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  Letteratura  »  L'amore, un'estate, di William Trevor, edito da Guanda e recensito da Grazia Giordani 22/12/2009
 

L'amore, un'estate, di William Trevor, Guanda  

 

Il fascino discreto degli antieroi perduti dalla vita

 

Ci sono luoghi geografici dove la letteratura trova, misteriosamente, limo più adatto e quindi radici più profonde. Basterebbe citare la Sicilia, o la città di Trieste per noi italiani, da cui scaturirebbero lunghi elenchi di illustri scrittori.

Allungando lo sguardo al di fuori dei nostri confini, ci appare altrettanto favorita anche l'Irlanda. Senza scomodare quel genio di James Joyce o Bernard Show, restando più vicini al nostro tempo, ci sembra che molti irlandesi si stiamo facendo onore, addirittura in predicato di Nobel come John Banville e William Trevor, autore – quest'ultimo – di un pregevolissimo nuovo romanzo «L'amore, un'estate» («Love and Summer», Guanda, pp.217, euro15, traduzione di Laura Pignatti).

Quello che ammalia in Trevor è l'impassibilità soltanto apparente visto che riesce ad attirare il lettore nel suo universo narrativo, fin dall'inizio del racconto, quasi fosse in possesso di una calamita letteraria che c' induce ad entrare irrimediabilmente attratti dentro le vicende di antieroi delle vite perdute, percossi da impulsi fatali.

Chi tanto aveva apprezzato – dello stesso autore - «Il viaggio di Felicia» in cui Trevor aveva saputo dipingere un commovente ritratto femminile e un'acutissima indagine sulle zone più oscure della psiche umana, creando l'atmosfera di un raffinato thriller, ritroverà lo stesso ritmo e la stessa intensa scrittura nel nuovo romanzo che ci porta in un mondo provinciale ed agreste.

Qui Dillahan, agricoltore di mezza età, vive per il suo campo e il suo gregge, preso unicamente dal suo lavoro, anche se martoriato dal ricordo di una terribile tragedia: la morte della moglie e del figlioletto neonato, schiacciati dal suo trattore. In seconde nozze sposerà la giovane Ellie, una trovatella assunta, all'inizio, per le mansioni domestiche. Sarà un tranquillo rapporto senza slanci, una sistemazione per entrambi, vissuta senza amore. Purtroppo (o per fortuna?) arriva in paese Florian per vendere la sua vecchia casa di famiglia. Ellie scopre così un sentimento sconosciuto e l'estate diventa un'emozionante stagione per la giovane donna.

Le voci corrono in paese, e ci pare di udire il ronzio delle malelingue intente a inzuppare il pane nel ventilato adulterio di Ellie e nella tragedia di Dillahan da alcuni addirittura sospettato di aver ucciso la prima moglie.

Florian decide di partire per la Scandinavia.

Lo seguirà Ellie?

Il finale è abbastanza imprevedibile.

Ma questo è un romanzo corale che leggiamo solo in parte per la trama, presi dal fascino dell'atmosfera, dal clima intimo che l'autore sapientemente sa creare, facendoci convivere con le speranze, le delusioni, i segreti del cuore dei molti personaggi, ritmando la narrazione con una cadenza ipnotica che ci prende, fin dalle prime righe.

La scrittura prosciugata di Trevor sa affondare il bisturi nei dilemmi morali dei suoi personaggi, attraverso uno sguardo pudico e profondo, animato da delicatezza intelligente che lascia un marchio nei nostri cuori.

 

Grazia Giordani

 

 
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