 sposa la cuginetta Virginia, ma l'inizio della costruzione
di una famiglia non è la cura per il suo male oscuro. La malinconia e la
sensazione di inadeguatezza unite all'abuso di alcool e di stupefacenti lo
portano a perdere definitivamente il lavoro di redattore. Vive un po' a New
York, dove pubblica il romanzo Le avventure di Arthur Gordon Pym, e un po' a Filafelfia,
dove collabora al Gentleman's Magazine che gli
pubblica La rovina della casa degli Usher, William
Wilson e Morella. Poe, però, continua a
sentirsi dilaniato dal dentro, si vede come un incompreso, si percepisce come
un perseguitato; non riesce a mantenere un lavoro, i tentativi di risollevarsi
falliscono miseramente, la moglie Virginia si ammala di tisi. Poe torna a New York e inaspettata arriva la svolta: l'Evening Mirror il 29 gennaio 1845
pubblica la poesia Il corvo. È il trionfo. Il pubblico rimane sconvolto
da quella poesia nera così insolita, così angosciosa, così morbosa. Il successo
letterario e quello mondano sono immediati e immensi. Poe
relega la moglie Virginia a Fordham in campagna e inizia
a viaggiare in lungo e in largo per tutti gli Stati Uniti; non c'è un salotto
in cui non sia presente, ma la tragedia incombe. Usa tutti i risparmi per
comprare il Broadway Journal di New York, ma è impossibilitato a proseguire le
pubblicazioni per cui perde sia la testata sia il denaro investito. Nel 1846
torna a Fordham dalla zia Clemm
e dalla moglie Virginia, ma quest'ultima muore l'anno successivo. In memoria
della moglie Poe scrive la dolente Ulalume. Lascia nuovamente Fordham
e vive altre avventure con altre donne, ma è tutto senza importanza; il ricorso
ossessivo all'alcool gli causa una crisi di delirium tremens che lo porta a
tentare due volte il suicidio. Pochi mesi prima di morire, nel luglio del 1849,
ritrova una sua vecchia fiamma, Elmira Royster vedova Shelton, e insieme
decidono di convolare a nozze il 17 ottobre dello stesso anno. Poe vuole che al matrimonio sia presente anche la zia Clemm, per cui il 27 settembre parte alla volta di Fordham per prenderla, ma non ci arriverà mai. Il 3 ottobre
viene ritrovato moribondo in Hight Street presso
Baltimora; ricoverato in fin di vita al Washington
Hospital muore il 7 ottobre e viene sepolto nel piccolo cimitero presbiteriano
della città.
Poe è senza dubbio il padre della narrativa di genere,
del racconto nero, tenebroso, caratterizzato da tinte fosche e tematiche fra il
misterioso, il lugubre, l'irrazionale e il soprannaturale. L'opera di Poe comprende settanta racconti, il romanzo Le avventure
di Arthur Gordon Pym, circa cinquanta poesie (una
su tutte Il corvo), almeno ottocento pagine di articoli critici, un
libro di filosofia intitolato Eureka, gli scritti Marginalia e Suggestions che sono pensieri e annotazioni di vario
argomento, un abbozzo di dramma intitolato Politian,
un manuale di conchigliologia quasi del tutto
plagiato.
Poesia,
narrativa e critica sono i tre interessi principali che Poe
ha coltivato durante la sua tragica vita; sono i tre aspetti della sua arte che
si mescolano in un reciproco scambio di temi che rendono la sua opera apparentemente
frammentaria e discontinua. Ma è alla narrativa che intendiamo rivolgere
maggiormente la nostra attenzione. Con il titolo generico di Racconti
straordinari si indicano tutti i racconti che Poe
scrisse fra il 1832 e il 1849. Le uniche raccolte curate dall'autore sono i Racconti
del grottesco e dell'arabesco del 1840 e i Racconti del 1845,
entrambe tradotte in francese da Baudelaire. Nell'edizione postuma, nota col
nome di Buckner Library
Edition i racconti vengono suddivisi in tre
sezioni: Racconti fantastici, Racconti vari, Racconti umoristici.
