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  Letteratura  »  Il ranch della giumenta perduta, di Georges Simenon, edito da Adelphi e recensito da Grazia Giordani 06/03/2010
 

Il ranch della giumenta perduta di Georges Simenon, Adelphi

 

Simenon va all' Ovest


Se non si leggesse il nome dell'autore - Georges Simenon - sopra il titolo Il ranch della giumenta perduta (pp.191, euro 18) che Adelphi, intento a curarne l'opera omnia, porta quale primizia in Italia per noi nella puntuale traduzione di Alessandra Berello, si stenterebbe a credere che si trattasse di un romanzo dello stupefacente noirista, di un autore non solo apprezzato per il ciclo di Maigret, ma anche e ancor più per la produzione dei suoi romanzi “duri” fra cui ricordiamo La neve era sporca, La camera azzurra, L'orologiaio di Everton, La finestra dei Rouet, solo per citarne alcuni fra i tanti. Possiamo quindi dire che il nostro belga di formazione francese non si è fatto mancare nulla nella sua ardente e convulsa vita, neppure una capatina nei panorami dell'Arizona, regalandoci un western veramente stuzzicante.
Nel 1947 fu infatti obbligato a rifugiarsi fra quelle montagne “che sembrano racchiudere il mondo da tutti i lati” per fuggire dalle accuse di collaborazionismo che gli erano state rivolte per aver intrattenuto contatti con alcuni produttori cinematografici tedeschi in tempi bellici. Contatti che gli costarono cari, procurandogli accuse, in seguito rivelatesi infondate. Dal forzato soggiorno all'Ovest è quindi nato il primo ed unico western di Simenon, ambientato tra l'Ottocento e il Novecento nel territorio classico dei film di John Ford o di Sergio Leone, dove possiamo respirare il clima tipico dell'epoca e ci è dato sentire le voci, i rumori, i profumi come se l'autore fosse vissuto veramente in quel mondo di cow boys. Animata da continui flash back tra passato e presente, la trama è vissuta da un sessantottenne ranchero Curly John, forte, roseo e ingenuo che vive lunghi anni della sua esistenza pensando che Andy, il suo ex grande amico fraterno, avesse pagato Romero, un killer per farlo fuori. Andy, nei discorsi di Curly John diventa l' ”Innominabile”, l'altro, un essere abietto con il quale tanti anni prima si era trasferito in Arizona, dopo aver diviso con lui adolescenza e giovinezza.
Ma il caso, una vendita all'asta in cui quasi a malincuore il protagonista del romanzo era entrato in possesso di un vecchio baule verde, cambia inaspettatamente le carte in tavola. In maniera sorprendente per Curly John, ma non certo per il lettore attento ed affezionato a Simenon che già aveva saputo cogliere flebili indizi disseminati fra le righe.
Gli elementi di un buon western a lieto fine ci sono tutti dall'amicizia fra uomini (pur essendo deliziosamente delineati anche i caratteri femminili che l'autore dà segno di ben conoscere), i sentimenti della vendetta e del perdono a cui fanno da sipario l'arido deserto, le miniere, i saloon, le case da gioco, mentre Simenon sembra divertirsi nel trascinarci in una briosa variazione sul suo tema di consueta scrittura.


Grazia Giordani

www.graziagiordani.it

 

 

 
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