Un favore personale di John Banville, Guanda
John Banville
e la sua ambigua visione dell'umanità
Voci di corridoio sussurrano che John Banville corra
l'alea di essere un possibile Nobel. Pur conoscendo gl'intrighi
e le sottili trame di accordi che animano i premi letterari in genere, dobbiamo
dire che, in questo caso l'irlandese (1945) ci parrebbe meritarlo a pieno
titolo, non proprio perché già insignito del prestigioso Booker
Prize 2005, col suo intenso romanzo «Il mare», dotato
di rara potenza, e per aver conseguito nel 2003 il premio internazionale Nonino per l'insieme della sua opera narrativa. Intendiamo
dire che non siamo impressionati da tutto questo, perché il nostro irlandese,
fra l'altro eccellente critico letterario, è veramente dotato di una maliosa
penna, fredda ed elegante che non si concede sbavature, precisa nelle
descrizioni, spietato bisturi nel frugare dentro i meandri dell'animo umano.
Chi aveva già ammirato il suo noir «Dov'è sempre notte» (Guanda) - che ha tutta
l'aria di voler diventare seriale – dato che nel nuovo romanzo «Un favore
personale» (Titolo originale: The Silver Swan,
Guanda, pp.326, euro16,50, trad. Marcella Dalla torre) ritroviamo i personaggi
principali, può dunque sperare in un continuum di altri volumi ancora.
Che Banville sia consapevole del destino vincente del
genere noir, ritenuto attualmente, grande risorsa per la letteratura
contemporanea, soprattutto se gestito nel rispetto del plot narrativo, certezza
del metodo e abilità del mestiere, risulta anche da sue dichiarazioni alla
stampa: «L'irlandese è una lingua terribilmente
obliqua – ha affermato – non dice mai le cose direttamente, al contrario
dell'inglese, una lingua pragmatica e tecnica, nata per dare ordini.
L'irlandese vero e proprio è morto nel 1840, ma quella grammatica ci è rimasta
nel sangue: l'essenza della letteratura irlandese sta nell'ambiguità».
Come a dire che anche nel suo nuovo romanzo l'autore ci offre la sua ambigua
visione dell'umanità, riportandoci nuovamente il protagonista Quirke – detective nonostante lui - un anatomopatologo di
chiara fama, un uomo arrivato nella carriera, vedovo di una donna della buona
borghesia (seppur innamorato della sorella-cognata), con l'anomala situazione
di padre-zio di Daphne, sua inquieta figlia. Orfano,
adottato da un giudice bigotto (che in questo secondo romanzo chiuderà i suoi
giorni mortali), un uomo molto importante che lo ha amato più di Mal, il suo
vero figlio, con cui il nostro Quirke ha vissuto
sempre un rapporto di rivalità e gelosia.
Anche nel precedente romanzo, il primo cadavere incontrato è quello di una
donna. E qui la formula si ripete. Non ci consegna solo lo stesso detective
d'eccezione, ma anche il medesimo paesaggio urbano e morale di una Dublino
cattolica che l'autore, fattosi ormai inglese, sembra guardare con snobistico
distacco.
Suicida la protagonista di «Un favore personale», la bella e ingenua Deidre, caduta dentro un losco ingranaggio più grande di
lei? Se così fosse, la narrazione che si snoda per ben 326 fitte pagine,
sarebbe già conclusa. Quindi la morte non è quello che sembra, come i
personaggi che le alitano intorno non rispecchiano l'apparenza: un marito
rappresentante di commercio, vecchio compagno di college dell'anatomopatologo,
uno pseudosantone indiano, che in realtà è un lurido
voyeur e soprattutto sporcaccione, un diafano Lesile Withe,
argenteo nella chioma, dotato di una levitas
femminea, che incanta fior di donne, ma che a noi – leggendone – sembrerebbe
abbastanza repellente. Comunque, è risaputo che lo charme non è universale. Deidre si rovina frequentando questo mostruoso mondo
corrotto, dove la cosa più pulita sembra essere la cocaina, tanto per dare
un'idea delle perversioni che s'incontrano, dove Banville
ci trascina dentro per maestria dello stile, orchestrazione delle voci,
capacità volutamente ingannevole di supposizioni, il tutto sempre incorniciato
in una Dublino livida, sporcata da sordide atmosfere.
Va da sé che le trame dei gialli non si raccontano.
Possiamo anticipare che l'epilogo è abbastanza a sorpresa.
In vena di ipercritica, pur trovando molto valido il nuovo romanzo, ci è
concessa una vena di nostalgia per «Dove è sempre notte», il romanzo
precedente?
Grazia Giordani
Grazia Giordani
www.graziagiordani.it