Il pendolo di Foucault
di Umberto Eco
Bompiani Editore
Pagg. 687
ISBN 9788845214226
Prezzo € 12,00
L'autore mescola mille piste, mille storie, moltiplica i pezzi di
bravura e alterna, alla Shakespeare, il prossimo e l'intimità, la follia e la
saggezza. Ciascuno vi troverà il proprio miele, o la propria driga. Questo proporre a ciascun lettore una scelta
vertiginosa di delizie., è uno degli aspetti del genio
multiforme di Umberto Eco
(Jacques Le Goff, L'Espresso)
Da quando ho cominciato a leggere Il Pendolo di Foucault non sono
più uscito di casa: ho, per così dire, sospeso la vita.
(Ferdinando Camon, Il Giorno)
Il pendolo di Foucault sono tanti libri nel libro. L'autore offre al lettore
continui richiami e rimandi letterari, filosofici e culturali, che inducono ad
approfondire l'intera storia della cultura occidentale soprattutto sul piano
esoterico. Sarò molto sincera, nella prima lettura mi
sono persa, non c'è una trama vera e propria ma un intreccio narrativo in cui
s'intersecano alla perfezione il mistero dell'antico, il fascino dell'occulto e
la realtà moderna. Poi dopo la seconda, forse la terza ne ho iniziato a
cogliere l'essenza, percorrendo I diversi piani temporali e di luogo che si
uniscono creando un mosaico articolato tra il mondo secolare dei Templari,
quello dell'editoria e dell'informatica, nel mezzo i Miti Celtici, la Cabala, i Culti dell'antico
Egitto, il Santo Graal, i Vangeli Apocrifi, Napoleone, Hitler fino a
Cagliostro, con digressioni più o meno ampie come i flash back su episodi della
Resistenza o quelle sul Brasile del Candomblè e del
sincretismo religioso. Di certo non è un libro adatto a chi cerca una lettura
leggera e senza troppo impegno o per chi abbia un atteggiamento superficiale e
disinteressato rispetto ad argomenti filosofico-religiosi.
Leggevo tempo fa: “L'idea di base del libro è tutt'altro che
letteraria. Il nocciolo del Pendolo di Foucault è l'esposizione
paradigmatica di una tesi: le aberrazioni della ragione, ancorché affascinanti,
generano mostri, e possono essere terribilmente
pericolose”, credo che sia il sunto perfetto per descrivere questo libro.
La descrizione di ambienti, situazioni, abitudini, la presentazione dei vari
personaggi che appaiono di volta in volta come nucleo centrale dei capitoli è
indubbiamente all'altezza della fama e della capacità di Eco.
Il Pendolo è una mirabolante, vertiginosa giostra di evoluzioni, tra misteri
celati (o svelati), interpretati (o travisati), tra scienze occulte, società
segrete complotti cosmici e un Piano, il Piano! Quello che tre redattori
editoriali si inventano per burla e per noia e che qualcuno prende molto,
troppo e troppo pericolosamente sul serio. Una storia che si trasformerà in
tragedia per la stupidità umana. Un libro che consiglio vivamente, soprattutto
a chi desidera tuffarsi in qualche ora di puro godimento intellettuale, di
divertimento intelligente, assorbente e coinvolgente.
Critico,
saggista, scrittore e semiologo di fama internazionale, Umberto Eco nasce ad Alessandria il 5 gennaio 1932. Si laurea nel 1954,
all'età di 22 anni, presso l'Università di Torino, con una tesi sul pensiero
estetico di Tommaso d'Aquino, poi pubblicata come volume autonomo.
La carriera di Umberto Eco si avvia presso i servizi culturali della Rai. Anche
grazie ad alcuni amici collaboratori della trasmissione “Lascia o Raddoppia”,
questi anni diventano il terreno fertile per il suo celeberrimo
saggio-stroncatura di Mike Bongiorno, intitolato provocatoriamente
“Fenomenologia di Mike Bongiorno” (contenuto nell'altrettanto celebre “Diario
minimo”, una raccolta di elzeviri scritti per “il Verri”, la rivista di
Giovanni Anceschi, riecheggianti gli esercizi di
Roland Barthes).
Negli anni ‘60 insegna prima presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di
Milano, poi presso la Facoltà
di Architettura dell'Università di Firenze ed infine presso la Facoltà di architettura
del Politecnico di Milano.
