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  Letteratura  »  Lo stregone di Assisi. Il volto negato di San Francesco, di Andrea Armati, edito da Boopen e recensito da Katia Ciarrocchi 04/02/2009
 

Titolo: Lo stregone di Assisi. Il volto negato di San Francesco.
Autore: Andrea Armati
Prezzo
: € 8.90
Editore: Boopen
Data di Pubblicazione: 2007
ISBN: 8862230923
Pagine: 150


Chi era Giovanni di Pietro Bernardone?
Andrea Armati ripercorre la storia di San Francesco d'Assisi, racchiudendo il suo sapere in un saggio: “Lo stregone di Assisi. Il volto negato di San Francesco”.
La parola “saggio” deriva dal latino exagium (da exigere, pesare). Di conseguenza il verbo “saggiare” è sinonimo di “soppesare”, “valutare”, “fornire prova” di qualche cosa. Armati è riuscito né “Lo stregone di Assisi” a esporre e spiegare fatti storici con aggiunta di interpretazione personale in una “discussione” tanto informativa quanto costruttiva per fare comprendere quanto la figura di Giovanni di Pietro Bernardone fosse pragmatica e mistica.
Il misticismo è una dottrina dell'esoterismo, dal greco mistikòs (misterioso) e myein (chiudere, tacere). E' la contemplazione delle cose spirituali ottenute con l'allontanamento da quelle materiali. In ambito cattolico, tra le personalità mistiche c'è senza dubbio Francesco D'Assisi.
Il libro ripercorre tutte le testimonianze a noi pervenute attraverso arte, scritti, leggende e quanto altro un lavoro meticoloso dell'autore che ci permette non solo di penetrare la vita di San Francesco, ma soprattutto di comprendere quali e quanti interesse avesse la chiesa nel sostenere una persona che avesse la grande capacità di parlare con gli uomini usando un linguaggio semplice, di facile comprensione, fatto di segni e simboli.
Ma partiamo dal titolo, perché Andrea Armati definisce San FrancescoLo stregone di Assisi”?
Stregone è un termine in disuso che un tempo indicava chi aveva conoscenza delle arti mediche e magiche, oggi chiamato sciamano; un personaggio carismatico e rilevante, intorno al quale si sviluppa l'universo magico e spirituale di intere comunità. Chi meglio di San Francesco d'Assisi lo rappresenta?
Il poverello riuscì a monopolizzare la scena del suo tempo perché il registro di cui si serviva era trasversale alla società e non circoscritto alle cattedre universitarie. Al contrario di molti altri protagonisti del cristianesimo, Francesco non si limitò a realizzare un'esperienza alternativa di fede, ma inventò unformat' facile da capire e immediato da riconoscere. La predica agli uccelli (”Andando il beato Francesco a Bevagna, predicò a molti uccelli; e quelli esultanti stendevano i colli, protendevano le ali, aprivano i becchi, gli toccavano la tunica; e tutto ciò vedevano i compagni in attesa di lui sulla via.” Legenda maior (XII,3) di San Francesco), la quercia, la levitazione, le stimmate immagini che nessuno prima avrebbe mai associato a un santo - sono tutte novità introdotte da Francesco. Lo resero un leader perché la gente, ovunque fosse nata, era in grado di riconoscere il suo messaggio da immagini che solo al movimento francescano potevano appartenere”.
Dalle fonti storiche che Armati riporta fedelmente ci appare un Francesco molto diverso da come noi lo abbiamo conosciuto, o meglio, da come hanno voluto che noi lo ricordassimo e venerassimo.
L'11 novembre 1215, dinanzi a una schiera di prelati e nuovi predicatori, si era appena inaugurato il IV Concilio lateranense. Il papa in quell'occasione, pronunciando il sermone di apertura dei lavori, disse: ‹‹Siamo chiamati a riformare le nostre vite, a stare alla presenza di Dio come popolo giusto. Dio ci riconoscerà dal segno tau (San Bonaventura ci dice che Francesco aveva una devozione assoluta per la tau e spesso la raccomandava a tutti coloro che volevano intraprendere un vero cammino di fede verso Gesù Cristo) impresso sulle nostre fronti.› Concludendo il suo discorso con una citazione da Ezechiele, il pontefice si augurava di essere lui stesso l'uomo vestito di lino che avrebbe passato in rassegna con una borsa da scriba al fianco tutta la Chiesa, segnando il sigillo sulla fronte delle persone convertite. (Cfr. Innocenzo III, Sermo VI (PL 217, 673-678)
San Francesco in quegli anni aveva seguito Innocenzo III come un'ombra – gli era accanto perfino sul letto di morte. Quando il numero dei suoi seguaci cominciò a crescere sensibilmente e importanti uomini politici si misero a corteggiarlo, il santo decise di attuare in prima persona il disegno del papa; e sia chiara una cosa: questa non fu una scelta dettata dall'umiltà. Se il poverello voleva rispettare davvero l'autorità del pontefice non si sarebbe mai permesso di tracciare la tau sul corpo dei convertiti, quello era un privilegio che spettava solo a Innocenzo III. Al contrario, Francesco dimostrò al pontefice di non di non avere bisogno di alcuna legittimazione temporale; infatti l'investitura della tau gli veniva direttamente da Dio e lui poteva permettersi di tracciare quella lettera ovunque
”.
Perché la Chiesa permise molto? Cosa ci guadagnava?
San Francesco aveva il carisma e doti di un conduttivo, e fu un bravissimo “politico” del suo tempo.
Non vado avanti nel riassumere il saggio, credo che sia un libro da leggere e ognuno ne tragga poi le proprie conclusioni.
Un libro che merita, sia per l'esposizione sia per il contenuto senza tralasciare tutto il lavoro di ricerca capillare delle fonti storiche svolte dall'autore.


Note biografiche dell'autore:


Andrea Armati nasce ad Assisi il 17 agoato 1986. Attualmente lavora a un'indagine storica sulle origini religiose dell'Umbria.

        Katia Ciarrocchi

 

 
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