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  Letteratura  »  Salvo Zappulla ha recensito La ragazza con la valigia, di Maria Pina Ciancio, edito da Lieto Colle 20/08/2009
 

La ragazza con la valigia

 

La poesia ricerca la purezza, lo stupore, l'incanto. Maria Pina Ciancio, nel suo libro (La ragazza con la valigia, editore Lieto Colle, pagg.57, € 10,00)   vaga sperduta tra terra e cielo alla ricerca di uno spazio indefinito, senza tempo né materia. Uno spiraglio che si apre, un' altro che si chiude. La vita che ti nega l'accesso o ti permette di entrate, tutto permeato da un senso di indefinitezza, di vacuità. “Si era fermata, una pausa alla corsa/alle parole di pietra, alle carezze trattenute/ per lasciargli al bar dell'angolo/ un libro di Bukowski/ e una clessidra polverosa/ capovolta da vent'anni sulla porta”.  Una semplicità disarmante, posta con disincanto, da cogliere e farne dono. Tante piccole voci  si affacciano dall'uscio di una porta socchiusa, si avviano lungo il sentiero per ribadire la propria esistenza e formano un coro di delicata musicalità. Quello di Maria Pina Ciancio è  un viaggio metafisico su per la vetta più alta. Procede con candore, si meraviglia, si tasta sgomenta le ferite lasciate da rovi acuminati, si volge all'indietro a osservare i solchi causati dal tempo e ogni volta è una fitta dolorosa: affiora un ricordo, un rimpianto, una storia finita.Arrivò per l'ultimo treno/parlava, cantava, vecchia esausta/una preghiera blasfema/concedetemi il viaggio/e qualcosa da bere/... Un sordo si alzò/ prese sogni e parole/ e glieli offrì in un bicchiere”. Maschere da decifrare e da esplorare, pesanti come macigni, gravano sulle spalle e sulla coscienza del lettore.  Un inquieto vagare tra le pieghe dell'anima, alla ricerca continua di spazi da riempire, tra i perché destinati a non avere risposta;  rovistando tra gli oggetti dell'intorno, sperando  rivelino i loro segreti,  certezze impossibili da ottenere sul meraviglioso inesplorabile mistero della vita.”La solitudine non le faceva più paura, da quando la vita le aveva fatto scempio in lungo e in largo. A Nina adesso faceva paura guardare in faccia il cielo e in quella smerigliata innocenza, socchiudere gli occhi e non saper pregare”.

 

Salvo Zappulla   

       

                                                                                                

 

 
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