Qualunque cosa succeda
di Umberto Ambrosoli
Sironi Editore
Collana Indicativo presente
Pagg. 317
ISBN 9788851801205
Prezzo € 18,00
Vita morte eroicità dell'eroe che mise alle strette Sindona
“Qualunque cosa succeda”, scritto
dall'amorevole mano di Umberto
Ambrosoli, figlio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario
liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, assassinato a Milano da un
killer la notte tra l'11 e il 12 luglio 1979 mentre faceva ritorno a casa dopo
una serata fra amici, è un libro che in un'ottica di compromissione personale
riprende quel discorso di eroicità borghese romanzata da Stajano, di un uomo
che operando per il “giusto” ha pagato con la propria vita.
Umberto Ambrosoli
ripercorre la breve e intensa vita dell'avvocato, del commissario liquidatore
che ebbe la sola colpa – se tale la si può mai considerare – d'aver agito
nell'interesse della giustizia, dello Stato italiano, mettendo a nudo gli
sporchi intrallazzi finanziari di Michele Sindona. Risalgono al lontano 1971 i
sospetti intorno al banchiere siciliano Michele Sindona, anche se già da prima
il suo nome era fin troppo ben conosciuto in certi ambienti, tanto che già nei
primissimi anni Cinquanta godeva immeritata fama di genio della finanza. Ma è
negli anni Settanta che Sindona diventa un pericolo per il sistema bancario
italiano e non solo.
La Banca d'Italia, attraverso il Banco di Roma, cominciò a investigare intorno
ai due istituti, Banca Unione e Banca Privata Finanziaria. L'allora Governatore
Carli, nonostante l'evidenza che si era di fronte a
una frode colossale, accorda un prestito a Michele Sindona nel vano tentativo
di non far fallire i due istituti di credito da esso fondati. Il Direttore
Centrale del Banco di Roma, Giovanbattista Fignon, fu incaricato di effettuare le transazioni
necessarie: ecco così che le due Banche – che fanno capo a Sindona – si fondono
per dar vita alla Banca Privata Italiana di cui Fignon
divenne Vice Presidente e Amministratore Delegato. Ben presto Fignon comprese d'essersi cacciato in un impiccio di
proporzioni colossali, per cui decise per una immediata
sospensione. La decisione a Roma non piacque affatto, tanto più che il
banchiere siciliano gode purtroppo di altolocate conoscenze tra le fila della
DC nonché del Vaticano. Sul finire del 1974 Fignon
presentò la sua relazione circa l'effettivo stato di salute della Banca.
Giorgio Ambrosoli fu dunque ordinato unico commissario liquidatore. Ambrosoli
consapevolmente si gravò del compito di esaminare tutte le operazioni
finanziarie legate a Michele Sindona o ad esso riconducibili. Furono anni di
duro lavoro: l'avvocato arrivò a dormire poche ore a notte, due o tre, come
racconta il figlio in “Qualunque cosa
succeda”.
L'avvocato non si risparmiava: irregolarità, falsità, tutto fu messo a nudo, e
di conseguenza tutto l'operato di Michele Sindona si rivelò per quel che era in
realtà, una truffa colossale che al Paese era già costata fin troppi miliardi.
Invano Sindona cerca di corrompere il commissario liquidatore. Nel 1975, Ambrosoli conscio del pericolo cui si stava esponendo,
scrisse alla moglie: “Anna carissima, è
il 25/02/1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I, atto che ovviamente non soddisferà molti e che è
costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi
sostituire, ma è certo che faccende alla Vertozzo e
il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non
tranquillizza affatto. E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi
non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare
qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'Vmi, le speranze mai realizzate di far politica per il
paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica
e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un
potere enorme e discrezionale al massimo e ho sempre operato – ne ho piena coscienza
– solo nell'interesse del Paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti
quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo
riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: e
hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi
parecchi mesi dopo. I nemici
comunque non aiutano, e cercheranno in
ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi
firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque
cosa succeda, comunque tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare
benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli
nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [ .. ]”.
Non senza problemi, Ambrosoli
arriva a definire in maniera irrevocabile le responsabilità di Michele Sindona.
