Il ranch della giumenta perduta di Georges Simenon, Adelphi
Simenon va all' Ovest
Se non si leggesse il nome dell'autore - Georges Simenon - sopra il titolo Il
ranch della giumenta perduta (pp.191, euro 18) che Adelphi, intento a curarne
l'opera omnia, porta quale primizia in Italia per noi nella puntuale traduzione
di Alessandra Berello, si stenterebbe a credere che
si trattasse di un romanzo dello stupefacente noirista,
di un autore non solo apprezzato per il ciclo di Maigret, ma anche e ancor più
per la produzione dei suoi romanzi “duri” fra cui ricordiamo La neve era
sporca, La camera azzurra, L'orologiaio di Everton, La finestra dei Rouet,
solo per citarne alcuni fra i tanti. Possiamo quindi dire che il nostro belga
di formazione francese non si è fatto mancare nulla nella sua ardente e
convulsa vita, neppure una capatina nei panorami dell'Arizona, regalandoci un
western veramente stuzzicante.
Nel 1947 fu infatti obbligato a rifugiarsi fra quelle
montagne “che sembrano racchiudere il mondo da tutti i lati” per fuggire dalle
accuse di collaborazionismo che gli erano state rivolte per aver intrattenuto
contatti con alcuni produttori cinematografici tedeschi in tempi bellici. Contatti
che gli costarono cari, procurandogli accuse, in seguito rivelatesi infondate.
Dal forzato soggiorno all'Ovest è quindi nato il primo ed unico western di
Simenon, ambientato tra l'Ottocento e il Novecento nel territorio classico dei
film di John Ford o di Sergio Leone, dove possiamo respirare il clima tipico
dell'epoca e ci è dato sentire le voci, i rumori, i profumi come se l'autore
fosse vissuto veramente in quel mondo di cow boys.
Animata da continui flash back tra passato e presente, la trama è vissuta da un
sessantottenne ranchero Curly
John, forte, roseo e ingenuo che vive lunghi anni della sua esistenza pensando
che Andy, il suo ex grande amico fraterno, avesse pagato Romero, un killer per
farlo fuori. Andy, nei discorsi di Curly John diventa
l' ”Innominabile”, l'altro, un essere abietto con il
quale tanti anni prima si era trasferito in Arizona, dopo aver diviso con lui
adolescenza e giovinezza.
Ma il caso, una vendita all'asta in cui quasi a malincuore il protagonista del
romanzo era entrato in possesso di un vecchio baule verde, cambia
inaspettatamente le carte in tavola. In maniera sorprendente per Curly John, ma non certo per il lettore attento ed
affezionato a Simenon che già aveva saputo cogliere flebili indizi disseminati
fra le righe.
Gli elementi di un buon western a lieto fine ci sono tutti dall'amicizia fra
uomini (pur essendo deliziosamente delineati anche i caratteri femminili che
l'autore dà segno di ben conoscere), i sentimenti della vendetta e del perdono
a cui fanno da sipario l'arido deserto, le miniere, i saloon, le case da gioco,
mentre Simenon sembra divertirsi nel trascinarci in una briosa variazione sul
suo tema di consueta scrittura.
Grazia Giordani
www.graziagiordani.it