Il respiro della luna
di Cristina Bove
Prefazione di Renzo Montagnoli
Immagine di copertina di Cristina Bove
Elaborazione grafica di Elena Migliorini
Edizioni Il Foglio
www.ilfoglioletterario.t
ilfoglio@infol.it
Collana Autori Contemporanei Poesia
Diretta da Fabrizio Manini
Poesia silloge
Pagg. 110
ISBN: 978 – 88 -7606 -195 – 0
Prezzo: € 12,00
In questa
nuova silloge di Cristina Bove sono presenti poesie che si potrebbero
raggruppare in quattro grandi tematiche: l'amore, immancabile motore della vita
e delle più sofferte gioie, il dolore come insopprimibile compagno che dà
maggior valore ai momenti positivi vissuti, l'attenzione per la natura e i suoi
cambiamenti e le sue mirabili bellezze, e temi di carattere sociale non
disgiunti da una vena personale molto giustamente critica
osservando i guasti prodotti da uno spavaldo e spudorato uso della religione
come mediatore tra l'uomo e il divino.
I temi
affrontati, pur prendendo spunto da esperienze personali profondamente vissute,
possono essere universalizzati, assumendo così una dimensione più ampia
rapportabile all'esperienza di ciascuno di noi: questa possibilità di generalizzazione fa
sì che il lettore s'immedesimi nel vissuto espresso e lo faccia in qualche modo
suo, riuscendo ad apprezzare maggiormente la significatività del contenuto di
ogni singola poesia. Nelle poesie in cui si dà rilievo alla sofferenza, si
avverte una nota intimistica, che induce ad accogliere i pensieri tristi
dell'autrice sublimandoli però, insieme a lei, in quell'atmosfera leggera e
rarefatta in cui li pone, accompagnati quasi sempre da una dolcezza di immagini
di attesa, di speranza, o anche di ritorno a quell'approdo finale visto nella
sua luce più rassicurante, come ricongiungimento all'origine e aggancio
all'eternità.
Come è
facilmente verificabile, nella vita di tutti i giorni si alternano esperienze
positive e negative, l'animo umano si rafforza proprio in virtù di quel che
vive giorno per giorno, purché sappia farsene delle ragioni che risultino
plausibili alla mente ma anche al cuore. Così, in questa raccolta si alternano
poesie in cui una sensazione forte di malinconia s'insinua nell'animo della
poetessa che, talvolta, la lascia fluire dentro di sé senza opporre alcuna
resistenza, anzi abbandonandosi a quel che è, e poesie in cui, pur mostrando in
prima istanza la sopraffazione del dolore, della sofferenza, si giunge ad un
distanziamento catartico che lascia ancora spazio al positivo che verrà. Si
potrebbero fare in tal senso diversi esempi, ma per non appesantire e
aggrovigliare qui il filo del discorso, ne proporrò soltanto alcuni, che
ritengo particolarmente suggestivi. Nella poesia Mi rivesto, una breve illusione è la vita e tutto quel che accade.
La poetessa sente dentro di sé lo scorrere del tempo che non perdona, non
sconta giorni, né si risparmia di far danni, eppure un toccasana d'insania
potrebbe capovolgere il destino (qui fa capolino la speranza). Ma è solo una
brevissima illusione di un istante e subito ci si sente, infine, “il riflesso di un inganno”. Nella poesia
Oggi, di contro, emerge una nuova
speranza, una nuova attesa, che si compia un desiderio, “che l'amore di un dio fermi
la notte”, che non avanzi il buio della sera della vita, che si fermi il
tempo a “oggi” per poter godere ancora attimi di intensa gioia, attimi intensi
di vita. E mentre in Avviene è
lucidamente espresso il contrasto fra l'anima, che resiste al tempo perché è
fuori dal tempo, e il corpo che nel tempo è immerso e ne segue ritmo e
movimento con la necessaria conseguenza dell'incanutirsi e dell'accorgersi
tristemente della solitudine che ci accompagna come “mistero che fa da culla e bara”, in un'altra bellissima poesia, No, anima mia, si cerca di capovolgere
ciò che in un primo momento appare negativo, in qualcosa di bello e positivo, e
nello stesso tempo in cui ci si accorge dell'estrema solitudine costitutiva
dell'essere umano, si compie quel gesto di umiltà di sapercisi
adattare e di saper rendere feconda la stessa solitudine. Giusto come fa
Cristina, creando queste sue ricche liriche. Ne è pura e intensa testimonianza la
bellissima Fuga dal tempo, in
compagnia proprio della Poesia che rischiara la notte dell'anima, tiene desta
la mente e con essa la vita così tenendo distante la morte.