Il clima che l'avvocato Giorgio respira è di piombo. Si è sul finire degli anni
Settanta e non si sono spente ancora le rivendicazioni delle Brigate Rosse né
quelle del Movimento Sociale Italiano: la violenza è tanto a destra quanto a
sinistra, nessuno è innocente. I morti a fine anno
sono tanti, par quasi di avere davanti agli occhi un bollettino di guerra.
L'Italia è poi sotto l'egida della DC, di Fanfani, di Andreotti. Non sono tempi
storici facili, men che meno per un uomo come
Ambrosoli che intende servire al meglio il suo Paese.
Il 12 luglio 1979 Giorgio Ambrosoli avrebbe dovuto sottoscrivere una formale
dichiarazione: l'inchiesta che l'aveva occupato per tanti anni era finita.
Restava sol più d'arrivare al 12 luglio. Ma l'11 luglio 1979, mentre l'avvocato
tornava a casa dopo una serata trascorsa assieme agli amici, viene raggiunto da
un sicario. Non fa a tempo ad aprire il portone di casa. Da una 357 Magnum gli
vengono esplosi contro tre colpi. William J. Aricò,
sicario fatto venire dall'America, pagato con 25mila dollari in contanti e
altri 90mila su un conto bancario svizzero, per conto di Michele Sindona a
sangue freddo ammazza Giorgio Ambrosoli. Il 14 luglio 1979, ai suoi funerali,
non presenziò alcuna autorità di governo. “Mezza Dc aveva contatti con Sindona. Il suo ‘piano' aveva l'appoggio, o almeno
l'interessamento, di Evangelisti, De Carolis,
Fanfani, lo stesso Andreotti.
Non è un caso se Sindona donò al governo
due miliardi per finanziare il referendum sul divorzio. Papà non ha mai avuto
la solidarietà del governo, né della collettività. E non credo che l'avrebbe
nemmeno oggi. Di Sindona in giro ce ne sono tanti. Così come ci sono gli
interessi particolari, le deformazioni del rapporto tra finanza, impresa, mondo
politico, basti pensare al caso Alitalia. Per questo la storia di papà è ancora
attuale. Si scontrerebbe con gli stessi ostacoli, pressioni, l'indifferenza
della società, che dopo trent'anni non ha ancora acquisito il valore della
legalità. Ma oggi come allora papà sarebbe andato avanti. Spesso si crede che
se l'illegalità cresce fino a diventare ‘sistema', il
cittadino non può far altro che adeguarsi: mio padre ha dimostrato che una
scelta esiste sempre”.
L'Italia degli anni Settanta, o di Michele Sindona, della DC e di Giulio
Andreotti, è poi la stessa che viviamo oggi: garantire la giustizia è pressoché
impossibile, nonostante i politicanti ogni giorno si spendano in fallaci
rassicurazioni che non bisogna essere catastrofisti. Il Paese vive nella
corruzione; la pagina della cronaca nera è ogni dì un bollettino di guerra; le
tragedie, le morti bianche non mancano mai; scandali finanziari a iosa, sia per
le aziende private sia per quelle riconducibili allo Stato per mezzo di
sovvenzioni. Lo scontento del popolo italiano è forte, così tanto che sono
tornati in strada gli eredi delle Brigate Rosse nonché dei movimenti
nazifascisti.
In un Paese così, nelle condizioni in cui oggi versa, la lezione di Giorgio
Ambrosoli è quanto di più attuale possa esserci. Se “Un eroe borghese” di Corrado Stajano è
fondamentale, lo è ancor di più “Qualunque cosa succeda” di Umberto Ambrosoli: la vera storia
di un uomo diventato eroe perché consapevole che una scelta esiste sempre.
Umberto Ambrosoli, classe 1971, è avvocato penalista a Milano. È il più giovane dei
tre figli di Giorgio Ambrosoli. Da anni è impegnato a valorizzare e attualizzare
la storia del padre, partecipando a incontri nelle scuole di tutta Italia, a convegni e a iniziative pubbliche ed editoriali.
Giuseppe
Iannozzi
www.liberolibro.it