L'amore, un'estate, di William Trevor, Guanda
Il fascino discreto degli antieroi
perduti dalla vita
Ci sono luoghi geografici
dove la letteratura trova, misteriosamente, limo più adatto e quindi radici più
profonde. Basterebbe citare la
Sicilia, o la città di Trieste per noi italiani, da cui
scaturirebbero lunghi elenchi di illustri scrittori.
Allungando lo sguardo al
di fuori dei nostri confini, ci appare altrettanto
favorita anche l'Irlanda. Senza scomodare quel genio di James Joyce o Bernard
Show, restando più vicini al nostro tempo, ci sembra che molti irlandesi si
stiamo facendo onore, addirittura in predicato di Nobel come John Banville e William Trevor, autore – quest'ultimo – di un
pregevolissimo nuovo romanzo «L'amore, un'estate» («Love and Summer», Guanda, pp.217, euro15, traduzione di Laura Pignatti).
Quello che ammalia in
Trevor è l'impassibilità soltanto apparente visto che riesce ad attirare il
lettore nel suo universo narrativo, fin dall'inizio del racconto, quasi fosse
in possesso di una calamita letteraria che c' induce ad entrare
irrimediabilmente attratti dentro le vicende di antieroi delle vite perdute,
percossi da impulsi fatali.
Chi tanto aveva apprezzato
– dello stesso autore - «Il viaggio di Felicia» in
cui Trevor aveva saputo dipingere un commovente ritratto femminile e
un'acutissima indagine sulle zone più oscure della psiche umana, creando
l'atmosfera di un raffinato thriller, ritroverà lo stesso ritmo e la stessa
intensa scrittura nel nuovo romanzo che ci porta in un mondo provinciale ed
agreste.
Qui Dillahan,
agricoltore di mezza età, vive per il suo campo e il suo gregge, preso
unicamente dal suo lavoro, anche se martoriato dal ricordo di una terribile
tragedia: la morte della moglie e del figlioletto neonato, schiacciati dal suo
trattore. In seconde nozze sposerà la giovane Ellie,
una trovatella assunta, all'inizio, per le mansioni domestiche. Sarà un
tranquillo rapporto senza slanci, una sistemazione per entrambi, vissuta senza
amore. Purtroppo (o per fortuna?) arriva in paese Florian
per vendere la sua vecchia casa di famiglia. Ellie
scopre così un sentimento sconosciuto e l'estate diventa un'emozionante
stagione per la giovane donna.
Le voci corrono in paese,
e ci pare di udire il ronzio delle malelingue intente
a inzuppare il pane nel ventilato adulterio di Ellie
e nella tragedia di Dillahan da alcuni addirittura
sospettato di aver ucciso la prima moglie.
Florian decide di partire per la Scandinavia.
Lo seguirà Ellie?
Il finale è abbastanza
imprevedibile.
Ma questo è un romanzo
corale che leggiamo solo in parte per la trama, presi dal fascino
dell'atmosfera, dal clima intimo che l'autore sapientemente sa creare,
facendoci convivere con le speranze, le delusioni, i
segreti del cuore dei molti personaggi, ritmando la
narrazione con una cadenza ipnotica che ci prende, fin dalle prime righe.
La scrittura prosciugata
di Trevor sa affondare il bisturi nei dilemmi morali dei suoi personaggi,
attraverso uno sguardo pudico e profondo, animato da delicatezza intelligente
che lascia un marchio nei nostri cuori.
Grazia Giordani