Sono gli anni italiani dell'impegno e delle avanguardie artistiche e anche il
semiologo offre il suo contributo teorico aderendo al cosiddetto Gruppo 63, una
corrente che ha fatto scuola in tutti i sensi (vi aderirono, fra gli altri Antonio Porta, Nanni Ballestrini,
Edoardo Sanguineti, Alfredo Giuliani, Francesco Leonetti
e Angelo Guglielmi).
Nel 1962 arriva l'exploit con un capolavoro della semiologia, l'ultra-adottato
“Opera aperta”, un testo fondamentale per capire le evoluzioni della scienza
dei segni.
Nel turbinio di attività che lo vedono protagonista, Umberto Eco trova anche il
tempo di lavorare presso la
Casa Editrice Bompiani (dal 1959 al 1975), come senior editor, fino a quando non viene nominato professore di
Semiotica all'Università di Bologna, dove impianta una vivace ed agguerrita
scuola. Nel periodo 1976-77 e 1980-83 dirige l'Istituto di Discipline della
Comunicazione e dello Spettacolo, presso l'Università di Bologna.
La collezione di titoli onorifici di Eco è impressionante, essendo stato
omaggiato da università di tutto il mondo, non limitandosi a ritirare le lauree
honoris causa o i premi, ma anche tenendo frequentatissimi corsi.
Dal 1989 è presidente dell'International Center for Semiotic and Cognitive Studies, e
dal 1994 è presidente onorario dell'International Association
for Semiotic Studies, di cui negli anni precedenti è stato segretario
generale e vice-presidente.
Dal 1999 è inoltre presidente della Scuola superiore di Studi Umanistici presso
l'Università di Bologna. Ha collaborato con l'Unesco, con la Triennale di Milano, con
l'Expo 1967-Montreal, e con la Fondation Européenne
de la Culture,
e con molte altre organizzazioni, accademie, e testate editoriali nazionali ed
internazionali.
Numerose inoltre sono le sue collaborazioni, non solo con i quotidiani («II
Giorno», «La Stampa»,
«Il Corriere della Sera», «La
Repubblica», «Il Manifesto») e a settimanali («l'Espresso»),
ma anche a periodici artistici ed intellettuali («Quindici», «Il Verri», ed
altri).
Umberto Eco ha svolto indagini in molteplici direzioni: sulla storia
dell'estetica, sulle poetiche d'avanguardia, sulle comunicazioni di massa,
sulla cultura di consumo…
Spaziando dall'estetica medievale alla semiotica ai vari codici di
comunicazione artistica, la sua produzione saggistica appare estremamente varia
e vasta.
Non si può dimenticare il successo planetario ottenuto con il romanzo best
seller “Il nome della rosa”, seguito poi dagli altrettanto
“campioni di incassi” “Il pendolo di Foucault”, “L'isola del giorno prima” e il
romanzo picaresco-medioevale “Baudolino”,
opere di trascinante narrativa che nessuno probabilmente si aspettava da uno
studioso di filosofia e da un teorico quale Eco.
Il suo ultimo lavoro è “La misteriosa fiamma della regina Loana”,
un romanzo illustrato ispirato ad un fumetto degli anni ‘30, uscito nel giugno
del 2004.
Fonte:
Biografieonline.it
Riferimenti storici sul Pendolo di Foucault
Quasi
tutti sono consapevoli di un movimento relativo fra noi e le stelle; se capita
di avere una stella sopra la testa (allo zenit), dopo qualche ora la
osserveremo spostata. Ciò è spiegabile in tre moti:
a) la Terra si
muove con periodo di circa 24 h in senso antiorario;
b) la volta celeste si muove con un periodo di circa 24 h in senso orario;
c) si muovono sia la Terra
che la volta celeste con un periodo relativo di circa 24 h; ad esempio la Terra in senso orario con un
periodo di 9 h e la volta celeste in senso antiorario con periodo di 15 h.
Copernico, ritenendola più semplice ed economica, scelse l'ipotesi a) senza
però poter fornire alcuna prova.
La Chiesa, cattolica e protestante, riferendosi alle Scritture, scelse
l'ipotesi b) a suo tempo formulata dagli antichi secondo i quali le stelle
erano fisse su di una grande sfera che ruotava in 24 h circa intorno alla
Terra, immobile al centro.
Nessuno scelse la possibilità c).
Galilei era talmente convinto della necessità di una prova da inventarla; nel
Dialogo sopra il flusso e riflusso del mare sosteneva, a torto e con
argomentazioni molto poco coerenti con il suo metodo
scientifico, che il fenomeno delle maree fosse la prova inconfutabile del
movimento della Terra e ridicolizzò Keplero che, giustamente, l'attribuiva all'attrazione
lunare.
