LA MIA VITA DENTRO
Le memorie di un direttore di carcere
di Luigi Morsello.
© Infinito edizioni 2010 ISBN
978-88-89602-93-5 Pag. 203 € 14,00
La mia vita
dentro è un testo interessante perché scritto da una persona che ha
fatto trentasei anni in carcere, dal 1969 al 2005. Stando dentro da
incolpevole, da direttore, eppure recluso.
Luigi Morsello, ispettore generale
dell'amministrazione penitenziaria, è stato direttore di 7 case di reclusione,
1 istituto minorile e, come funzionario dirigente, in altre 22 carceri
italiane.
È un libro ricco di particolari, visti da chi li ha osservati
vivendo in mezzo ai detenuti, alle guardie carcerarie; da chi ha avuto a che
fare con politici e ordini dei vari superiori, non sempre accettabili.
Ciò che colpisce di quest'uomo e del suo percorso lavorativo è la
sua umanità e semplicità. Anche quando parla dei detenuti, anche di carcerati
“eccellenti” quali Gianni Guido o dei mafiosi, o
brigatisti; non accenna mai, nemmeno in minima parte a un qualsivoglia
giudizio.
È scritto in maniera semplice, a volte saltando da un periodo
temporale all'altro, dando proprio l'impressione che insegua i suoi ricordi e
rendendolo così, ancora più sincero.
Ho apprezzato molto questo libro, essenzialmente perché anche io,
per scrivere un mio romanzo, sono entrata in un carcere e ritengo che le
persone, fuori, abbiano bisogno di essere messe al corrente dell'umanità che
sta dentro, rinchiusa, ma che appartiene pur sempre a delle persone.
Dice Morsello:
“Ciò che le persone erano nella vita libera non ha alcuna rilevanza sul come
devono essere detenuti dopo l'arresto: è questa coscienza che sembra essere
stata smarrita.
Un detenuto, imputato, condannato o internato, è prima di
tutto un uomo”.
Non posso che sottoscrivere appieno quanto detto da Morsello, forse, questa, è la “lezione” più difficile da
far comprendere a chi pensa che il peccato appartenga solo agli altri.
Nel libro troviamo, oltre ai suoi ricordi prettamente carcerari,
altri episodi molto personali, quali la depressione e un tentativo di suicidio,
che non fanno altro che farci avvicinare ancora di più all'uomo, il quale ci appare persona comune e vicina.
“ C'è chi conta le pecore per addormentarsi. Un direttore di
carcere vede sfilare nei suoi ricordi facce, storie, divise, sbarre, manette,
agenti e detenuti. Soprattutto detenuti. Come fosse una galleria di ritratti. Una mostra del passato”.
Consiglio vivamente di ripercorrere insieme a questo direttore
esemplare la sua personale galleria di ricordi.
© Miriam Ballerini