Franco Seculin, “La luna al traguardo
del bosco”, Edizioni Sabinae,
2009, pp. 58, € 12,00, www.edizionisabinae.com.
Quello con Franco Seculin è stato un incontro breve – alla presentazione di
un libro e nell'immediato dopocena, per una gradevole conversazione – ma
intenso, di quelli che lasciano il segno. A colpirmi, prima che l'artista
poliedrico, il flâneur, il pacato sciorinatore
di mille aneddoti sui suoi vagabondaggi, è stato l'uomo e la sua singolare
vicenda. Nato in Eritrea ai tempi dell'Impero, dopo l'8 settembre 1943 la sua
vita è stata tutto un trasloco. Termina gli studi e si laurea in
Giurisprudenza; gira in lungo e in largo lo stivale, da Torino a Bari, da
Milano a Cagliari, da Genova a Napoli, Firenze, Roma e Terni, città –
quest'ultima – dove ha trascorso momenti capitali della sua vita, legandosi
indissolubilmente (quasi un processo osmotico, condivisione di comuni geni
poietici) a Otello Fabri (Terni 1919-2001), esponente
di spicco del panorama pittorico umbro, dal linguaggio personale, espresso
nelle più diverse tecniche: olio, pastello, acquarello, matita, inchiostro,
penna biro, fino all'incisione, di cui è stato maestro. Pittura e poesia si
erano già incontrate, nel tempo mortale di un'amicizia pluriennale e in una
recente pubblicazione – prezioso volume di grande formato, straordinaria
testimonianza a futura memoria – ovvero “Frammenti: alchimia di segni e di
parole di Otello Fabri e Franco Seculin",
progetto che può intendersi nella felice espressione dei curatori : “pittura parlante la poesia di Franco; poesia silenziosa
la pittura di Otello”.
Immagini di Fabri commentano alcune delle poesie
contenute in questa silloge di recente pubblicazione, “La luna al traguardo del
bosco”. L'esercizio poetico di Seculin è legato al
“frammento”, icona cristallizzata del tempo che scorre, denominatore minimo
della Storia, quella dei grandi eventi, che rifluisce a ritroso e trova
compiutezza nel respiro breve, nel dettato intimista, quasi un'orazione
quotidiana, privata, paradigma dell'hic et nunc. Seculin
sembra dire: “Ecco, io sono qui”, sono un pezzo di quel tumulto che ha scosso
le genti e le ha portate in cammino attraverso i continenti; sono un refuso
delle grandi ideologie, ho resistito e sono sopravvissuto alle correnti, alle
avanguardie, ai manifesti. Lui stesso scrive che il suo hobby, una necessità, è
trafficare costantemente coi materiali che il linguaggio gli impone, con la
scrittura e quanto interviene a codificarla: racconti, romanzi brevi, poesie.
In epigrafe al libello la dedica è per la moglie Simonetta, e l'amore
coniugale, nei suoi diversi aspetti, dai primi, freschi palpiti di sensualità
(Così ripenso a quel seno,/dolce e pieno, velato di
luce,/in un mattino di settembre), a un tenero e maturo sentimento di
condivisione che prende casa nell'eterno, nuovi Filemone
e Bauci, per il quale anche una momentanea assenza è
motivo di dolore (Così nel silenzio/senza te/posso sentire l'amaro/che dentro
si rompe/in questo vuoto/pieno, assoluto).
La Luna, nobile padrona di casa, squisita e premurosa ospite, officia i
festeggiamenti, apre le danze e i convenuti si assiepano, a celebrare i riti
consueti del mondo: i cicli inarrestabili della Natura, avvertita come un sommo
Bene, dal volto apollineo e solare (L'uomo che ha coraggio,/corre
nel sole-/Il caldo lo spinge/e vive sincero sui fiori/), del quale fare tesoro;
eppur percorsa da sinistre ombre (L'uomo che conosce la verità,/muore,
lentamente,/ogni giorno, disperato/nella sua impotenza). La Morte fa capolino qua e là,
accolta con grande deferenza e pace interiore, in fine di parabola per una vita
ricca, dalla quale si è attinto senza risparmio (Ma quando verrà la mia notte,/tuo sarò per sempre,/amica morte, fra le tue braccia), nei
confronti della quale si desidera negoziare le modalità di congedo (Nel rosso
dei papaveri,/dolcemente, una domenica mattina/sotto il buon sole dei
bambini/finirò la vita).
La voce di Seculin è lineare e molto comunicativa,
fruibile da tutti. Il pregio di questa raccolta consiste per lo più nella
percezione dinamica del Tempo, repêchage ininterrotto
di momenti felici del passato individuale, consistenza di un vissuto, sua
contaminazione con le istanze del presente – Seculin
naviga in rete, coltiva contatti telematici, pasticcia
coi blog e affini, osserva con curiosità i fenomeni sociali contemporanei (Dei
bambini ho paura/quelli coi soldi in bocca,/hanno occhi sicuri/non sorridono
mai/…/Quei corpi ben fasciati/nei vestiti firmati./Le scarpe coi rinforzi,/da suole anti urto,/rallentano il contatto/la terra è più
lontana/il cammino sicuro) – e ponte per future, compiaciute scorribande
creative (Non si è fermato il tempo/Del tuo andare/Catturi ancora il vento e/Le
sue rose).
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Alberto Carollo
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