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  Letteratura  »  Carlo Bordoni ha recensito Non sperate di liberarvi dei libri, di Umberto Eco e J.C. Carrière, edito da Bompiani 03/07/2009
 

DEI MODI PER LIBERARSI DEI LIBRI

U. Eco, J.-C. Carrière,

Non sperate di liberarvi dei libri

Milano, Bompiani, 2009

 

Il titolo suona come una vaga minaccia: qualsiasi cosa inventerà la tecnologia, il libro resterà sempre. Difficile liberarsene. Lo assicurano Umberto Eco e Jean-Claude Carrière, in un dialogo in cui s'inserisce il curatore del volume, Jean-Philippe de Tonnac. In realtà si tratta di una dichiarazione d'amore, in cui i due dialoganti esprimono la loro accorata preoccupazione di fronte al dilagante aumento di testi digitalizzati, ma anche per il futuro delle loro biblioteche personali all'indomani dell'inevitabile dipartita (“Cosa fare della propria biblioteca quando si muore?”).

La soluzione più pratica è quella di una donazione a un Istituto universitario o a una Biblioteca pubblica che renda disponibile quel patrimonio in un apposito fondo. Perché di tenerseli in casa, i libri, neanche a parlarne: è un'eredità ingombrante e il più delle volte inutilizzabile, non monetizzabile. Per contenere tutti i suoi libri, ad Eco sono necessari centinaia di preziosi metri quadri in edifici di pregio, cantine e soffitte comprese. Meglio disfarsene, allora. E anche al più presto. Un'altra modalità è la costituzione di una fondazione ad hoc che provveda a catalogarli, conservarli e metterli a disposizione del pubblico. La difficoltà, qui, sta nei costi e nell'impegno di un capitale adeguato a sostenerla. Poi c'è il trasloco: provate a trasferire migliaia di volumi da un luogo all'altro e scoprirete che una percentuale consistente sparisce nel nulla. E infine il rogo: simbolica, rituale e liberatoria pratica già utilizzata dai nazisti a fini dimostrativi e poi abbandonata. Il risultato deludente deve aver fatto preferire a Hitler la distruzione sistematica degli esseri umani: un orrore di fronte al quale il rogo dei libri appare un'inezia.

I libri che restano dopo la scomparsa dei loro proprietari sono orfani. Manca loro la figura del padre e la ragione stessa di essere in quell'insieme, in quell'organica raccolta che aveva un senso solo per lui. Da soli si sentono perduti, considerano gli altri libri non più come fratelli, ma come nemici da cui guardarsi. Sono ingombranti, pesanti, invadenti, così “voluminosi” da sentirsi imbarazzati.

Ma se i libri non li vuole nessuno, ora che non sono più di moda neppure per arredare le pareti di casa (meglio grandi schermi al plasma e schiere di Dvd), perché gli editori si ostinano a pubblicarne tanti?

 

Carlo Bordoni

 
©2006 ArteInsieme, « 013953200 »