Ourika di Madame de Duras, Adelphi
Madame de Duras e la patologia della
passione amorosa
È certamente un lungo racconto senza compleanno Ourika
di Madame de Duras, tanto il tempo è ininfluente nei suoi confronti, poiché –
sebbene scritto nei secoli passati – conserva il fascino delle opere di valore.
Ora Adelphi lo ripropone (pp.169, euro13) nell'appassionata e lunga postfazione
di Benedetta Craveri che ha saputo creare un sapiente
affresco dell'epoca e della vita di Claire de Duras(1777-1828),
moglie disamata da un nobile e importante marito,
primo gentiluomo della Camera di Luigi XVI, che nel 1797 la condusse all'altare
con un matrimonio di convenienza.
La solitudine dell'animo di Claire si riflette nel suo romanzo che rispecchia le
sue pene d'amore in maniera simmetrica, anche se non strettamente
autobiografica. L'infelice nobildonna cercò consolazione diventando un vero
centro d'attrazione intellettuale, una regina dei salotti della Restaurazione,
amica intima di Chateaubriand che amò senza osare
rivelarlo neppure a se stessa, in sintonia con la sua eroina del romanzo, la
negretta Ourika, non contraccambiata nell'amore, ma
soltanto nell'affettuosa amicizia da Charles, nipote della dama che l'aveva
salvata dalla nave negriera, dandole alloggio, protezione e caldo affetto.
«Prima di immergerci nella lettura di Ourika – ci
consiglia la Craveri – conviene però fare un passo
indietro e ricordare chi fosse questa scrittrice “dilettante” che mostrò di
saper coniugare, come avrebbe ricordato alla sua morte Chateaubriand,
“la forza del pensiero di Madame de Staël e la grazia del talento di Madame de la Fayette”
(…) E proprio a partire dalla sua intensa esperienza di vita Madame de Duras
maturò la conoscenza implacabile di quella patologia della passione amorosa che
è il centro della sua narrativa».
La passione non corrisposta per il marito era stata solo l'incipit
di una serie di affetti non totalmente contraccambiati. Persino la figlia
maggiore, dopo le nozze, in un certo senso la tradì, preferendole la suocera, e
Chateaubriand le parlò sempre e soltanto d'amicizia,
mentre riteniamo che Claire avrebbe preferito vocaboli più appassionati.
Dapprima, Madame de Duras si era limitata a leggere per gl'intimi
Ourika nel chiuso del suo prezioso salotto, ma quando
decise di pubblicarlo, si scatenò un certo ronzio di voci malevole ed invidiose
(tutto il mondo è paese, lo sappiamo bene) e le vicende della giovane negra
infelice – che tanto attuale potrebbe essere persino ai giorni nostri – era
sulla bocca di tutti, tanto che Luigi XVIII ne aveva commissionato un vaso
celebrativo.
Resta il fatto che questo breve romanzo, scritto con struggente grazia, resterà
nel tempo una perla letteraria, lucente per l'intensità intellettuale della sua
autrice che, pur attenendosi al filone del rapporto tra individuo e società, al
rapporto della socievolezza dei suoi tempi, aveva saputo inserire la
“dimensione storica”, regalando maggior spessore alla sua scrittura, come in
seguito fece anche con Édouard e infine con Olivier ou le Secret, comparso postumo, perseverando sempre nel
lasciarci pagine ritmate dall'addolorato tasto della passione.
Grazia Giordani
www.graziagiordani.it