Racconti fantastici. “La
morte trionfava nella sua voce” ha scritto Mallarmé
di Edgar Allan Poe; e nei racconti fantastici è
proprio la morte con il suo funebre corteo (seppellimenti prematuri, sopravvivenza,
vampirismo femminile, passaggio della vita da un essere all'altro) a costituire
il tema di fondo.
• Curiosità e paura sono gli strumenti di cui
l'autore si serve per variare e perfezionare quel tema che nel racconto La
maschera della morte rossa (1842) assurge addirittura a simbolo. Per
sfuggire alla peste rossa il principe Prospero si è rinchiuso con i suoi amici
in un'abbazia fortificata. L'allegra brigata passa il tempo tra feste e balli
mascherati, ma durante l'orgia più fastosa un ospite sconosciuto circola nelle
sale in abbigliamento di pessimo gusto. La sua maschera rappresenta il volto di
un morto e l'ampio sudario che gli fa da mantello è macchiato di sangue.
Prospero dà ordine di arrestarlo, ma poiché nessuno osa obbedirgli si lancia
egli stesso all'inseguimento dell'intruso brandendo un pugnale. Ma quando sta
per essere colpito lo sconosciuto si volta a guardarlo fisso e il principe
Prospero cade a terra fulminato. A quel punto gli ospiti si gettano
furiosamente sull'intruso e gli strappano maschera e sudario. Fra il terrore
generale si accorgono che sotto non c'è niente. È la Morte Rossa.
• Nella serie di racconti
che portano per titolo nomi di donna il problema della morte appare sotto vari
aspetti: ad esempio il passaggio della vita da una persona all'altra in Morella
(1835), in cui una sposa mal amata dal marito rivive nella figlia che dà alla
luce morendo, e in Ligea (1838); la bella Ligea dai capelli corvini muore dopo un'estenuante lotta
contro la morte. Alcuni anni dopo il marito sposa la bionda Lady Rowena di Tremaine, ma il ricordo
di Ligea è sempre in fondo al suo cuore ed egli non
riesce ad amare la bionda consorte. Ben presto anche Rowena
si ammala. Una sera, nei sogni che gli procura l'oppio, l'uomo vede una mano
nascere dal nulla e versare nel bicchiere di Rowena
un misterioso liquido. La donna ne beve e muore immediatamente, ma nel cuore
della notte avviene un evento straordinario: la morta si alza e cammina; sembra
molto più alta e in effetti lo è; quando si toglie
dalla testa il sudario non sono i biondi capelli di Rowena
che appaiono all'uomo, ma quelli neri di Ligea.
Sotterramento prematuro e feticismo costituiscono invece il tema di Berenice
(1835). Egeo è ossessionato dai denti della cugina Berenice, sua promessa
sposa. Quando quest'ultima muore per un attacco di epilessia viene sepolta nei
sotterranei del castello. Egeo, in preda al sonnambulismo, va a dissotterrarla
e le strappa “i trentadue minuscoli e bellissimi oggetti bianchi”. Solo più
tardi si scoprirà che Berenice non era morta, ma era caduta in catalessi.
• Lo stesso tema si ritrova ne
La rovina della casa degli Usher (1839). Roderick e sua sorella Madeline, ultimi discendenti della
famiglia degli Usher, vivono nella villa in rovina
ereditata dagli antenati, in una campagna da incubo isolata e nebbiosa, ai
bordi di uno stagno nero e sempre immobile. Roderick
è nevrotico e paranoico, sente con chiarezza lancinante anche i più piccoli
rumori; Madeline soffre spesso di catalessi. Alla sua presunta morte la
fanciulla viene sepolta nei sotterranei della villa. Una notte, durante una
tempesta indicibile, un amico di Roderick, chiamato
da quest'ultimo a fargli compagnia, sta leggendo un libro ad alta voce.