In una lettera del 1679 a
Robert Hooke, Newton spiega, utilizzando le leggi
della Dinamica, come la caduta dei corpi sulla superficie della Terra, dovrebbe
indicare una sensibile deviazione dalla verticale, qualora venisse osservata
rispetto ad un sistema di riferimento assoluto; è lo stesso Hooke
ad eseguire praticamente l'esperimento, senza ottenere risultati significativi
ma iniziando la lunga serie di esperienze destinate a fornire prove dirette e
interne (cioè prescindendo da osservazioni atsronomiche)
del movimento rotatorio del pianeta.
Guglielmini nel 1791 ripeterà l'esperimento dalla
Torre degli Asinelli di Bologna, ma i risultati erano fortemente influenzati
dalla resistenza dell'aria. E' forse per questo che gli ulteriori tentativi
vennero condotti con successo utilizzando i pozzi delle miniere, prima da Benzenberg (1804) e poi da Reich (1831).
In seguito, la variazione di g (accelerazione di gravità) con la latitudine,
dimostrò l'appiattimento della Terra ai poli e quindi la sua rotazione.
Effettuata per la prima volta nel 1851, l'esperienza del pendolo di Foucault è
la prova più evidente della rotazione della Terra attorno al suo asse.
L'esperienza si basa sulla proprietà del pendolo di conservare il proprio piano
di oscillazione quando è soggetto alla sola forza di gravità (eliminate perciò
le forze di attrito ed altre forze esterne ).
Jean Bernard Foucault (1819 – 1868) attaccò un pendolo lungo 67 metri alla cima del
Pantheon di Parigi. La sfera di bronzo pesava 28 kg.
Il piano di oscillazione del pendolo sembrava ruotare apparentemente in un
tempo:
T = 24h / sin f
dove f è la latitudine del luogo.
Scriveva Foucault all'indomani di questa sorprendente scoperta:
“Il fenomeno si sviluppa con calma: è fatale,
irreversibile…Si sente, vedendolo nascere e intensificarsi, che non è possibile
per lo sperimentatore affrontarne o ritardarne la manifestazione…
…Ogni uomo davanti ad un tale fatto…per qualche istante rimane pensoso e
silenzioso e si ritira quindi recando in sè il senso
pressante e vivissimo del nostro incessante movimento nello spazio.”
( Dimostrazione sperimentale del movimento di
rotazione della Terra, Journal des Debats, 31 marzo 1851 ).
L'esperienza di Foucault fu ripetuta a S. Pietroburgo (Leningrado) nel 1931: in
quell'occasione un pendolo di 93
metri e pesante 54 kg, fu attaccato
alla cima della cupola della cattedrale di Sant'Isacco. L'ampiezza delle
oscillazioni era di 5 metri
e il suo periodo di oscillazione era di 20 secondi. Ad ogni oscillazione la
punta del pendolo si spostava di 6 millimetri. In 1 o 2 minuti ci si poteva
convincere del fatto che la
Terra ruota realmente attorno al proprio asse polare.
Il fisico francese Jean Bernard Léon Foucault
(1819-1868) effettuò nel 1851 un esperimento per dimostrare il moto di
rotazione terrestre. Per evidenziare la rotazione della Terra occorreva
predisporre qualcosa che rimanesse fisso mentre la Terra girava. Fu così
costruito un pendolo, costituito da un filo lungo circa 70 metri, al quale era
sospesa una sfera di ferro pesante 30 chili con
applicata un'asticella che sfiorava il terreno cosparso di sabbia. Il pendolo
venne fissato con un perno girevole alla cupola del Pantheon di Parigi.
Poiché una volta messo in oscillazione, un corpo oscilla sempre nello stesso
piano, in altre parole il piano di oscillazione di un pendolo rimane invariato
nello spazio, se la Terra
fosse ferma l'asticella avrebbe dovuto tracciare sulla sabbia sempre la stessa
riga. Invece, dai segni lasciati sul terreno si vide che effettivamente il
suolo ruotava rispetto al piano in cui oscillava il pendolo. Le righe descritte
dall'asticella cambiavano lentamente direzione e dopo 24 ore coincidevano
nuovamente con l'oscillazione di partenza.
Va detto che questo fenomeno non si verifica all'equatore, poiché qui il piano
di oscillazione è parallelo all'asse terrestre.
Fonte:
Planetariodimodena.it
Katia Ciarrocchi
www.liberolibro.it