LE CENERI DI ANGELA
di Franck McCourt
© 2008 Adelphi Edizioni S.P.A. Superpocket
ISBN 978-88-462-1012-8
Pag. 377 € 5,90
Le ceneri di Angela è una storia vera, il protagonista lo scrittore.
Ciò che colpisce di questo libro è che l'autore non ha semplicemente
scritto la propria biografia, ma l'ha scritta facendola raccontare del piccolo Franck McCourt; narrandola dal
punto di vista di un bambino di 4 anni.
Dice l'autore: “Ripensando alla mia
infanzia, mi chiedo come sono riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un'infanzia
infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un'infanzia infelice
irlandese è peggio di un'infanzia infelice qualunque, e un'infanzia infelice e
cattolica è peggio ancora”.
Questo romanzo ha vinto il Premio Pulitzer e il National Critics Award. Leggendolo non ci si sorprende che possa
aver ottenuto dei riconoscimenti così prestigiosi.
Il piccolo Franck ci racconta di come
sua madre e suo padre, irlandesi, si siano conosciuti e sposati a Brooklyn. Lui
è nato nel 1930.
Il rapporto col padre è di amore-odio intenso. Malacky
è un padre meraviglioso quando racconta le favole e se lo prende in braccio; un
genitore vergognoso quando torna a casa ubriaco.
Quando per miracolo riesce a trovare un lavoro, ma si beve tutta la paga e
subito dopo perde il posto.
Angela è sua madre e le ceneri… le ceneri sono dove i suoi occhi
si posano quando non sa o non vuole rispondere; troppo stretta dal dolore. E le
ceneri sono anche i tanti figli nati e morti infanti: una bambina e due gemelli
maschi, oltre agli aborti subiti.
Franck cresce tra fratelli che dopo poco
scompaiono e, altri, che come gli racconta il padre, vengono lasciati
dall'angelo del settimo scalino. Alla tisi e alle tante malattie di allora
sopravvivono Franck, Malacky
junior, Michael e Alphonsus, ai quali è dedicato
questo libro.
I ricordi del piccolo Franck si snodano
nel periodo temporale che va dal 1930 al 1946. Fra la miseria più nera, ci
mostra le case nelle quali vivono, crescendo a pane fritto e acqua e zucchero.
Con dei vecchi cappotti pulciosi per coperta.
Il realismo più assoluto, la sofferenza più acuta, le delusioni
più cocenti; ma anche il sorriso di chi, bambino, vive nell'ingenuità e
pertanto sopravvive senza sapere nemmeno come.
E ci mostra, ancora, la cattiveria delle persone, per la quale non
c'è cura.
Franck nasce in America, ma la famiglia è
costretta a tornare in Irlanda. Qui, il padre non saprà mai trovarsi un lavoro
e anche quando, insieme ad altri padri di famiglia, andrà in Inghilterra a
lavorare in fabbrica; non invierà mai a casa un soldo, bevendoseli tutti.
Infine, il ragazzo ormai sedicenne, riuscirà a imbarcarsi e a
partire per l'America, dove spera di fare fortuna e poter riunire la sua
famiglia.
Il libro è dolorosamente divertente, perché le battute ingenue e
la visuale priva di malizia del bambino, stemperano la drammaticità delle
situazioni.
E' profondamente sincero, a volte anche troppo, ad esempio quando Franck ci racconta della sua sessualità e dei suoi
desideri.
E' un romanzo che colpisce, che ci penetra nel profondo. A cui ci
si affeziona, ridendo e piangendo coi protagonisti.
Si vorrebbe sapere cos'è accaduto, in seguito, al giovane Franck una volta giunto in America; ma poi si guarda il
libro e ci si rende conto che Franck ce l'ha fatta.
Come riportato in copertina: “Il
racconto sincero e dissacrante di un'infanzia derelitta, un protagonista
indimenticabile. Un capolavoro di umanità e ironia”.
© Miriam Ballerini