All'improvviso dal sotterraneo sale un rumore spaventoso accompagnato da grida
agghiaccianti. Si spalanca la porta della stanza e appare Madeline “avvolta nel
sudario; i suoi candidi panni apparivano insanguinati e su tutta la sua persona
si scorgevano le tracce manifeste di una terribile lotta”. La fanciulla avanza
vacillando e si abbatte sul fratello; i due cadono a terra morti. L'ospite
fugge in preda al terrore appena in tempo perché la casa, strettamente legata
da misteriosi vincoli alla dinastia degli Usher e
alla vita dei suoi occupanti, crolla e viene inghiottita dalle nere acque dello
stagno.
• Il racconto William Wilson (1840) è
eminentemente autobiografico. Un giovane malvagio viene perseguitato per tutta
la vita da un sosia buono che non è altri che la sua coscienza. Esasperato da
questa persecuzione William Wilson cattivo uccide in duello William Wilson
buono. Il morente, poco prima di soccombere, mormore queste parole: “Tu hai
vinto e io muoio, ma d'ora in poi anche tu sei morto… nella mia morte vedi, per
mezzo di questa immagine che è la tua propria, come hai completamente
assassinato te stesso”.
• Il gatto nero (1843) è il racconto che più
colpì la fervida fantasia di Baudelaire e dei letterati francesi. Per inciso il
locale di cabaret che sarà aperto da Rodolphe Salis a Montmartre nel 1881 si chiamerà
infatti “Le chat noir”. La narrazione inizia con un uomo perseguitato da
un gatto nero; l'uomo amava follemente quel gatto, ma durante una sbronza lo ha
accecato. Non riuscendo più a sopportare l'odio dell'animale l'uomo lo impicca.
Ma poi si pente del suo gesto e, incontrato per strada un altro gatto nero come
il primo e come lui senza un occhio, lo prende con sé e lo porta a casa. Ma
anche questo gatto prova per lui un odio istintivo. Un giorno l'uomo scende in
cantina con il gatto e con la moglie, ma il gatto lo fa cadere. L'uomo, preso
da furia omicida, tenta di colpirlo con una scure, ma è la moglie, intervenuta
per difendere la bestiola, a ricevere il fendente. L'uomo mura il cadavere
della donna in cantina e corre a cercare il gatto per ucciderlo., ma non lo trova da nessuna parte. Passano alcuni giorni e
la polizia si presenta a casa dell'uomo in cerca della donna scomparsa. L'uomo
è tanto sicuro di sé da schernire gli agenti chiedendo loro perché non
abbattono quel solidissimo muro della cantina e picchia con i pugni sulla
parete appena eretta. Immediatamente si leva un orribile gemito. Gli agenti
demoliscono il muro e scoprono il cadavere; sulla sua testa c'è il terribile
gatto.
• Uno dei racconti più noti di Poe
è Il pozzo e il pendolo (1842) dove si narra le terribili torture
fisiche e morali di un detenuto dell'Inquisizione spagnola salvato in extremis
dall'arrivo delle truppe francesi. Seguono poi Lo scarabeo d'oro (1843)
che racconta della scoperta di un tesoro grazie alla decifrazione di una
complicata mappa trovata sulla spiaggia. Il Manoscritto trovato in una
bottiglia (1833) è la storia di un naufragio, il racconto che fece vincere
a Poe i cinquanta dollari del premio del Saturday Visiter. Metzengerstein (1832) presenta il caso di
reincarnazione di un antico cavaliere nel suo cavallo dipinto su una tappezzeria
della casa del discendente del suo uccisore; il
diabolico cavallo trascinerà nelle fiamme del castello il vizioso Metzengerstein.
• Completano i Racconti
Fantastici: Eleonora (1841), Il demone della perversità (1845), Il
barile di Amontillado (1846), Rivelazione
mesmerica (1844), La verità sul caso Valdemar
(1845), Una discesa nel Maelström (1841), L'appuntamento (1834 e
1845), Il cuore rivelatore (1843), Una storia delle Ragged Mountains (1844), La cassa oblunga
(1844), L'uomo della folla (1840), Re Peste (1835) e Il
ritratto ovale (1842).
