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  Letteratura  »  Alda Cortella (1924-1954) Candida sensualità della poetessa prematuramente scomparsa, di Grazia Giordani 22/11/2008
 

ALDA CORTELLA (1924-1954)
CANDIDA SENSUALITA' DELLA POETESSA PREMATURAMENTE SCOMPARSA

di Grazia Giordani

Nel 1954 chiudeva prematuramente i suoi giorni, rubata alla vita e al mondo della poesia, Alda Cortella, senza avere la soddisfazione di veder pubblicato il suo tanto atteso volume Quarta vigilia. In seguito, abbiamo potuto leggere e commentare, ripubblicate con ampliamenti di inediti, le sue Poesie edite e inedite, a cura di Bino Rebellato e della famiglia Cortella e provare un'intensa commozione per l'accorato messaggio di lirismo delicato che vive ancora oggi attualissimo dentro i suoi versi. Crea emozione vedere - con gli occhi della memoria di Alda bambina - i "vicoli oscillanti nella sera", sottrarsi con lei alla carezza vegetale degli alberi. La sua Badia diventa nostra, con connotati nuovi. Anche noi sentiamo con lei, adulta, il profumo illanguidente dei tigli, lungo l'Adigetto e siamo avvolti dal felpato velario delle prime nebbie di settembre - mese in cui la poetessa è nata - "all'epoca delle uve mature"; vediamo le sue dita sensibili spremere i grappoli sull'erba calpestata. Leggiamo in queste righe poetiche la struggente metafora del suo cuore dolente: un'immagine di sensualità appena abbozzata, racchiusa nella nicchia del pudore. L'AMORE per Alda non è mai un sentimento trionfante, compiuto, ma è una realtà sospesa, quasi un leopardiano sabato che non vedrà mai la domenica, un'ETERNA VIGILIA, come quella dei suoi versi che andarono postumi alle stampe. L'animo della giovane sente il fascino delle vie d'acqua, la malia del liquido elemento che, quasi in una ricerca di catarsi, di inconsapevole bagno purificatore, ritroviamo in molte sue poesie. Ora è acqua di fiume, cosparsa di pietre, ora marosi che tormentano le scogliere, ora l'immagine locale del fluire dell' "acqua di madreperla" dell'Adige, ora un fiume della fantasia, tutto suo, sulle cui rive potrà sognare un mare ignoto. La sua poesia assume toni inquietanti, che quasi fanno meraviglia, quando è percorsa da immagini cruente: "sogno un cielo di sangue"; "è la voce del tuo sangue che mi chiama oggi sul palmo rosso delle mani"; "il mio sangue nutre in silenzio le sue creature". Alda spesso sente accanto a il cupo fremito della morte. E' quasi morte cosmica. Persino le stelle"tornano a morire colme di desideri", anche i suoi sogni sono popolati da alberi che"senza voce chiamano i morti". Anche la luna parla di morte poiché è "un fiore dai petali spezzati". Al di là di queste tetre immagini premonitrici, in lei c'è un desiderio appassionato d'amore, un bisogno commovente di baci veri, di addormentarsi confortata dalla tenerezza. In lei c'è un misticismo delizioso che non conosce tortuosità teologiche, quasi un bisogno di farsi coccolare da Dio. La sua poesia - ricca di metafore lievi - ora si fa canto ritmato, sull'orma dei suoi lirici greci, ora prende l'aspra secchezza di un singhiozzo o la velatura di una voce sussurrata, restando sempre un diafano fiore, eterna vigilia di un frutto.

TENEBRA
Sono una bimba spaurita
nel limbo di vicoli oscillanti.
Mi scopre un lume
Non voglio le carezze degli alberi
ma scendo e dormo
nelle acque nere.

TEMPO
Respiro di pietre
addormentate tra la sabbia dei fiumi
e oblio di stelle
la terra cede
sotto nude radici
ed io raccolgo il vento con le mani.

GRIGIO AMORE
Era in mia madre la vita
prima che questi occhi vedessero
cadere
lente le foglie morte.
Sono nata nel caldo settembre
alla vita delle uve mature
ed aspettando nel calmo torpore
delle vigne spoglie le prime
nebbie. E oggi è la nebbia
sola immobile muta
a dirmi sul mio viso
che sono viva.

LA MIA SERA
Anche oggi
s'è fatto tardi
e il mio giorno
si è chiuso nel silenzio.
Il cielo è basso,
la luna è un fiore
dai petali spezzati.
Le donne hanno sciolto sui letti i capelli,
io sola sulla strada
perché ho paura
che il tuo sorriso mi trapassi
senza fermarsi.

QUARTA VIGILIA
Il turbine alla notte si fa denso
sulle mie vesti nere:
le pietre ai ceppi sono nude.
La voce dei sassi mi raccoglie
un battere di zoccoli:
due bianche mani si stringono
all'inutile tempo.

ORA NONA
Giorno che brucia
le pietre sui sensi stravolti
nell'afa. E' sabbia
la mia bocca e le mie radici
affondano lente
ed io mi perdo in te.

ALDA CORTELLA
da "Poesie edite e inedite" a cura di Bino Rebellato e della famiglia Cortella

 

 

 
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