Titolo: Lo stregone di Assisi. Il
volto negato di San Francesco.
Autore: Andrea
Armati
Prezzo: € 8.90
Editore: Boopen
Data di Pubblicazione:
2007
ISBN: 8862230923
Pagine: 150
Chi era Giovanni di Pietro Bernardone?
Andrea Armati
ripercorre la storia di San Francesco
d'Assisi, racchiudendo il suo sapere in un saggio: “Lo stregone di Assisi. Il volto negato di San
Francesco”.
La parola “saggio”
deriva dal latino exagium
(da exigere, pesare). Di conseguenza il verbo “saggiare” è sinonimo di “soppesare”, “valutare”, “fornire prova” di qualche cosa. Armati è riuscito né “Lo stregone di Assisi” a esporre e
spiegare fatti storici con aggiunta di interpretazione personale in una “discussione” tanto informativa quanto
costruttiva per fare comprendere quanto la figura di Giovanni di Pietro Bernardone
fosse pragmatica e mistica.
Il misticismo è una dottrina dell'esoterismo, dal greco mistikòs (misterioso) e myein
(chiudere, tacere). E' la contemplazione delle cose spirituali ottenute con
l'allontanamento da quelle materiali. In ambito
cattolico, tra le personalità mistiche c'è senza dubbio Francesco D'Assisi.
Il libro ripercorre tutte le testimonianze a noi pervenute attraverso arte,
scritti, leggende e quanto altro un lavoro meticoloso dell'autore che ci
permette non solo di penetrare la vita di San Francesco, ma soprattutto di
comprendere quali e quanti interesse avesse la chiesa
nel sostenere una persona che avesse la grande capacità di parlare con gli
uomini usando un linguaggio semplice, di facile comprensione, fatto di segni e
simboli.
Ma partiamo dal titolo, perché Andrea
Armati definisce San
Francesco “Lo
stregone di Assisi”?
Stregone è un termine in disuso che un tempo indicava chi aveva conoscenza
delle arti mediche e magiche, oggi chiamato sciamano; un personaggio
carismatico e rilevante, intorno al quale si sviluppa l'universo magico e
spirituale di intere comunità. Chi meglio di San Francesco d'Assisi lo rappresenta?
“Il poverello riuscì a
monopolizzare la scena del suo tempo perché il registro di cui si serviva era
trasversale alla società e non circoscritto alle cattedre universitarie. Al contrario di molti altri protagonisti del
cristianesimo, Francesco non si limitò a realizzare un'esperienza alternativa
di fede, ma inventò un ‘format' facile da capire e
immediato da riconoscere. La predica agli uccelli (”Andando il beato Francesco
a Bevagna, predicò a molti uccelli; e quelli
esultanti stendevano i colli, protendevano le ali, aprivano i becchi, gli
toccavano la tunica; e tutto ciò vedevano i compagni in attesa di lui sulla
via.” Legenda maior (XII,3)
di San Francesco), la quercia, la levitazione, le stimmate immagini che nessuno
prima avrebbe mai associato a un santo - sono tutte novità introdotte da
Francesco. Lo resero un leader perché la gente, ovunque fosse
nata, era in grado di riconoscere il suo messaggio da immagini che solo al
movimento francescano potevano appartenere”.
Dalle fonti storiche che Armati
riporta fedelmente ci appare un Francesco
molto diverso da come noi lo abbiamo conosciuto, o meglio, da come hanno voluto
che noi lo ricordassimo e venerassimo.
“L'11 novembre 1215,
dinanzi a una schiera di prelati e nuovi predicatori, si era appena inaugurato
il IV Concilio lateranense.
Il papa in quell'occasione, pronunciando il sermone di apertura dei lavori,
disse: ‹‹Siamo chiamati a riformare le nostre vite, a stare alla presenza di
Dio come popolo giusto. Dio ci riconoscerà dal segno tau (San Bonaventura ci dice che Francesco aveva una devozione
assoluta per la tau e spesso la raccomandava a tutti coloro che volevano
intraprendere un vero cammino di fede verso Gesù Cristo) impresso sulle nostre
fronti.›› Concludendo il suo discorso con una
citazione da Ezechiele, il pontefice si augurava di essere lui stesso l'uomo
vestito di lino che avrebbe passato in rassegna con una borsa da scriba al
fianco tutta la Chiesa,
segnando il sigillo sulla fronte delle persone convertite. (Cfr.
Innocenzo III, Sermo VI (PL
217, 673-678)
San Francesco in quegli anni aveva
seguito Innocenzo III come un'ombra – gli era accanto perfino sul letto di
morte. Quando il numero dei suoi seguaci cominciò a crescere sensibilmente e
importanti uomini politici si misero a corteggiarlo, il santo decise di attuare
in prima persona il disegno del papa; e sia chiara una cosa: questa non fu una
scelta dettata dall'umiltà. Se il poverello voleva rispettare davvero
l'autorità del pontefice non si sarebbe mai permesso di tracciare la tau sul
corpo dei convertiti, quello era un privilegio che spettava solo a Innocenzo
III. Al contrario, Francesco dimostrò al pontefice di non di non avere bisogno
di alcuna legittimazione temporale; infatti
l'investitura della tau gli veniva direttamente da Dio e lui poteva permettersi
di tracciare quella lettera ovunque”.
Perché la Chiesa
permise molto? Cosa ci guadagnava?
San Francesco aveva
il carisma e doti di un conduttivo, e fu un bravissimo “politico” del suo tempo.
Non vado avanti nel riassumere il saggio, credo che sia un libro da leggere e
ognuno ne tragga poi le proprie conclusioni.
Un libro che merita,
sia per l'esposizione sia per il contenuto senza tralasciare tutto il lavoro di
ricerca capillare delle fonti storiche svolte dall'autore.
Note biografiche dell'autore:
Andrea Armati nasce ad Assisi il 17 agoato 1986. Attualmente lavora a un'indagine storica sulle
origini religiose dell'Umbria.
Katia Ciarrocchi