Racconti vari. In questa categoria hanno grande
importanza storica quelli a carattere poliziesco che successivamente sfoceranno, a opera
di altri autori come Doyle (Sherlock Holmes), Wright
(Philo Vance), Chesterton
(Padre Brown), Agatha Christie (Hercule Poirot), Biggers (Charlie Chan),
Chandler (Philip Marlowe), Gardner (Perry Mason), Stout (Nero Wolfe), Simenon
(Jules Maigret), nel romanzo investigativo. Da parte sua Poe
è il precursore di tutti questi scrittori, essendo stato il primo ad aver
inventato la figura del detective, nel suo caso il cavaliere Auguste Dupin.
• Nel racconto Gli assassinii della Rue Morgue
(1841), il brillante investigatore-pensatore Dupin,
risolve il caso di due donne trovate barbaramente massacrate in una stanza
chiusa dall'interno. Le indagini della polizia segnano il passo, ma per fortuna
interviene Dupin che rileva un fatto apparentemente
insignificante, e cioè che il delitto è troppo feroce per poter essere stato
commesso da un essere umano. A questo si accompagnano altri indizi insoliti,
come la forza straordinaria dell'assassino, i peli ritrovati nella mano di una
delle vittime, i versi incomprensibili che i vicini hanno sentito durante
l'aggressione. Per chiarire il caso Dupin fa
pubblicare su un giornale un annuncio: “Trovato al Bois
de Boulogne un orangutang
fulvo, il proprietario può riaverlo rivolgendosi a Dupin”.
Qui scatta la trappola. Il proprietario della bestia è un marinaio maltese che
si presenta all'indirizzo indicato; il finto arresto di un innocente è lo
stratagemma del cavaliere per forzare la mano al colpevole. Il marinaio non può
che confessare, di fronte alle incalzanti contestazioni dell'investigatore, che
l'orribile delitto è stato commesso proprio dal suo orangutang.
• Il mistero di Marie Roget
(1842) è la trasposizione a Parigi di un caso realmente avvenuto a New York:
l'assassinio di una giovane donna di nome Mary Rogers
che la polizia non riusci mai a chiarire. Dupin, riflettendo sulle testimonianze riportate dai giornali, trova la soluzione. Il racconto è una sorta
di lungo saggio che rappresenta un noioso quanto abile esercizio di
ragionamento.
• La lettera rubata (1845) è il miglior
racconto poliziesco di Poe. Una lettera compromettente
è stata rubata a una dama della famiglia reale da un
ministro intrigante. La casa del ministro è stata perquisita più che
accuratamente, ma della lettera nessuna traccia. Il
prefetto, disperato, ricorre all'aiuto di Dupin.
L'investigatore si reca in visita dal ministro e, approfittando della mmomentanea disattenzione dell'ospite attirato alla
finestra da uno sparo che è rimbombato in strada (trucco precedentemente
organizzato dallo stesso Dupin), impadronisce della
lettera che era ben in vista in un portalettere appeso sopra il caminetto.
•
Anche Sei stato tu (1844) può essere in parte considerato un racconto polizesco, anzi, il capostipite del giallo umoristico; il
“vecchio Carletto”, simpatico e gioviale amicone di tutti, ha ucciso il signor
Shuttleworthy per sottrargli un'ingente somma di
denaro. Per sviare le indagini, ha costruito una sfilza di prove contro il
nipote dell'ucciso, che viene arrestato e condannato a morte. Ma davanti al
cadavere della sua vittima che gli viene recapitato
in una cassa di vino durante un festoso pranzo, Carletto confessa la sua colpa
e muore di terrore.
• Seguono poi: Quattro bestie in una (1836), Il seppellimento troppo
affrettato (1844), La sfinge (1846), Il dominio di Arnheim (1847), La villa di Landor
e Hop Frog (1849), Il giocatore di scacchi di Mælzel (1836), nel quale Poe
dà una spiegazione razionale del celebre automa che gioca a scacchi.
