Il giovane Holden
di Jerome David Salinger
Traduzione di A, Motti
Edizioni Einaudi
Narrativa romanzo
Pagg. 248
ISBN: 9788806193096
Prezzo: € 11,80
Leggo questo libro in età adulta (?),
in quest'ultimo anno prendo in prestito i libri di mio figlio e colmo quelle “lacune” letterarie che ho accumulato
negli anni.
Il giovane Holden di Jerome David Salinger è stato
scritto più di cinquant'anni fa ma è talmente attuale che potremmo immaginare
sia stato scritto in questi anni. La grandezza e la bravura di Salinger, a mio avviso, sta proprio
nella capacità di descrivere una storia di malessere giovanile che accomuna
intere generazioni perché la vita scorre, ma determinati periodi del vissuto di
ognuno si riassumono sempre in un quadro emblematico dell'adolescente di ogni
tempo, insomma un libro che riesce a parlare all'adolescente che è stato o è in
ciascuno di noi.
Holden dopo aver accumulato una serie di sconfitte scolastiche, (deva lasciare
l'ennesimo college, Pencyl, dopo la bocciatura che
gli è stata annunciata poco prima delle vacanze di natale)
decide di regalarsi tre giorni di svago prima di tornare a casa e assistere
alla collera (?) e ai rimproveri con tiritere trite e ritrite dei suoi
genitori.
Salinger descrive il protagonista come un ragazzo introverso, “lavativo” e “bugiardo” coltiva un'unica passione la
letteratura, “Quelli che mi lasciano
senza fiato sono i libri che quando li ha finiti di leggere e tutto quel che
segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare
al telefono tutte le volte che ti gira”, interesse che non ama
condividere con gli altri.
Nemmeno con il compagno di stanza, Strandlater, che
lo saluta con un bel pugno sul naso.
Qui inizia il vagabondaggio di Holden. “Dopo aver rifiutato un rapporto con una
prostituta, e picchiato per questo, Holden si sente sempre più tradito dal
mondo degli adulti, e per questo si ritira in quello magico dei bambini, andando
a trovare la sorellina Phoebe e rievocando il
fratellino Allie morto prematuramente di leucemia. Questi due personaggi sono importantissimi per
comprendere la figura di Holden che nel fratellino aveva racchiuso tutte la qualità migliori, perdendo la fiducia in se stesso e
rispecchiandosi come esempio solamente negativo. Nella sorellina vede invece
tutta l'innocenza che lui ha perso a causa dei relazioni
sbagliate a contatto con un mondo senza valori.” (G.
Barletta)
Un libro che si legge tutto d'un fiato, scrittura informale che sottolinea il
tratto schizoide di un momento di profondo malessere giovanile ( malessere
quale il passaggio dall' adolescenza all'età adulta).
Holden Caulfield, è il prototipo dell'adolescente ribelle e confuso in cerca
della verità e dell'innocenza al di fuori dell'artificiale mondo degli adulti.
Note biografiche dell'autore
(da zam):
Jerome David Salinger è nato a New York nel
1919. Dopo gli studi universitari a New York, prese parte come sergente di
fanteria alla seconda guerra mondiale. Dal 1965 si è chiuso in un volontario e
rigoroso silenzio, che ha fatto aumentare il carattere mitico della sua figura.
A differenza di altri prosatori della sua generazione, Salinger non privilegiò
l'esperienza bellica, ma la trasferì su un piano simbolico. Il romanzo che gli
diede la notorietà fu Chi prende nel wiskey (The
catcher in the rye, 1951). L'ambiente del romanzo è
quello medio-alto borghese, con i suoi codici di
comportamento, il suo conformismo, l'assenza di valori. Protagonista è il
giovane Holden Caulfield, figlio di ricchi ebrei
newyorkesi, che sta per essere espulso dalla scuola Pencey.
Decide così di fuggire: si presenterà a casa dopo alcuni giorni, con l'inizio
ufficiale delle vacanze di natale. Giunto a New York
finisce in uno squallido albergo dove Maurice, un cameriere, gli procura una
ragazza. Umiliato per la sua timidezza e derubato dal ruffiano, si sente
defraudato e ingannato. Deluso dal sesso ma anche dagli altri
miti: il jazz, il teatro, e soprattutto il cinema: è tutto un'odiosa e inutile
finzione. Neppure le amiche capiscono l'angoscia di Holden, affannato
osservatore dell'esistenza umana che vanamente aspira a essere un adulto responsabile,
un “salvatore”. Nella mente di Holden le immagini di Allie,
il fratello morto di leucemia, continuano a sovrapporsi alla realtà. Dopo un
incontro segreto con la sorellina Phoebe, Holden va
dal suo vecchio professore Antolini, ma temendo che
egli voglia sedurlo, fugge. Alla fine Phoebe convince
il fratello a tornare dai genitori che lo affideranno alle cure di uno
psicoanalista. Se la coppia borghese tende a riprodursi a propria immagine e
somiglianza, sarà l'adolescente a tentare di distaccarsi per una propria
ricerca di identità, rifiutando, proprio come lo Huck Finn di Mark Twain, di
“lasciarsi educare”. Il successo del romanzo si deve alla esemplarità
della figura di Holden, personaggio che costituisce anche il punto di vista
narrativo, oltre che al linguaggio che è una trascrizione avvertita del
cosiddetto college slang, e all'ironia, ricca di partecipazione, che rientra
nel filone del grande umorismo esagerativo
nordamericano. Anche nei Nove racconti (Nine stories, 1953) i ragazzi e il loro linguaggio sono l'occhio
critico, la struttura narrativa, il veicolo ideologico in un mondo che ricorda
in parte, per sottigliezza inquietudine tenerezza quello di F.S.
Fitzgerald, uno degli autori prediletti di Salinger. A interessi di tipo
metafisico, in particolare per il buddhismo zen, molti attribuiscono alcuni
squilibri di fondo e il manierismo che caratterizza le opere successive di
Salinger, capitoli ideali di una saga familiare: Franny
e Zooney (Franny and Zooney, 1961), Alzate l'architrave, carpentieri! (Raise high the
roof beam, carpenters!, 1963), e Hapworth 16 (1964) apparso sul New Yorker nel 1965.
Katia Ciarrocchi