Tra le
poesie più legate ai temi sociali, ce ne sono alcune dedicate alle donne, nelle
quali emerge con chiara e stridente consapevolezza, il valore della persona
umana, troppo spesso denigrata, annientata da soprusi, violenze, oltraggi. Con
deciso piglio, che sottende un amore profondo, la poetessa viene in loro
soccorso invitando soltanto gli uomini
veri a fare altrettanto, e regalando loro “l'istante di un sorriso” che da solo “varrebbe un anno di mimose”. In un'altra poesia viene esaltata la
forza della parola delle donne che viene più spesso utilizzata per
rappacificare, nonostante tutto. E qui si rivela il sublime, secondo me.
Un
accenno ancora alle poesie d'amore, una in particolare, L'accidente, in cui si dà una schietta quanto semplice,
ma vera e profonda, definizione di questo sentimento: “l'amore vero è
qualcosa di eterno che s'adorna solo di bellezza, mai di note stonate o di
parole che portano in sé buio.” E tale è la consapevolezza di Cristina,
rispetto a questo sentimento universale, che ne immagina anche i risvolti più impensabili, ma esistenti e inventa così una Favola asincronica,
di un amore irrealizzabile. Investe così l'amore della capacità di divertirsi a
fare scherzi di tempo, creando e facendo incontrare anime asincroniche, che
vivono uno struggimento fortissimo per un'occasione mancata e per non poter
sincronizzare gli orologi del loro tempo, ma che con dolcezza e patimento sono
costrette a rassegnarsi al destino e a darsi appuntamento in un'altra vita.
Un'altra bellissima poesia d'amore, Urlo, esprime l'audacia della bellezza di
un sentimento. Un urlo preme dentro l'anima, vorrebbe uscire, ma si racchiude
nei labirinti della ragione ed ecco che assume nuove sembianze di suono, di
melodia. Metaforicamente: un sentimento, un'emozione che non possono trovare
sbocco se non vivendo di se stessi e trovare, infine, in questa loro stessa
esistenza la loro vera bellezza.
Infine,
le poesie legate al tema ambientale hanno una loro particolare intrinseca
vivacità, in quanto fanno in qualche modo da sfondo agli eventi che accadono
nella nostra vita e spesso fanno solo da spettatori, spesso entrano a pieno
titolo nell'evento, altre volte designano metaforicamente il corso
dell'esistenza. E sempre con un finale a sorpresa. Un esempio: Tra i ciottoli. È una triste metafora
della vita sofferta, che indurisce e inaridisce il cuore, eppure c'è la
speranza di una nuova primavera che con lieve carezza di pioggia aiuti il
disgelo (dell'anima). Un altro esempio, Sasso:
bellissima metafora, in questo caso di un amore, che rigenera come acqua di
pioggia. Pure un sasso può riprendere vita, ma qui purtroppo è solo una breve
illusione.
Ma per
comprendere appieno le poesie di questa silloge, occorre una lettura attenta,
soppesata nel tempo necessario per coglierne le più profonde e nascoste
sfumature, per sentire tutto il senso espresso in ogni poesia, dalla “poeta” Cristina Bove, che utilizza in modo magistrale
metafore gradevoli e un lessico molto particolare, che è anche quello che le dà
uno stile inconfondibile, come è stato già da me rilevato nella precedente
recensione a Fiori e Fulmini, edizione 2007.
Dalla
suggestione delle poesie qui brevemente tratteggiate, in relazione ai quattro
momenti/temi più significativi rappresentati e descritti da Cristina, emerge
una fantasia e una creatività eccezionale della musa che fortunatamente la
ispira, e ne vengono fuori come dei bellissimi quadri d'autore. Come se
Cristina, artista a tutto campo, sia capace di trasfondere la sua vena
pittorica anche nella sua arte poetica. Così le creature che qui offre alla
nostra lettura, prendono corpo, si animano e ci raggiungono fin nel profondo. E
“il respiro della luna”, si riflette su di noi, in un crescendo che rigenera,
perché ogni poesia è “un respiro” dell'anima.
Cristina
Bove
E'
nata a Napoli il 16 settembre 1942, vive nelle
vicinanze di Roma dal '63, anno in cui si è sposata. Da quando si ricorda ha
sempre dipinto, scolpito, letto molto e qualche volta scritto, famiglia
permettendo, poiché la sua stata alquanto numerosa e la sua vita intensa, ricca
di eventi meravigliosi come la nascita dei suoi quattro figli, la creatività, gli
amici, il miracolo di esserci ancora, sopravvissuta non sa quante volte.
Presente
in diversi siti Internet con le sue poesie, ha
pubblicato nel 2007 la silloge Fiori e fulmini (Edizioni Il Foglio).
Blog: Cristina
Bove; Giardino dei poeti; Cristella.
Carmen Lama