Racconti umoristici. II New
York Sun del 13 aprile 1844 pubblicò in prima pagina
la sbalorditiva notizia che Monck Mason
aveva attraversato in tre giorni l'Atlantico
sul dirigibile Victoria. La gente fece a pugni per riuscire a conquistare una
copia del giornale, poi assediò a lungo la redazione
per avere ulteriori notizie. Ma era tutto falso, una clamorosa montatura
giornalistica passata alla storia sotto il nome di La frottola del pallone.
L'autore del brillante scherzo era Edgar Allan Poe,
che segnava in modo tanto originale il suo ritorno a New York.
• Uno dei più noti Racconti umoristici è senza
dubbio L'impareggiabile avventura di un certo Hans
Pfaall (1835). Il personaggio del titolo, un ex
accomodatore di soffietti, è misteriosamente scomparso da Rotterdam. Ricompare
dopo alcuni anni, piovendo letteralmente
dal cielo a bordo di un pallone di sua costruzione, getta ai piedi del borgomastro
della citta una lettera in cui fa un resoconto accurato
della sua “impareggiabile avventura” (il viaggio sulla luna) e poi risale
nuovamente in cielo. In cambio di quella relazione di
grande valore scientifico chiede il condono dei delitti che ha commesso prima di lasciare Rotterdam nelle
persone dei suoi feroci e implacabili
creditori. Ma non ritornerà mai a
prendere la risposta.
• Non scommettete la testa col diavolo
(1841) ha ispirato a Fellini il suo episodio del film ‘Tre
passi nel delirio'. Dammit è uno scommettitore inveterato.
Non passa giorno senza che provochi gli amici con i
suoi “scommetto”. “Scommetto la testa col diavolo” urla un giorno all'amico
che mette in dubbio la sua capacità di saltare un cancetto
girevole che impedisce l'ingresso a un ponte. Uno strano vecchietto zoppo, rintanato nell'oscurità di un
angolo, si affretta ad accettare la scommessa.
Dammit spicca uno splendido balzo, si libra in aria ben oltre l'ostacolo, ma ricade
violentemente all'indietro. Il vecchietto si china
su di lui, raccoglie frettolosamente qualcosa e fugge via. Quando
l'amico-narratore arriva vicino a Dammit, si accorge
che lo scommettitore è senza testa: gliela ha
tranciata di netto un'invisibile sbarra di ferro, affilata dal tempo, infissa a
mezza altezza; e il vecchietto-diavolo se ne è andato con la sua posta.
• Negli altri racconti c'è maggior spazio per l'umorismo
(sempre piuttosto macabro) di Poe: ad esempio Il
diavolo nel campanile (1839), e soprattutto Il sistema del dottor
Catrame e del dottor Piuma (1845) che descrive un manicomio in cui le
parti sono invertite: sono i matti a fare da medici e i medici a far da pazienti.
• Altri racconti sono: Il duca de l'Omelette, Storiella
Gerosolimitana, Bon Bon e Perdita di
fiato (1832); Celebrità (1837), Come
scrivere un articolo alla Blackwood
(1838) e Un caso imbarazzante (1838), L'uomo finito (1839), Perche
il francesino porta il braccio al collo (1840) e L'uomo d'affari (1840), Tre domeniche in una settimana (1841), La
truffa considerata come una delle scienze esatte (1843), L'angelo
del bizzarro (1844) e Gli occhiali
ovvero l'amore a prima vista (1844), Quattro chiacchiere con una
mummia (1845), Il 1002° racconto di Sheherazade
(1845), Vita letteraria di Thingum Bob (1845), Von Kempelen e la sua scoperta (1849), X-atura
d'un articolo (1849), Mellonta
Tauta (1849), Mistificazione (1837).
Riferimenti:
AA.VV., I Giganti n° 22, Edgar A. Poe,
Mondadori.