La ragazza con la
valigia
La poesia ricerca la purezza, lo stupore, l'incanto. Maria Pina
Ciancio, nel suo libro (La ragazza con la valigia, editore Lieto Colle,
pagg.57, € 10,00) vaga
sperduta tra terra e cielo alla ricerca di uno spazio indefinito, senza tempo
né materia. Uno spiraglio che si apre, un' altro che si chiude. La vita che ti
nega l'accesso o ti permette di entrate, tutto permeato da un senso di
indefinitezza, di vacuità. “Si era fermata, una pausa alla corsa/alle parole
di pietra, alle carezze trattenute/ per lasciargli al bar dell'angolo/ un libro
di Bukowski/ e una clessidra polverosa/ capovolta da vent'anni sulla
porta”. Una semplicità disarmante,
posta con disincanto, da cogliere e farne dono. Tante piccole voci si affacciano
dall'uscio di una porta socchiusa, si avviano lungo il sentiero per ribadire la
propria esistenza e formano un coro di delicata musicalità. Quello di Maria
Pina Ciancio è un viaggio
metafisico su per la vetta più alta. Procede con candore, si meraviglia, si
tasta sgomenta le ferite lasciate da rovi acuminati, si volge all'indietro a
osservare i solchi causati dal tempo e ogni volta è una fitta dolorosa: affiora
un ricordo, un rimpianto, una storia finita. “Arrivò per l'ultimo treno/parlava, cantava, vecchia
esausta/una preghiera blasfema/concedetemi il viaggio/e qualcosa da bere/... Un
sordo si alzò/ prese sogni e parole/ e glieli offrì in
un bicchiere”. Maschere da decifrare e da esplorare, pesanti come macigni,
gravano sulle spalle e sulla coscienza del lettore. Un inquieto vagare tra le pieghe dell'anima,
alla ricerca continua di spazi da riempire, tra i perché destinati a non avere
risposta; rovistando
tra gli oggetti dell'intorno, sperando
rivelino i loro segreti, certezze
impossibili da ottenere sul meraviglioso inesplorabile mistero della vita.”La
solitudine non le faceva più paura, da quando la vita le aveva fatto scempio in
lungo e in largo. A Nina adesso faceva paura guardare in faccia
il cielo e in quella smerigliata innocenza, socchiudere gli occhi e non saper
pregare”.
Salvo Zappulla