Franziska, di Fulvio Tomizza, Mondadori
E' fuor di
dubbio che quando Tomizza - istriano di nascita e
triestino d'adozione - intinge la penna nei suoi temi di frontiera per narrare
vicende di minoranze etniche che gli stanno fortemente a cuore, la sua vena di
scrittore ritrova tutto lo smalto dei bei tempi, di quando con romanzi di
elevato spessore quali L'albero dei sogni o La miglior vita, riceveva i premi
Strega e Viareggio.
Con Franziska, sua ultima figlia letteraria, uscita
per i tipi della Mondadori, lo scrittore ci offre uno struggente e delizioso
ritratto di donna, ricostruito e immaginato sulle basi di un epistolario
originale. Possiamo constatare come la Storia corra parallela alla vicenda privata della
slovena del Carso e ci rendiamo conto, sollecitati dalla penna dell'autore, di
quanto appaia ai nostri occhi maggiormente accattivante e letterariamente
valida la vicenda privata dell'infelice protagonista, piuttosto che
l'inevitabile cornice storica reale che fa da fondale alla narrazione.
La nascita eccezionale (con Francesco Giuseppe per padrino e la concessione in
dono di mille corone, avendo visto la luce nelle prime ore del secolo
ventesimo), la vita tribolata della figlia del falegname Skripac,
il suo unico grande amore deluso, offrono un vigoroso pretesto a Tomizza per scandagliare con cuore sensibile l'animo
femminile sul filo delle inesplicabili incongruenze della vita.
Ritorna a galla il clima, l'atmosfera in cui lo scrittore è vissuto ed è stato
educato; dalla pagina emergono i suoi convincimenti politico-storici, la sua
personale visione della vita. Appare nella pagina a linee maiuscole tutta la
crudeltà del Novecento nei confronti della Slovenia - patria di Franziska -, un'etnia travagliata che solo da due anni è
riuscita ad avere uno Stato. La protagonista è toccata dalle due guerre e dalla
persecuzione fascista, ma noi, in quanto lettori, pur consapevoli della
necessità ineluttabile di un back-ground storico, siamo soprattutto attratti
dalla parte umana e sentimentale del romanzo, dall'amore che intercorre tra la
giovane e il maturo (solo negli anni, purtroppo) Nino Ferrari, l'italiano di
Cremona, ufficiale sul Carso e poi ingegnere a Trieste, resi emotivamente
partecipi di un sentimento che si snoda difficoltoso per gli impacci di due
anime e di due culture, di due mondi che, sfiorandosi, annaspano per capirsi.
L'anno fatale dell'incontro è il 1918, la storia ha un andamento positivo fino
al 1921, poi - con l'affermarsi del fascismo - l'incendio della casa del
popolo, tutte le oppressioni storiche coincidono con i tentennamenti dell' intiepidito innamorato, un uomo amletico, indeciso,
molto più borghese di quanto egli stesso pensi di essere. Nino Ferrari,
esteriormente è colto, un po' fuori dalla norma, dotato di un'intelligenza sui
generis, severo giudice di quella grettezza provinciale di cui in realtà è
succube, e l'ultima crudele lettera alla sua sventurata donna rivela tutto il
suo gelido egoismo. A Franziska crolla il mondo
addosso. I passaggi psicologici che ci descrivono il dolore, la delusione, la
caduta intima della protagonista, sono di raro vigore introspettivo.
Quello della giovane slovena è uno dei più bei ritratti femminili dell' attuale letteratura, dipinto con mano delicata,
attenta alle sfumature, a quei sussulti del cuore che solo un grande scrittore
sa cogliere e sublimare.
Grazia Giordani