Vittorini
editore e il suo rapporto con il cinema
Vittorini è stato uno degli
intellettuali più poliedrici del xx
secolo, autodidatta, letterato per vocazione, aveva una visione pessimistica
della vita, una costante tristezza che esprimeva attraverso la scrittura. E'
stato sempre dalla parte degli ultimi, i lavoratori, gli oppressi. Loro
sapevano che di lui potevano fidarsi, e lo amavano. Si definiva un solariano e questo termine ne racchiude altri che intendono
antifascista, europeista, antitradizionalista. In poche parole: illuminista. Se
consideriamo che egli dichiarava con forza le proprie
idee, in un momento storico in cui un sistema autarchico consigliava una certa
“prudenza”, ci possiamo
rendere conto della grandezza di quest'uomo. E' nota la sua collaborazione con la Einaudi
per la quale curò la collana I gettoni che servì a lanciare autori come Calvino, Fenoglio, Romano, Rigoni Stern, Ottieri, Testori, Bonaviri
ed altri. Altrettanto famoso - una macchia sulla sua sua coscienza di intellettuale- fu il suo rifiuto al
romanzo di Tomasi di Lampedusa. Va precisato però che
il romanzo subì prima un rifiuto da parte della Mondadori alla quale Tomasi di Lampedusa aveva inviato quattro capitoli tramite
il cugino Lucio Piccolo. Il testo letto dai redattori ( Ricci, Antonielli e Romanò) pur non
ricevendo un giudizio del tutto negativo, non fu ritenuto idoneo alla
pubblicazione. Vittorini in quel caso si limitò a dare il suo parere conclusivo
senza leggere il dattiloscritto personalmente. Successivamente egli ricevette
ancora parte del dattiloscritto affinché il romanzo venisse pubblicato su I
gettoni, ma lo ritenne lontano per la sua idea della collana in quanto Il Gattopardo, emblema
dell'inettitudine sociale e politica della nobiltà siciliana, era un tema
ritenuto da lui piuttosto stantìo. Come sappiamo il
romanzo verrà pubblicato da Feltrinelli nel 1958 a cura di Giorgio
Bassani. Forse il suo rapporto con il cinema è il meno conosciuto rispetto alle
molteplici attività di intellettuale. Alla fine degli anni Trenta non esisteva
in Italia una vera e propria critica cinematografica e Solaria
fu una delle prime riviste a dare ampio spazio a questo settore. Gli anni
fiorentini (1930-1938) sono quelli in cui Elio Vittorini si avvicina alla critica
cinematografica, anche se costituisce sempre un'attività marginale rispetto
alla sua corposa produzione letteraria. Sono anni di difficoltà economica per
la famiglia Vittorini, ed egli si presta persino a interpretare una parte nel
film Romeo e Giulietta di Castellani. L'attività dello scrittore è frenetica ma
l'impegno dedicato al cinema è autentico ed estremamente competente. Egli
afferma: “L'essenza artistica del
cinematografo è nel movimento”. E ad esso occorre, se necessario,
sacrificare le bellezze accessorie. Quando si riferisce al movimento, di
successioni, di immagini, di ritmo, si riferisce al montaggio così come è
inteso dai grandi maestri dell'avanguardia russa. Aveva una grande passione per
Charlie Chaplin, la cui arte -a suo parere- apparteneva alla storia. Era tale
la stima per il grande comico, che nel numero 10 del Politecnico gli dedica un
articolo, anche se non firmato, ma la cui impronta stilistica è
inconfondibilmente la sua. Vittorini attribuiva al cinema un ruolo fondamentale
per l'educazione del popolo italiano e già, sempre nel Politecnico, secondo
numero, pubblica un breve articolo dal titolo ”Il cinematografo dell'avvenire”,
a cui fa seguito nel numero successivo un altro scritto a firma di Carlo Luzzari. Il cinema come specchio dei tempi e dei problemi
sociali. Tutta l'attività di Vittorini si sviluppa all'insegna dell'impegno
civile e ideologico, un neorealismo che non va inteso nel suo senso più
ristretto ma che lascia spazio alla poesia, al lirismo, permeato da grande
valenza etica. Sicuramente ha lasciato un segno tangibile sulla storia degli uomini.
Salvo Zappulla